Sanità, minoranze all’attacco di Fugatti «Basta slogan, subito gli stati generali»
Affondo di Patt, Pd, Azione e Futura: «Serve un bagno di umiltà, mancano obiettivi e strategie»
TRENTO Pochi anni fa il Trentino guardava ai Paesi più avanzati del Nord Europa per traguardare il proprio sistema sanitario. Oggi ritiene un risultato non andare poi tanto male rispetto alla media nazionale. Allora il Trentino godeva di una reputazione che portava molti medici giovani e già affermati a scegliere la nostra sanità pubblica, adesso i nostri bandi vanno deserti. Avevamo tempi di risposta alle esigenze dei pazienti relativamente certi e buoni anche dal punto di vista della celerità. Adesso non si riescono a rispettare i Rao, la diagnositica e gli esami hanno liste di attesa bibliche, gli interventi chirurgici vengono rimandati, anche per casi come l’oncologia in cui la celerità fa la differenza. In ospedali con interi reparti in difficoltà per la carenza di personale, la qualità del servizio offerto è peggiorata. E i pronto soccorso, chiamati anche a supplire a funzioni che dovrebbero essere della medicina di base e delle guardie mediche, non sono messi meglio: in molti ospedali sono anzi sull’orlo del baratro, con personale ridotto a meno della metà del necessario.
I consiglieri provinciali di opposizione Paola Demagri (Patt), Ugo Rossi (Azione), Paolo Zanella (Futura) e Luca Zeni (Pd) partono da una analisi impietosa della situazione che è sostanzialmente la stessa operata dai medici. E a nome delle forze politiche che rappresentano, chiedono alla amministrazione guidata da
Maurizio Fugatti un atto di umiltà: prendere atto che i problemi esistono e uscire dalla politica degli slogan e della negazione della realtà per cercare di rimettere in carreggiata la sanità pubblica provinciale. Prima che imploda definitivamente, perché le cause strutturali dei problemi attuali non possono che aggravarsi in assenza di risposte altrettanto strutturali e serie.
I medici e gli altri professionisti della sanità che si trovano a vivere in perenne emergenza per gli organici insufficienti non potranno che cogliere opportunità altrove, aggravando l’insufficienza degli organici. Con l’insostenibilità dell’intero sistema sanitario come punto di arrivo.
Secondo i consiglieri di minoranza, manca completamente una strategia di fondo, nel senso di una capacità di individuare e perseguire obiettivi, così come manca la capacità organizzativa di affrontare i problemi. Si è passato dall’accusare le passate amministrazioni a incolpare il Covid e poi la carenza nazionale di medici e infermieri. Ora è indispensabile un cambio di passo, e il loro suggerimento è partire da un’analisi oggettiva e approfondita della situazione. Si potrebbe dire, degli «stati generali della sanità».
Aprire un confronto con tutti gli operatori del settore: medici, infermieri, ordini, sindacato, formazione. E ascoltare anche le esigenze dei cittadini, per cogliere anche le loro priorità. Poi, definito il quadro di problemi, risorse e priorità, procedere assieme agli stessi operatori a individuare le più efficaci modalità di intervento. Rinunciando agli slogan che servono solo a sviare l’attenzione del cittadino elettore, per affrontare i nodi da sciogliere, privilegiando per una volta le esigenze reali del cittadino paziente. Vanno definiti seriamente i ruoli dei diversi ospedali sul territorio, chiarendo che puntare sulle due maggiori strutture di fondovalle per le soluzioni specialistiche è l’unica garanzia di qualità possibile, mentre gli ospedali di valle devono dare risposta a necessità diverse e meno complesse, integrati in una sanità territoriale che va sviluppata per avvicinare i servizi ai cittadini e anche per sgravare la rete ospedaliera da un carico improprio.
In prospettiva — è stato ribadito ieri — serviranno più medici e più infermieri. Per i medici il Trentino non può che insistere per l’aumento a livello nazionale delle ammissioni a medicina; per gli infermieri però può fare in proprio, raddoppiando la capacità formativa dell’università locale. Ovviamente dotandola degli strumenti necessari. Ma da subito si possono anche sgravare i medici, sia di medicina territoriale che ospedalieri, del carico burocratico, dirottandolo su personale amministrativo.
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L’opposizione È indispensabile un cambio di passo, si parta da un’analisi oggettiva della situazione