«Innovation center di Malè, scelta vincente e da imitare»
Anzelini (Trentino sviluppo): un modello per la fame di immobili crescente
TRENTO Per anni è stato al centro di suggestioni e proposte rimaste inconcluse. Intanto il tempo passava e quel compendio che una volta ospitava la più importante fabbrica della Val di Sole, cominciava a diventare un «ecomostro». Finché non si ebbe l’intuizione di percorrere una strada alternativa al classico subentro di un’altra azienda, trasformare l’area dell’ex Lowara in un condominio produttivo per le imprese del territorio. A quattro anni dal taglio del nastro, l’Innovation Center di Malè, si è rivelato una scommessa vincente, ma, come spiega il presidente di Trentino Sviluppo Sergio Anzelini, rappresenta anche un modello per rispondere alla crescente domanda di immobili industriali.
L’acquisizione del compendio da parte di Trentino Sviluppo risale a dicembre 2007. Un anno prima la Lowara, multinazionale americana, aveva interrotto la produzione di pompe idrauliche a Malè, lasciando a casa 97 lavoratori. Di qui l’intervento dell’ente pubblico e l’impegno della società strumentale della Provincia a bonificare l’area e trovare un’attività sostitutiva. Ma alla fine, appunto, sulla scia di altre iniziative mirate a rafforzare la piccola imprenditoria nelle valli, si scelse un altro progetto per quei 3.000 metri quadrati di superficie produttiva: riconvertire l’area in un «condominio» esteso alle imprese del territorio e aperto all’innovazione grazie a uno spazio di coworking per giovani imprenditori. Nel 2016 la pubblicazione del bando pubblico, due anni dopo l’inaugurazione della nuova area, ribattezzata «Innovation Center». Oggi gli spazi sono interamente occupati, per un totale di 8 aziende, dal restauro alla produzione di succhi di frutta, fino allo studio di consulenza turistica: Dolomeethub, Artenatura, Bottega dell’Arte, Ciocomiti, Gustonatura, Lattoneria Copper, Dalpez Paride-Fabbro e Pastificio artigianale Marinelli. L’investimento pubblico ammontò a 2,5 milioni di euro, dalla ristrutturazione dei capannoni ad oltre 500 metri quadrati di pannelli fotovoltaici.
«Lo sviluppo produttivo di un territorio come il nostro non può prescindere da azioni mirate anche nelle nostre valli — spiega Anzelini — La vicenda di Malè ha visto la convergenza di più fattori: un immobile di proprietà ma ridotto ad un ecomostro, l’associazione Artigiani che si è fatta promotrice di raccogliere le aziende interessate ad un insediamento, la disponibilità delle aziende stesse a trovare la soluzione condivisa più favorevole, il Comune che ha abbracciato l’iniziativa con convinzione». Ed «oggi quella realtà — prosegue — è occupata da aziende che sono cresciute e già guardano ad altri spazi di espansione per soddisfare le loro necessità, segno inequivocabile che l’iniziativa oltre che un mero effetto logistico ha anche una valenza di facilitatore dello sviluppo dimensionale».
Un’iniziativa che non è destinata a rimanere isolata. In provincia ci sono altre aree industriali dismesse che potrebbero essere riconvertite. «La ex Lowara non è un caso unico in termini di compendio abbandonato e specie ultimamente — sottolinea Anzelini — si sta risvegliando notevolmente la ricerca di spazi al punto che Trentino Sviluppo non ha più immobili disponibili, ma anche il mercato privato fa fatica ad accontentare la domanda». La creazione di poli produttivi allargati, oltre a mantenere viva l’economia nelle valli, aiuterebbe a soddisfare l’esigenza di spazi da parte delle imprese. «Ci sono le premesse per una replicabilità dell’iniziativa di Malè con l’unica accortezza — conclude Anzelini — di attendere una più favorevole situazione dei prezzi, aspetto che oggi rende complicato preventivare interventi e individuare luoghi chiave che massimizzino l’effetto di recupero e crescita».