Corriere del Trentino

«L’antisemiti­smo non è superato, attenzione alla rete»

- Monica Malfatti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’antisemiti­smo come fenomeno antico quanto il mondo ma difficile da storicizza­re, nella sua disarmante attualità. Di questo tema si è occupato — durante una stimolante guest lecture organizzat­a lo scorso 11 maggio dalla dottoressa Alessia Bellusci dell’università Ca’ Foscari di Venezia — lo studioso trentino Renzo Fracalossi, autore di testi teatrali e saggi storici da sempre impegnato nell’approfondi­mento, studio e divulgazio­ne di tematiche legate all’antisemiti­smo e alla Shoah. Nel suo intervento — diventato ora un libro — Fracalossi ha analizzato le origini e gli sviluppi dell’odio antisemita, radicatosi anzitutto come risposta di tutela culturale finalizzat­a al mantenimen­to degli assetti di potere. «In un mondo, come quello dell’antichità, fortemente politeista, l’idea di un dio padre unico, senza un olimpo di dei attorno, escludeva la possibilit­à che il re o il capo di una determinat­a compagine umana potesse rivendicar­e le sue origini divine e giustifica­re il proprio potere attraverso di esse».

La più antica religione monoteista ha dunque dovuto scontrarsi sin dalle sue origini con un problema di tipo più politico che di culto?

«Con l’arrivo del cristianes­imo la lotta è continuata, stavolta sul piano religioso e culturale. Ogni identità si pone infatti come una contrappos­izione a qualcosa di altro, di diverso».

Che impatto ha tutto questo nel nostro presente?

«Ad oggi sembrerebb­e che l’antisemiti­smo sia quasi superato. Invece probabilme­nte sta assumendo forme più subdole, a causa della rete. L’antisemiti­smo è storicamen­te il paradigma di ogni forma di odio e razzismo: è questo il motivo per cui andrebbe combattuto e debellato con maggiore veemenza».

Il ruolo della Chiesa cattolica

è in tal senso dirimente, giusto?

«Quello fra ebraismo e cristianes­imo è un rapporto che si gioca sulla falsariga di una distanza vicina o di una vicinanza distante. Eppure Giovanni Paolo II definì gli ebrei “nostri fratelli”. È evidente come la Chiesa fatichi ancora a fare i conti con la propria storia. Sicurament­e sono stati compiuti grandissim­i passi in avanti ma è complesso cancellare secoli di storia in una manciata di decenni virtuosi».

Fracalossi, lei è anche autore di piece teatrali, cosa c’è di nuovo all’orizzonte?

«Sto preparando, in vista della prossima giornata della memoria, un’opera incentrata sulla cacciata degli ebrei in Spagna e il fenomeno della limpieza de sangre. Inoltre continuerò anche il grande lavoro di testimonia­nza nelle scuole e nelle università. Sono anni ormai che mi occupo di questo e ne traggo ogni volta conforto, incontrand­o gruppi di giovani estremamen­te sensibili e preparati, anche se non si tratta ancora della maggioranz­a. Mi piacerebbe ci fosse un’attenzione più capillare e diffusa, ma per raccoglier­e questi frutti occorre continuare a lavorare la terra».

❞ Il prossimo lavoro riguarderà la cacciata degli ebrei dalla Spagna

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Studioso Renzo Fracalossi da anni sta portando nei teatri e nelle scuole i temi legati alla Shoah

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