AGIATI, L’EREDITÀ FEMMINILE
Di
Sono occorsi «appena» 272 anni per avere una donna alla presidenza dell’Accademia degli Agiati: storica istituzione culturale roveretana. Stupisce? Sì, ma non per la nomina. Piuttosto perché ci sono voluti quasi tre secoli per consegnare la presidenza a una donna, anche se la lentezza per gli Agiati è una virtù. Non per nulla il loro simbolo è una piramide sulla quale si arrampica pacatamente una lumaca a significare che la sapienza è una conquista lenta e profonda. Ugualmente stupisce questo lungo solco nella storia prima di assegnare il merito a una donna. E sorprende la dimenticanza: era il 1750 quando nel salotto letterario di una donna roveretana, Laura Bianca Saibanti, venne fondata l’Accademia e lei figurava tra gli appena cinque fondatori. Saibanti, un’intellettuale a tutto tondo, fu punto di riferimento per la cultura roveretana e taluni suoi discorsi, riletti oggi, stupiscono per quanto sono illuminanti circa il ruolo delle donne. Lei era solita citare una frase di San Gregorio: «Lo spirito non ha sesso» per sottolineare l’uguaglianza tra uomo e donna. E l’uguaglianza fu l’elemento fondante per dare vita a Rovereto alla prima lista in Italia di sole donne «Cara città»: che partecipò alle elezioni amministrative nel 1996. Ma l’eredità storica delle donne che hanno segnato questo territorio passa anche attraverso una pagina poco conosciuta e valorizzata che è quella che riguarda il silenzioso esercito di filatrici, ricamatrici, operaie tessili, sigarai, lavandaie, a cui Rovereto deve molto. Moltissimo.
Donne di cui non si parla quasi mai. E poco si rammenta anche di altre donne pensanti come la mistica Giovanna Maria della Croce, la coltissima Margherita Rosmini sorella del filosofo, Maria Lenner fondatrice della Famiglia Materna, Antonietta Giacomelli promotrice dello scoutismo femminile e l’elenco potrebbe continuare.
Bello pensare che la nomina dell’Accademia rientri anche nel riconoscimento storico dell’eredità femminile che questa terra ha saputo generare. E più in generale risponda a una società che premia la dignità professionale, la competenza e la professionalità. Una società dove le donne che arrivano ai vertici siano la regola e non l’eccezione o un colpo di fortuna, o il soffio del vento, ma il giusto riconoscimento della bravura e l’investimento sul merito. Senza dimenticare che, per una donna che ce la fa, molte ancora faticano e rinunciano per la famiglia o per i figli.
Non resta che augurare buon lavoro alla neo presidente Patricia Salomoni di cui si conosce la moderatezza e la serietà. Che lei sia la prima di molte.