Corriere del Trentino

Ferro: «Medici, stipendi non etici»

Il direttore contro i liberi profession­isti. Ioppi: chiudere i punti nascita, troppi mercenari

- Luca Marsilli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Il dato di fatto è che la richiesta di medici in questo momento supera l’offerta. E quindi le Regioni sono in continua competizio­ne l’una contro l’altra nel tentativo di accaparrar­si i servizi dei pochi medici su piazza, si arriva a stipendi non etici». Sono le parole del direttore generale dell’azienda sanitaria Antonio Ferro c he risponde alle polemiche sulla carenza di medici. Ferro attacca i liberi profession­isti, contesta chi non accetta il posto fisso e parla di «comportame­nti discutibil­i». E ancora: «Lo Stato intervenga fissando dei tetti di stipendio». Marco Ioppi, presidente dell’Ordine replica: «Cambiate il sistema, servono contratti e progetti». Poi sui punti nascita: «Vanno chiusi, troppi mercenari».

TRENTO Nei giorni scorsi l’Ordine dei medici, col suo ennesimo richiamo alla politica a farsi carico della carenza di profession­isti, e poi le opposizion­i che hanno posto lo stesso problema in termini più politicame­nte aggressivi, avevano chiesto un cambio di passo. Senza citare né l’uno né l’altro esplicitam­ente, il direttore generale Antonio Ferro ha risposto a tutti. In modo anche non scontato. In primo luogo, dati alla mano, ha rimarcato che non ci sono affatto le condizioni per parlare di fuga dei medici dagli ospedali Trentini.

Erano 879 nel gennaio 2020 e 883 nell’aprile 2022. Ugualmente in aumento il numero complessiv­o degli occupati, includendo le altre profession­i sanitarie e il personale amministra­tivo. Dal gennaio 2020 all’aprile 2022 i dipendenti degli ospedali trentini sono passati da 4.816 e 4.959. Ci sono, ha ammesso, delle situazioni più critiche sui pronto soccorsi e in alcune specialità, come radiologia. Figlie di errori di programmaz­ione a livello nazionale della formazione dei nuovi medici. L’università ne ha laureati meno di quanti ne servissero. E allo stesso modo le specializz­azioni, con le borse di studio sulle diverse specialità, non hanno preparato profession­isti in numero sufficient­e. Vale anche per i medici di medicina generale. Ora, ha detto Ferro, si sta correndo ai ripari ma gli effetti del cambio di direzione si potranno vedere solo tra tre o quattro anni, non prima. Nel frattempo, purtroppo, siamo al Far West.

«Il dato di fatto è che la richiesta di medici in questo momento supera l’offerta. E quindi le Regioni sono in continua competizio­ne l’una contro l’altra nel tentativo di accaparrar­si i servizi dei pochi medici su piazza. Ma in questo clima di penuria di profession­isti, si è generato anche un fenomeno del tutto nuovo: moltissimi medici, soprattutt­o giovani, oggi non vogliono più il posto fisso. Per ragioni prima di tutto fiscali, visto che fino a 60mila euro di reddito possono godere da profession­isti di una tassazione quasi nulla, e poi — prosegue

«Per un turno di 12 ore un libero profession­ista incassa anche mille euro. Un collega dopo il concorso guadagna 2.500 euro al mese»

Ferro — perché la vittoria di un concorso e l’inseriment­o nell’organico di una azienda sanitaria comporta uno stipendio regolato dal contratto. Da liberi profession­isti sono invece svincolati da qualsiasi accordo collettivo. Tra le varie Regioni si scatena un’asta. E si arriva a costi non etici. E anche a comportame­nti altrettant­o discutibil­i: abbiamo il caso di un medico appena assunto e che dopo nemmeno un mese ci ha comunicato che se ne va in Emilia Romagna, perché là lo pagano di più. È una guerra tra Regioni che appesantis­ce anche di molto il costo della sanità: è necessario che lo Stato intervenga fissando dei tetti di stipendio — aggiunge Ferro — . Oggi non c’è nessun limite. E i liberi profession­isti giocano al rialzo, con effetti distorsivi sull’intero sistema. Diventa anche difficile prose non sai quanto ti costerà il servizio che vuoi offrire». Il presidente dell’Ordine Marco Ioppi sulla gravità della situazione è perfettame­nte d’accordo con Ferro: «È verissimo. Purtroppo si stanno riempiendo i reparti di mercenari, che inseguono il maggior profitto in tutto il sistema sanitario nazionale. C’è gente che per due o tre turni da coprire arriva dalla Sicilia o dalla Calabria. Ma non è questo che dovrebbe essere un medico. Manca qualsiasi continuità, affiatamen­to con i colleghi. E si creano anche tensioni quando ci sono disparità di stipendio così marcate».

Ma quanto marcate? «Per un turno di 12 ore un libero profession­ista incassa anche 1000 euro. Finisce le sue 12 ore e se ne va. Un medico assunto dopo avere vinto il concorso, guadagna 2.500 euro al mese. E ha tutt’altre responsabi­lità». Ma se i medici mancano, come si può evitarlo? «Affrontand­o seriamente il problema. Ci sono servizi, come i punti nascite periferici, che andrebbero chiusi. Ma si tengono aperti a costo di riempire di mercenari gli ospedali e pagarli una follia per timore di perdere qualche voto. Il Trentino può sfruttare l’autonomia e aumentare in modo ragionevol­e i compensi contrattua­li: questo lo renderebbe competitiv­o senza minare i principi della profession­e sanitaria. E assieme a progetti di crescita profession­ale permettere­bbe di integrare gli organici con bandi che non andrebbero più deserti».

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Dialogo L’assessore Segnana e il dg Ferro. Sopra Ioppi

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