Benzina, controlli anti speculazioni
Il generale Zelano: «La Guardia di finanza vigila sulla filiera e i distributori»
«Vigileremo sulla filiera e sui distributori contro possibili manovre speculative». Il generale Guido Zelano, (foto) comandante regionale della Finanza, riflette su caro carburante e rischio infiltrazioni mafiose. «Il pericolo c’è, non bisogna abbassare la guardia e non deve esserci l’idea che sia sbagliato parlarne». Poi aggiunge: «Il corretto impiego delle risorse del Pnrr è una sfida, ma il controllo della legalità non sia di ostacolo alla realizzazione delle opere».
TRENTO La crisi pandemica prima e il conflitto in Ucraina hanno ridisegnato gli equilibri di un’economia sempre più fragile e le nuove sfide del Pnrr esporranno anche il Trenino Alto Adige a un rischio concreto per il territorio e il tessuto imprenditoriale. I cittadini oggi devono fare conti anche con gli effetti della guerra, a partire dal caro carburante. Un quadro che impone un’attività di prevenzione e controllo sempre più serrata, perché il «pericolo c’è e non va sottovalutato», osserva il generale di brigata Guido Zelano, comandante regionale della guardia di finanza. «Per il caro carburante stiamo controllando le filiere contro le manovre speculative», afferma. Il generale riflette anche sulla spesa pubblica e lo sforzo operativo della Finanza, espresso in numeri, evidenzia un dato importante: 165 milioni di euro di fondi pubblici indebitamente percepiti sono stati scoperti in regione nell’ultimo anno.
Generale, stiamo vivendo un momento storico difficile, dopo la pandemia, oggi le famiglie stanno pagando un prezzo alto anche per la guerra in Ucraina. L’inflazione è alle stelle e la benzina ha superato i 2 euro al litro. C’è chi potrebbe approfittarne, vigilerete?
«La guardia di finanza sta operando sotto due diversi profili, controllando le filiere, quindi i diversi passaggi, gli importatori, gli stoccatori e poi c’è un piano nazionale che riguarda anche il Trentino e prevede che tutti i distributori comunichino quotidianamente i prezzi del carburante in modo tale che il cittadino sappia quali sono i prezzi applicati dai diversi distributori nel suo territorio e possa scegliere. Si chiama “Osservaprezzi carburanti” ed è un sito del ministero. Da parte della Finanza c’è un piano di controllo dei distributori per verificare se rispettano questo obbligo».
Il Pnrr porterà in Trentino 1,26 miliardi, fiumi di risorse che potrebbero attirare le mafie, ma queste risorse rappresentano un importante sfida per il territorio, come vi muoverete?
«Il corretto impiego delle risorse del Pnrr è la sfida per i prossimi anni e mi riferisco anche ad altri fondi che lo Stato ha elargito per superare le crisi, stiamo ancora attraversando la crisi della pandemia e ci sono stati imponenti stanziamenti. Siamo già da tempo attrezzati per controllare le erogazioni pubbliche. Però mi sentirei di fare una premessa».
Prego.
«La vigilanza per fa sì che le ingenti risorse stanziate vengano spese al meglio costituisce un preciso obbligo morale, oltre che giuridico, non solo per le istituzioni, ma per tutte le componenti della società civile, posto il gravoso impegno che ci siamo assunti per conto delle generazioni future, come suggerisce proprio il nome del piano di ripresa europeo (Next Generation Eu). Ciò impone di lasciare loro un Paese più moderno, verde e digitale, spendendo oculatamente e bene queste risorse. Per quanto riguarda la Finanza è stato stipulato un protocollo d’intesa con la struttura di audit del Mef e accederemo al sistema ReGIS che monitorerà l’impiego delle risorse. Poi abbiamo un complesso di poteri che consente di aggredire i fenomeni in modo trasversale, ci saranno piani operativi specifici per il controllo di queste attività che sarà finalizzato alla legalità senza però che sia di ostacolo allo svolgimento dell’attività. Il Pnrr prevede una tempistica stringente, quindi bisogna stare attenti che il controllo della legalità non diventi un ostacolo alla realizzazione delle opere».
Qual è la situazione del Trentino Alto Adige?
«Ha tenuto bene rispetto alla crisi, ma mi sembra di notare anche una capacità di risposta da parte degli imprenditori molto positiva. Va detto che non bisogna guardare i dati come se fossero uno spaccato della realtà, non siamo l’Istat, abbiamo dei percorsi di analisi di rischio».
Parliamo dell’inchiesta “Perfido”, che ha svelato una locale della ‘ndrangheta. Le cosche ‘ndrine hanno una grande capacità economica e un forte potere all’estero, la regione è ricca e con il Brennero rappresenta un corridoio verso l’Europa, ci sono gli anticorpi necessari per ostacolare possibili infiltrazioni?
«Il rischio è quello di tutte le terre ricche, il Trentino deve confrontarsi con questi fenomeni ma non li vive nella quotidianità. La ‘ndrangheta è una delle organizzazioni criminali più potenti, credo sia troppo dire che il fenomeno sia radicato, ma certamente ci sono degli indicatori che l’indagine Perfido testimonia. Rispetto alla società civile la perplessità che ho io, penso ai casi di usura, è che ci potrebbe essere la tentazione, per superare la crisi, di ricorrere a liquidità che provengono da queste organizzazioni che hanno enormi quantità di denaro disponibili. Vorrei dire ai cittadini di non cadere nell’errore di immaginare di poter maneggiare la relazione con queste persone e potersela cavare pensando di riuscire a gestire la situazione».
Ci sono stati casi di usura significativi?
«Direi di no».
Sono invece aumentate le segnalazioni per operazioni sospette (Sos), nei primi mesi di quest’anno erano già 79.
❞ Il Pnrr Il doveroso controllo della legalità non sia di ostacolo alla realizzazione delle opere
❞ L’appello I cittadini non pensino di poter maneggiare la relazione con queste organizzazioni e di cavarsela
«Bisogna riflettere:sono aumentate o è aumentata la platea dei soggetti obbligati alla segnalazione? Forse entrambi. Sono alert utili per il controllo della spesa pubblica».
Possiamo dire che il Trentino Alto Adige è comunque una terra sana?
«Si, se la paragoniamo ad altre realtà territoriali, però, non si può abbassare la guardia. Non vorrei che questo sentirsi a posto sia un modo per sottovalutare il pericolo, perché le organizzazioni mafiose hanno cambiato tecniche. Si parla di mafia dei colletti bianchi e questo è un territorio ricco e fertile. Non deve esserci l’idea che parlarne sia sbagliato, bisogna tenere alta la guardia e vigilare».