«Montagna, stop al cemento»
Il dossier di Legambiente: in regione dieci ecomostri, dalle Viote fino alla Val Martello
«Basta cemento in montagna». È l’appello lanciato dal Legambiente che nel rapporto 2022 traccia la mappa degli ecomostri. Sono dieci i siti fatiscenti: dalle Viote fino alla val Martello. L’assessore provinciale Tonina: «Immagine negativa per il territorio. Per far rivivere le valli serve la fibra».
TRENTO I casi «simbolo», in regione, sono le caserme austro-ungariche delle Viote, sul monte Bondone, e l’albergo Paradiso in val Martello. Ma l’elenco degli «edifici fatiscenti» del Trentino Alto Adige è più lungo. E comprende anche il rifugio Fedaia in val di Fassa, gli edifici militari a Passo Rolle e il Grand hotel Wildbad di San Candido.
La mappa viene tracciata nel rapporto 2022 di Legambiente sul tema «Abitare la montagna nel post-Covid»: un documento che analizza l’evoluzione della vita in quota «tra smart working, seconde case e edifici abbandonati» mettendo a confronto la situazione delle varie regioni italiane. E lanciando un messaggio chiaro: «Si deve pensare — si legge nell’introduzione — a una nuova dimensione urbanistica della montagna, dove un buon uso dell’esistente insieme alla rigenerazione del patrimonio edilizio dismesso o sottoutilizzato possono diventare elementi fondamentali per una strategia su vasta scala per una nuova abitabilità del territorio». Con un passaggio in più: gli «edifici fatiscenti» vanno recuperati, per evitare ulteriore consumo di suolo «che invece — avverte Legambiente — dovrebbe essere azzerato».
Entrando nel dettaglio dei siti finiti nel mirino dell’associazione ambientalista, la maggior parte — otto su dieci — si trovano in Trentino. Con le caserme delle Viote indicate come il caso più eclatante: «Pregevole esempio dell’architettura militare del primo Novecento, erano stati restaurati alla fine degli anni Ottanta. Dal 2008 il complesso è stato abbandonato». Sempre in Bondone, sotto la lente finisce anche il centro De Gasperi di Candriai. Mentre allontanandosi dal capoluogo gli edifici con il bollino nero sono le caserme militari di passo Rolle (per le quali c’è un progetto di demolizione e ricostruzione), le colonie di Sabbionade-Cant del Gal nel comune di Primiero San Martino di Castrozza e — nello stesso comune — alcuni edifici a passo Cereda. «Fatiscenti» anche l’hotel Passo Costalunga di Vigo di Fassa, il rifugio Fedaia a passo Fedaia e alcuni edifici abbandonati nelle vicinanze. In Alto Adige, i casi sono solo due. Con l’albergo di lusso Paradiso in val Martello «simbolo» di degrado: «Ha vissuto solo un breve periodo di attività». Il secondo caso è il grand hotel Wildbad di San Candido.
Da questa mappa, Legambiente apre la riflessione al tema — delicatissimo — del consumo di suolo in quota. Con un dato che spicca su tutti: «In Trentino Alto Adige, oltre i 600 metri, nel 2019 sono stati consumati 54 ettari in più rispetto al 2018». A questo numero, l’associazione unisce un altro elemento. Che mostra una differenza marcata tra Trentino e Alto Adige: il totale di seconde case costruite nelle zone di montagna. Con la provincia di Bolzano che si distingue per una percentuale molto bassa di seconde case rispetto al resto d’Italia e per occupazione delle abitazioni da parte dei residenti: in sostanza, in Italia le prime trenta località alpine con la più alta percentuale di case occupate da residenti si trovano in Alto Adige. La prima è Trodena, dove su 405 case ben 400 sono occupate da residenti. La prima località trentina è Cles, al 48esimo posto, con Mezzana che è ai piedi della classifica: solo il 12,2% delle abitazioni è occupato da residenti. In valori assoluti, 364 su 2.983 abitazioni. Cifre che però potrebbero cambiare significato dopo la pandemia: «Se — scrive infatti Legambiente — fino al periodo prepandemia, le seconde case non erano vissute che per qualche giorno all’anno, la diffusione dello smart working sta cambiando la modalità di utilizzo e questo potrà influire su alcune dinamiche sociali ed economiche».
Intanto, sempre per quanto riguarda la montagna, ieri Legambiente ha assegnato le bandiere verdi e nere della Carovana delle Alpi. Quattro le bandiere verdi in regione: in Trentino alla società «Sviluppo turistico Grumes», alla Foresta-Accademia di Comunità di Rovereto e alla Fondazione Castel Pergine, mentre in Alto Adige alla Heimatpflegenverband. Bandiera nera invece al Comune di Pinzolo (per la costruzione della pista di skiroll) e ai Comuni di Tires, Nova Levante e alla TierserSeilbahn spa per il collegamento Tires-malga Frommer.
I premi Bandiere verdi a Castel Pergine e alla comunità di Grumes
Bocciati Bandiera nera a Tires e Nova Levante per la funivia