Zecchi gela Sgarbi: «Polemica inutile»
Il presidente del Muse: «Siamo un’eccellenza mondiale, è male informato»
«Da parte del caro amico Sgarbi polemiche inutili e sterili». Poche parole del presidente del Muse Stefano Zecchi per rispondere al presidente-direttore del Mart. Sabato scorso, il critico ferrarese, nel corso dell’inaugurazione della mostra di Banksy al palazzo delle Albere a Trento, aveva alzato i toni. Per altro, non una novità, premettendo: «Con il Muse c’è collaborazione. E sono loro che ci guadagnano dal rapporto con noi».
TRENTO «Da parte del caro amico Sgarbi polemiche inutili e sterili». Poche parole del presidente del Muse Stefano Zecchi, in una dichiarazione di neanche dieci righe, per rispondere al presidente-direttore del Mart. Sabato scorso, il critico ferrarese, nel corso dell’inaugurazione della mostra di Banksy al palazzo delle Albere a Trento, aveva alzato i toni. Per altro, non una novità, premettendo: «Con il Muse c’è collaborazione.
E sono loro che ci guadagnano dal rapporto con noi». E poi, affondando: «Il Muse è una schifezza, una robaccia. A Trento, Renzo Piano (l’architetto senatore a vita che l’ha progettato, ndr) ha dato il peggio di sé». Non è da oggi che Muse e Mart se le mandano a dire. Chiamati dalla giunta provinciale del leghista Maurizio Fugatti e con Mirko Bisesti all’assessorato alla cultura a guidare i «transatlantici» del sistema museale trentino, Sgarbi e Zecchi iniziarono subito a «beccarsi». Era il 2019.
Zecchi, alle Albere avrebbe voluto un museo della filosofia e della scienza. Sgarbi rispose a muso duro rivendicando, per il palazzo rinascimentale, il ruolo di sede espositiva, tra l’altro storica, al tempo di Gabriella Belli, ben prima dell’inaugurazione del museo di Rovereto. Seguirono minacce di dimissioni da parte del filosofo veneziano. Intervennero i «pontieri» di turno e tutto si inabissò, più o meno. Fino all’altra sera. Sentito al telefono, Zecchi argomenta.
Presidente, certo che Sgarbi c’è andato giù pesante con Piano.
«Il giudizio di Sgarbi sull’opera del grande maestro Renzo Piano ovviamente non ci interessa».
Sgarbi afferma che è il Muse a guadagnarci dalla collaborazione, eventuale, con il Mart.
«Mi sa che gli amministratori del Mart danno informazioni fasulle al loro presidente. Basterebbe controllare il numero dei biglietti per l’accesso ai due musei venduti dal Muse e dal Mart...”».
Ma lei e Sgarbi non avevate fatto pace?
(Ride, ndr) «Guardi, non ho un grande interesse, né personale, né psicologico, né professionale, a creare polemiche. Il problema non sono io, ma neanche Sgarbi. La realtà è che, al di là di noi, ci sono due realtà, come il Muse e il Mart, che hanno una loro storia. E che, talvolta, una o l’altra vorrebbe avere magari più spazio. Una soluzione è stata trovata, inutile rinfocolare polemiche passate».
Per arrivare al punto, questa collaborazione tra Muse e Mart c’è o non c’è?
«Nella mia idea di un museo della filosofia e della scienza c’era la volontà di “sfidare”, con i linguaggi umanistici e delle arti, quelli della scienza. E quel palazzo, le Albere, sarebbe stato quasi un laboratorio della contemporaneità, un’espressione della nostra cultura umanistica e scientifica».
Par di capire che non abbia rinunciato all’idea.
«È come se mi chiedesse se spero di trovare una bella donna per strada... bisogna poi vedere che “risposta” mi dà, questa bella donna: magari mi dice di lasciarla stare. Tornando sul punto, almeno parte delle Albere potrebbero essere quello che ho appena detto, una sfida tra linguaggi della contemporaneità».
Sgarbi permettendo.
«Che dire, mi pare modesto attaccarsi miseramente, da parte di Sgarbi, ad un parallelismo che non ha storia. Il Muse è un’eccellenza della ricerca scientifica ma anche uno dei poli di riferimento espositivo a livello mondiale. Per il resto, si vedrà».
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