Gli esperti: «Clima, 10 anni per cambiare»
Nel corso di un seminario al Muse sul cambiamento climatico svoltosi ieri, David Tombolato, che per il Museo delle scienze si occupa di sostenibilità ambientale, ha fatto il punto sullo stato di salute della Terra. Riassumendo e sintetizzando, come messo in luce e ribadito ormai da tante ricerche, «la situazione è grave — ha detto — È ormai necessaria una vera e propria rigenerazione, non solo l’abbattimento dell’anidride carbonica». Il ricercatore ha quindi proseguito affermando che «assistiamo ad un’accelerazione esponenziale sia per quanto riguarda la CO2 ma anche l’aumento medio delle temperature. Il problema non è tanto il caldo, come in questo periodo ad esempio, ma il fatto che ormai si è rotto un equilibrio ed è la variabilità, l’estremità dei fenomeni, che ci fa male». Tombolato ha concluso sostenendo che «abbiamo tempo fino al 2030 per invertire la rotta». Altrimenti sarà il «diluvio» verrebbe da dire con un minimo di leggerezza se invece non fosse una situazione maledettamente seria. Nei confronti della quale i passi in avanti sembrano sempre troppo lenti. Certo è che ognuno dovrebbe fare la sua parte. Ed è prendendo spunto da questa considerazione che è intervenuto Alfredo Zordan, direttore commerciale dell’omonima azienda di falegnameria di Valdagno, in provincia di Vicenza, che realizza «arredi di negozi per il mercato del lusso». «Abbiamo scelto di diventare a zero emissioni entro il 2030 — ha detto— È il nostro contributo, quello di un’azienda medio-piccola, per contrastare il cambiamento climatico. Stiamo cercando di cambiare il mercato proponendo un arredo sostenibile, a prova di futuro». L’appuntamento del Muse è stata anche l’occasione per premiare una piccola azienda, Miomojo, di Bergamo, che realizza borse e borsette per donna con materiali derivati da risorse vegetali. «Ho fatto una scelta etica — ha affermato la fondatrice Claudia Pievani — Conosco gli “orrori” del mondo del fashion».