Progettone, niente clausola sociale Sì alla condivisione di criteri e fondi
L’incontro tra sindacati e Provincia. «Confronto positivo»
TRENTO Dopo la tensione delle ultime settimane, con tanto di accuse e presidi di protesta, ieri pomeriggio si è svolto il vertice sulla riforma del Progettone tra la Provincia di Trento e i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Che hanno incassato due sì ed un no dopo il presidio di protesta organizzato due settimane fa in piazza Dante: sì alla condivisione dei requisiti per l’individuazione dei soggetti fragili, sì ad un protocollo d’intesa sulle risorse da destinare all’intervento di sostegno al lavoro, no invece alla clausola sociale per garantire la continuità occupazionale. «Non è praticabile legislativamente», ha spiegato l’assessore Achille Spinelli, accompagnato dalla dirigente generale del Dipartimento del lavoro Laura Pedron e dal dirigente del Servizio Sova Maurizio Mezzanotte.
La necessità di riformare la legge trentina del Progettone — intervento a sostegno dell’occupazione introdotto negli anni Ottanta per accompagnare le persone al raggiungimenSi to dei requisiti pensionistici — deriva dalla modifica del quadro normativo europeo, che prevede gare di appalto e non affidamenti diretti. Per i lavori di utilità sociale come la manutenzione del verde, delle piste ciclabili e il portinariato nei mesi, sarà dunque necessario procedere con gare d’appalto. La nuova proposta — che sarà discussa in aula a settembre — prevede inoltre di costruire un rapporto più stretto tra il Dipartimento e l’Agenzia del lavoro per agevolare il passaggio degli occupati del Progettone al mercato standard. Ma ci sono anche gli aspetti negativi: «I tempi stretti», una critica arrivata dai sindaci riuniti nel Consiglio delle autonomie locali.
I sindacati hanno invece posto l’accento su tre criticità. Una delle più importanti riguarda l’assenza della clausola sociale. Le sigle sindacali chiedono che sia prevista in legge una garanzia certa sulla continuità occupazionale per tutti coloro che oggi sono nel Progettone e per quanti vi accederanno in futuro. In particolare una tutela per i lavoratori sia nel caso di cambio di affidamenti sia nel momento in cui il progetto di inserimento nel mercato del lavoro ordinario dovesse fallire. Ma su questo non c’è stata nessuna apertura da parte dei rappresentanti della Provincia, che considerano l’inserimento di una clausola sociale in legge molto borderline.
è registrata invece un’apertura dell’assessore nel recepire il meccanismo dell’intesa per l’individuazione tra sindacati, Provincia e soggetti affidatari per la definizione dei criteri di accesso al Progettone dei soggetti fragili. Le organizzazioni sindacali chiedono nello specifico che sia sancita per legge una prassi già in atto, ossia la condivisione dei requisiti con le parti sociali, che hanno un osservatorio privilegiato sull’andamento del mercato del lavoro. Da parte della Provincia c’è anche la disponibilità a definire un protocollo con i sindacati sul tema delle risorse, per assicurare finanziamenti certi oggi e nel prossimo futuro a questo strumento. «Quello di oggi è stato un incontro che sembra comunque andare nella direzione di un ascolto reciproco. Adesso vigileremo con massima attenzione per tutto l’iter legislativo perché le nostre richieste siano realmente recepite nel disegno di legge», hanno commentato al termine del confronto i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Zabbeni, Michele Bezzi, Walter Alotti, Moreno Marighetti, Katia Negri e Fulvio Giaimo.