Zecchi, scoppia il caso Addis Abeba
Collaborazione personale, malumori nel cda Muse. Il presidente: «Solo illazioni»
All’interno del Muse a qualcuno è venuto il dubbio, tanto da mettere nero su bianco le sue perplessità in una lettera inviata al protocollo: «Non è che il presidente Zecchi intenda collaborare con Addis Abeba scavalcando il Muse?». Zecchi smentisce — «Sono solo illazioni» — ma nella sua lettera di risposta all’Ambasciata italiana in Etiopia la natura delle collaborazioni è sibillina: «Potrete avvalervi della mia, nei limiti e nelle condizioni che valuteremo».
TRENTO All’interno del Muse a qualcuno è venuto il dubbio, tanto da mettere nero su bianco le sue perplessità in una lettera inviata al protocollo: «Non è che il presidente Zecchi intenda collaborare con Addis Abeba scavalcando il Muse?». Zecchi smentisce — «Sono solo illazioni» — ma nella sua lettera di risposta all’Ambasciata italiana in Etiopia la natura delle collaborazioni è sibillina: «Potrete avvalervi della mia, nei limiti e nelle condizioni che valuteremo».
Ma spieghiamo bene la vicenda. Appreso che il governo etiope avrebbe intenzione di creare un grande museo nella capitale, l’Ambasciata italiana ha pensato bene di coinvolgere uno dei più importanti musei italiani, il Muse, perché avviasse una trattativa, per dare la disponibilità al trasferimento del «know-how», con il fine di favorire i rapporti tra i due Paesi. È così che fanno le ambasciate italiane in giro per il mondo. L’ambasciatore Agostino Palese ha così scritto a Stefano Zecchi, in quanto presidente dell’Ente pubblico strumentale della Provincia di Trento, per informarlo e chiedergli la disponibilità a intessere rapporti di collaborazione. La risposta ufficiale sarebbe arrivata dopo qualche incomprensione e apprensione all’interno del museo trentino, tra chi temeva — e ancora teme — che l’intenzione del presidente non sia solo di natura istituzionale ma anche personale, con la volontà di garantire all’ambasciata non solo la disponibilità del Muse ma anche la sua: «Come privato cittadino — si difende Zecchi — potrei benissimo collaborare, già lo faccio con mille altre realtà, in modo legittimo. L’idea di questo museo etiope — spiega il presidente — va ben oltre alla questione scientifica ma spazia sull’arte, sull’antropologia», materie di competenza del professore. Che però non fuga i dubbi.
«Non sono a conoscenza di nessun dubbio — afferma Zecchi — e di nessuna lettera protocollata. L’unica a protocollo è la mia risposta all’Ambasciata». Che così recita: «Desidero confermarvi il nostro interesse a collaborare al progetto Etiopia Science Museum. Come presidente del Museo delle Scienze di Trento, io terrò con voi e con chi di dovere le relazioni istituzionali internazionali. Il dottor Massimo Bernardi e la dottoressa Patrizia Famà, ricercatori del Museo delle Scienze di Trento (Muse), potranno offrire la loro collaborazione scientifica al progetto museale di Addis Abeba nei limiti e nelle condizioni che verranno tra voi definite, mettendo a disposizione ogni ulteriore competenza presente al Muse. Inoltre, come mi avete chiesto — continua la lettera di risposta di Zecchi all’ambasciatore Palese, e questo è il passaggio saliente — potrete sia avvalervi della mia collaborazione nello sviluppo del progetto museale che prevede la contaminazione tra discipline artistiche, tecnologiche e scientifiche, nei limiti e nelle condizioni che valuteremo, sia avere da me ogni suggerimento che riterrete opportuno ricevere».
Rimane un mistero la lettera che invece un dipendente avrebbe voluto protocollare per «prendere le distanze da questo approccio» che mescolerebbe collaborazioni private e istituzionali: se l’ambasciata scrive al Muse — questa la tesi — è il Muse che collabora e non il singolo, men che mai il suo presidente a titolo personale. Ma dell’esistenza di questa missiva non dà conferma nemmeno il vicedirettore del Muse Massimo Eder, che però non smentisce: «Se c’è, chi l’ha scritta l’ha voluta tenere nel suo fascicolo, senza la volontà di renderla pubblica. Di ufficiale c’è solo la lettera firmata dal presidente Zecchi e inviata all’Ambasciata d’Italia in Etiopia».
Della questione sarà investito anche il prossimo Consiglio di Amministrazione del museo, perché le voci dei dissidi interni sono arrivate anche ai vertici. È lo stesso Zecchi che lo conferma: «In quella occasione farò una comunicazione ai consiglieri. Per chiudere la faccenda, una faccenda — afferma — montata ad arte da chi non ha null’altro da fare».