Sgarbi ora spegne i toni della polemica «Mi riferivo all’architettura di Piano»
Il presidente: con Stefano c’è un accordo. Più sinergie con S. Michele
TRENTO Smorza i toni della polemica Vittorio Sgarbi. Sabato scorso, nel corso dell’inaugurazione della mostra su Banksy al palazzo delle Albere, aveva definito il vicino Muse «robaccia, una schifezza». «Polemiche inutili e sterili», aveva replicato Stefano Zecchi, presidente del Museo delle scienze. Ora, Il presidente-direttore del Mart precisa: «Mi riferivo all’architettura del Muse, che non mi piace. L’amico Renzo Piano ha fatto cose eccellenti, ma non a Trento».
Degli attriti tra i due musei si iniziò a parlare (e scrivere) fin dal 2019 quando Zecchi al palazzo delle Albere voleva farci un museo della filosofia e della scienza. Proposta che il critico ferrarese rimandò al mittente ricordando, tra l’altro, che quella fu la prima sede del museo d’arte, ai tempi di Gabriella Belli, da cui poi germogliò il Mart di Rovereto. Tra minacce di dimissioni e un «alzar di sciabole» intervennero i pontieri che contribuirono a mettere a tacere la querelle tra i due presidenti chiamati dalla giunta provinciale guidata dal leghista Maurizio Fugatti e con Mirko Bisesti all’assessorato alla cultura a reggere le sorti dei due transatlantici del sistema museale trentino. Nei giorni scorsi, il rinfocolarsi degli animi. E Sgarbi la butta lì: «Le stupisce che proprio io non faccia polemica? Vero? Beh, questa volta proprio non la faccio perché io e Zecchi abbiamo raggiunto un accordo». Ce lo spieghi. «Ma sì, ci siamo accordati, intanto, per una convivenza di sei mesi, dividendoci anche un po’ i piani del palazzo delle Albere. E c’è in programma, nei prossimi mesi, una mostra sullo sciamanesimo», afferma Sgarbi. E poi ritorna sul nodo della polemica. «Ma no, no — prosegue — Non sono entrato nel merito se il Muse è meglio o peggio o viceversa. La mia è stata una battuta estemporanea e, comunque, un giudizio estetico sulla struttura architettonica». Sarà. Però, Vittorio Sgarbi dice anche altro, che forse sabato scorso è passato un po’ in sordina. E cioè una nuova collaborazione con il Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige. «Sono amico di Giovanni Kezich, allontanato, direttore per tanti anni del museo di San Michele. Adesso il nuovo, Armando Tomasi — fa il punto Sgarbi — con il quale faremo delle cose insieme, coinvolgendolo nella mostra sullo sciamanesimo, la sua dimensione antropologica. E poi anche in un’altra sui paesi abbandonati. Prevedendo magari un biglietto comune su una/due mostre». Dai dissapori di coppia al triangolo? «Proprio così».