L’arte per i diritti
La Campana dei Caduti di Rovereto ospita «Human Rights? No Gap» Rassegna con 151 artisti da 33 Paesi che riflettono sulle disuguaglianze
Quasi un migliaio di artisti, da una cinquantina di nazioni diverse, ha inviato la proposta di partecipazione alla 16esima edizione di «Human Rights?». Un numero record di candidature per la mostra che ogni estate porta in un luogo altamente simbolico come la Campana dei Caduti di Rovereto, un’accurata selezione di artisti contemporanei, che riflettono su argomenti di stringente attualità. Anno dopo anno, un tema nuovo mette in luce un diverso aspetto dello sfaccettato campo di esplorazione dei diritti umani, con la curatela di Roberto Ronca e l’organizzazione di Debora Salardi, in collaborazione con Associazione internazionale arti plastiche Italia e Spazio-Tempo Arte.
«Human Rights? #NoGap», è questo il titolo della rassegna 2022 fino all’11 ottobre aperta negli evocativi spazi della Campana. 151 gli artisti scelti a difendere il diritto all’uguaglianza, provenienti da 33 nazioni, in un percorso molto fluido di sguardi e interpretazioni, con l’obiettivo di suscitare interrogativi che possano indirizzare sulla via indicata dal «Goal 10. Ridurre le disuguaglianze», di «Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile».
«No-Gap, nel senso di dare uno stop ai vari gap in cui siamo immersi in ogni ambito, iniziando dalle discriminazioni di genere, per proseguire con quelli di tipo economico, sociale, sessuale, religioso e i molti altri. Abbiamo cercato di coprire tutti i settori, allestendo un percorso espositivo che accanto a ogni opera affianchi la foto e il messaggio dell’artista, con l’intento di tessere un racconto corale come somma delle storie singole» spiega Ronca.
La disparità di reddito è in continuo aumento e «non può essere contrastata in maniera efficace se non viene affrontata la disparità di opportunità che sottostà ad essa» continua, sottolineando come l’arte possa rivestire un ruolo importante in tutto questo. «Può comunicare con chiunque, a prescindere dalla provenienza, dalla cultura, dallo stato sociale o dal livello di istruzione, e di conseguenza l’arte, più di qualsiasi altra forma espressiva, è già di per sé un No-Gap goal» afferma.
Tra le opere esposte, colpisce la mega installazione di Gianfranco Gentile «Visita al Sacro Pomodoro». Una sorta di grande stanza a cui si accede da un portale, per trovarsi di fronte a una pubblicità stile anni Sessanta, che propone un piatto di spaghetti al pomodoro e una signora sorridente che invita a entrare. Il riferimento va alle condizioni di lavoro di chi è soggetto a sfruttamento e al caporalato. Di discriminazioni economiche e sociali racconta anche Marco Zanin, mettendo in luce come il green pass, da un lato, e la non equa distribuzione del vaccino per il Covid-19 dall’altro, ne abbiano accresciuto la portata.
Dalla Grecia, Maria Stamati con il suo «No gap» punta invece sull’unicità di ogni persona e su come la collaborazione renda più forte ogni risultato che si persegue. Madeleine Wories, olandese attiva Stati Uniti, con «Invisible» racconta i senzatetto «disumanizzati, ignorati e invisibili», che per quanto sotto gli occhi di tutti, avrebbero bisogno di essere «visti». Nel messaggio che affianca l’opera, l’artista osserva che «la condivisione è indispensabile per comprendere i problemi sociali più ampi che hanno posto queste persone nella situazione in cui vivono».
Con «Divario 1» e «Divario 2» Serena Battisti si sofferma sul tema della povertà, proponendo due dipinti il cui messaggio sa arrivare in profondità. Attraverso la sovrapposizione di immagini che vogliono essere prima di tutto concetti, interseca due tipi di povertà: quella di chi la deve affrontare come dimensione reale e quella etica e intellettuale di chi vive come se il problema non lo riguardasse. A «Different», invece, Gisa affida questo messaggio: «Voglio poter essere ciò che sono. Impara a rispettare chi è diverso da te» .
Da menzionare anche la «Piccola biblioteca dei sogni» di Ignazio Fresu e il video «Young/beautiful/flawless» con cui Francesca Lolli invita «a liberarsi dalle costrizioni e sovrastrutture patriarcali. Nasciamo già indottrinate, questo è un dato di fatto» annota.