Più contributi per la periferia
Fugatti rilancia l’indice territoriale. Grosselli (Cgil): «Così si monetizza il disagio»
Il governatore Maurizio Fugatti stringe sull’applicazione dell’indice di sviluppo territoriale annunciato nel 2019 agli Stati generali della montagna: la delibera infatti è stata presentata mercoledì al Consiglio delle autonomie, che ora dovrà dare il proprio parere. L’indicatore, articolato su 45 parametri, è pensato per modulare i finanziamenti in base alle differenze presenti tra un Comune e l’altro. Un sistema, aveva sottolineato lo stesso Fugatti, per cercare di evitare lo spopolamento della montagna, venendo incontro ai territori più disagiati. Ma a criticare lo strumento è il segretario della Cgil Andrea Grosselli: «La politica non deve monetizzare lo svantaggio, deve toglierlo».
TRENTO Il primo accenno risale esattamente a tre anni fa, durante gli Stati generali della montagna che avevano tracciato le linee dell’azione della giunta di Maurizio Fugatti nel rapporto tra centro e periferia. «Dobbiamo evitare lo spopolamento dei paesi più lontani dai centri urbani» aveva promesso allora il governatore. Che aveva annunciato l’elaborazione di un meccanismo — un indicatore del grado di sviluppo territoriale — da applicare alle politiche di sostegno alle famiglie e alle imprese in grado di tenere conto delle diseguaglianze tra un Comune e l’altro. Diseguaglianze economiche, ma anche sociali, infrastrutturali e demografiche.
Da allora, il nodo dell’«equità territoriale» è rimasto in sospeso, rallentato dalla pandemia. E riportato alla luce per un primo aggiornamento solo a inizio 2021 da un’interrogazione di Alessandro Olivi (Pd).
Ora l’esecutivo sembra essere allo sprint finale: la delibera — firmata dall’assessore Mattia Gottardi — è finita mercoledì sul tavolo del Consiglio delle autonomie (che dovrà dare parere), con tanto di documento allegato per illustrare parametri, numeri e, soprattutto, l’indice totale dei vari Comuni trentini (elaborato grazie alla consulenza dell’Ispat). Che servirà per graduare i finanziamenti ai progetti di sviluppo elaborati a livello locale: rispetto alle prime ipotesi di applicazione (dall’assegno unico agli sgravi fiscali per le imprese), dunque, si partirà con il freno tirato. Per, eventualmente, allargare il raggio d’azione in un secondo tempo.
Alla base dello strumento, una riflessione sullo sviluppo del Trentino: «La configurazione orografica del territorio, con un’antropizzazione diffusa di vallate e aree montane — si legge nel documento predisposto da Ispat —, ha visto progressivamente un’accentuazione della complessità del vivere in periferia. Una razionalizzazione dei servizi ha ridefinito la collocazione degli uffici periferici della pubblica amministrazione, concentrato i servizi scolastici e sanitari, ha portato a una rimodulazione dei collegamenti del trasporto pubblico e dell’offerta delle piccole attività commerciali. Di conseguenza, nel corso degli anni sono emerse delle disparità a livello locale, con sensibili conseguenze sociali e territoriali, che hanno portato a sperequazioni significative nella risposta ai bisogni tra i residenti trentini». Di qui l’idea dell’indicatore del grado di sviluppo su base territoriale, pensato «per superare queste disarmonie».
Un indice «composito», articolato in 45 parametri su tre macro-aree, «che rende visibili le differenze sussistenti tra i diversi ambiti comunali, permettendo di perfezionare sotto il profilo finanziario, fiscale e sociale le forme più adeguate e mirate di sostegno».
Nel dettaglio, le tre macroaree riguardano l’aspetto territoriale e di dotazione infrastrutturale, la situazione socio-demografica e lo sviluppo economico. Quindici gli indicatori per ogni ambito. Nel
primo, ad esempio, vengono considerati l’altitudine, il consumo di suolo, ma anche la presenza di infrastrutture scolastiche, biblioteche, case di riposo, farmacie, strutture ospedaliere, fermate dei mezzi di trasporto pubblico. Con Borgo Valsugana che, in questa «classifica parziale», svetta grazie a un indice di 105,67 (su un valore provinciale di 100), seguito da Mezzolombardo e Cles. Ultimi, invece, Sagron Mis e Valfloriana.
Per quanto riguarda l’area socio-demografica, i parametri presi in considerazione sono, tra gli altri, il tasso di natalità e di mortalità, l’indice di dipendenza dei giovani e degli anziani. E ancora: il tasso di incremento naturale annuo della popolazione, il tasso di crescita del numero medio di famiglie, la quota di addetti ai servizi al cittadino per mille abitanti. In questo caso, è San Michele a primeggiare (con 109,78), seguito da Calliano, mentre fanalino di coda è Cinte Tesino (74,43), con Castello Tesino poco lontano.
L’ultimo ambito considerato è quello economico, che analizza il reddito pro capite, il tasso di occupazione, lo sviluppo turistico, gli sportelli bancari, la presenza di banda ultralarga. E qui è Andalo a guadagnarsi la medaglia d’oro, con un indice di 106,18. Secondo posto per Mezzana, terzo per Canazei. Male invece va Luserna, in ultima posizione con 87,11, con Samone e Sagron Mis a seguire.
Sulla base dei risultati delle tre macro-aree, l’Ispat ha disegnato una mappa che fissa la graduatoria complessiva. Quella che, dunque, servirà per modulare gli interventi della Provincia. E a mostrare il grado di sviluppo territoriale più alto è Cles, in val di Non, con un indice di 106,39. Poco distanti Arco (106,12) e Calliano. Il capoluogo, con 102,03 è al 14esimo posto, Rovereto all’undicesimo. Guardando invece la zona bassa della classifica, l’ultimo posto spetta a Sagron Mis, con 60,99, superato di poco da Valfloriana (63,10) e Palù del Fersina (64,89).
Marika Giovannini
Cles è il Comune con il maggior punteggio Ultimo posto per Sagron Mis