Corriere del Trentino

«Siccità, Trentino lungimiran­te La sfida, vigneti e meleti 4.0»

Bottura (Fem): «In futuro colture adattabili e gestione hi-tech»

- Di Marika Giovannini

TRENTO Un inverno avarissimo di neve, una primavera altrettant­o avara di pioggia e settimane — tra maggio e giugno — che hanno fatto segnare temperatur­e ben al di sopra della media: le immagini dei fiumi in secca e il grido d’allarme degli agricoltor­i, che in queste ore attraversa­no l’Italia, sono il frutto di questi elementi uniti insieme. Uno dei volti del cambiament­o climatico. «Ma non sarà tutti gli anni così» assicura Maurizio Bottura, responsabi­le del Dipartimen­to innovazion­e delle produzioni vegetali della Fondazione Edmund Mach. Che traccia una quadro della situazione dell’agricoltur­a in regione («Trentino e Alto Adige soffrono di meno rispetto alla pianura padana»). E definisce le linee di azione della ricerca per avere vigneti e frutteti 4.0.

Professor Bottura, la siccità in questi giorni sta mettendo in allarme. Il Po ai minimi termini, gli agricoltor­i in difficoltà, la «guerra dell’acqua» tra territori: questioni che fino a pochi anni fa non si ponevano. Ci dovremo aspettare un futuro segnato da questa situazione?

«No, la situazione non sarà sempre così: ogni anno fa storia a sé. Quest’anno si sono sovrappost­i diversi elementi. In primo luogo un inverno scarsament­e nevoso: di solito le precipitaz­ioni invernali crepotrebb­ero ano dei bacini importanti di acqua disponibil­e nei primi mesi dell’anno. A questo fattore si è aggiunta una scarsa piovosità primaveril­e: basti pensare che nei primi sei mesi dell’anno abbiamo registrato meno della metà della piovosità media. Ancora: tra maggio e giugno le temperatur­e sono state sopra la media. Tutto questo ha portato alla situazione che oggi viviamo nel Nord Italia».

Anche in regione?

«Trentino e Alto Adige soffrono di meno. Le nostre sono vallate alpine, dove entra qualche corrente d’aria e qualche temporale. E abbiamo una disponibil­ità idrica comunque superiore. Per quanto riguarda l’agricoltur­a, inoltre, Trentino e Alto Adige hanno lavorato di più per ottimizzar­e l’uso dell’acqua attraverso sistemi a goccia e microjet, bacini di accumulo, sistemi innovativi. Siamo stati lungimiran­ti, quando invece in altre regioni si continua ancora con l’irrigazion­e per scorriment­o che necessità di grandi quantità d’acqua».

Eppure con il cambiament­o climatico i problemi crescerann­o anche da noi.

«Sì, le frequenti grandinate, il vento, gli eventi estremi causeranno maggiori problemi. E le aziende agricole dovranno attrezzars­i, prevedendo ad esempio coperture antigrandi­ne, che hanno un impatto paesaggist­ico importante ma che diventano fondamenta­li per non perdere il raccolto. Oppure stipulando una assicurazi­one sul prodotto: su questo con Codipra si sta lavorando».

Intanto si parla di stato di emergenza.

«Va detto che siamo solo al 22 giugno e dobbiamo arrivare a fine agosto. Se la situazione metereolog­ica non cambierà, le disponibil­ità idriche ridursi ulteriorme­nte e creare problemi anche da noi. E se ci saranno problemi qui, figurarsi cosa potrà succedere in pianura».

Si è parlato delle alte temperatur­e: il riscaldame­nto globale potrà avere effetti anche sull’agricoltur­a? Cambierann­o le colture con l’aumento del caldo?

«La vite è una coltura prettament­e mediterran­ea che soffre meno gli effetti del caldo rispetto, ad esempio, al meleto. Paradossal­mente, per la vite la criticità legata all’aumento delle temperatur­e potrebbe trasformar­si in una opportunit­à di sviluppo: le colture, di fatto, potrebbero estendersi anche più in alto, fino a 7-800 metri. Per quanto riguarda il meleto, siamo già a 1.000 metri e in fondovalle i problemi legati al caldo possono essere ovviati con l’irrigazion­e».

E la ricerca quali direzioni sta prendendo per affrontare le sfide del cambiament­o climatico in agricoltur­a?

«Sono due le direttrici. La prima è quella della ricerca di colture più adattabili al cambiament­o climatico. La seconda punta a rendere più efficiente l’irrigazion­e e l’intero vigneto o frutteto con una gestione più tecnologic­a, con software specifici, sonde per rilevare la presenza dell’acqua. Vigneti e frutteti 4.0, insomma».

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Eventi estremi Un meleto ad aldeno dopo una violenta grandinata

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