LA CLASSE DIRIGENTE CHE MANCA
Parlare dei 20 anni di Trentino School of Management vuol dire, per chi non ha memoria corta, parlare di 40 anni. Perché? Tanti sono gli anni trascorsi dalla fondazione di Accademia di Commercio e Turismo, di cui Tsm avrebbe dovuto essere l’evoluzione e l’ulteriore sviluppo. Se così sia effettivamente stato non è difficile stabilirlo. In una coazione ad adottare e rimuovere o, se si preferisce, a creare e distruggere, che accompagna come una sorta di trend pervicace le vicende dell’autonomia trentina, anche l’alta formazione, proprio quando sarebbe più necessaria, si è dileguata. O meglio è stata dileguata. Quello che più fa impressione è l’andamento inversamente proporzionale tra investimenti e risorse rispetto a obiettivi e risultati. Laddove si fecero le «nozze con i fichi secchi», come scrisse Enrico Franco a proposito dei circa 19 anni di attività di Accademia di Commercio e Turismo, formando generazioni di imprenditori e manager per le imprese trentine e per il settore pubblico, è subentrata una rarefazione delle attività i cui obiettivi non sono facili da definire. La domanda essenziale da porsi è quali sono le priorità per un investimento pubblico in formazione in una realtà sociale ed economica come il Trentino. Ovvero sembra necessario chiedersi cosa manca in termini di competenze evolute per uno sviluppo appropriato di un sistema locale, che vive una situazione di impasse
Da suscitare non poche preoccupazioni, senza un disegno riconoscibile di presente e di futuro. Manca, ed è quasi banale sostenerlo, una classe dirigente aziendale e territoriale con avvedute competenze di lettura e di azione nel presente. Con la crisi del progetto formativo della cooperazione, il silenzio delle associazioni di categoria, che si traduce in un reale disinvestimento in formazione manageriale da anni, chi si occupa di sviluppare un progetto formativo all’altezza del presente? Quando vi fu l’evoluzione da Accademia di commercio e turismo a Tsm, alcuni espressero timori sull’abbraccio di una realtà consortile che aveva una certa snellezza e flessibilità, con l’università e la Provincia. I percorsi di alta formazione ebbero all’inizio di quel cambiamento un deciso vigore, con alleanze importanti come quella con il Mart. Le basi poste con Accademia si estesero e diedero ulteriori frutti. Furono anni di fucina di creazione di competenze manageriali, di marketing, di gestione economicofinanziaria, con il Trentino che era attrattore per giovani che miravano ad un’alta specializzazione, oltre a rispondere alla domanda dei residenti. Quella reputazione perdura in chi si è formato in quegli anni e oggi si esprime professionalmente con efficacia e soddisfazione. Progressivamente le cose sono andate in direzione diversa. Sarà compito di analisi non affrontabili in un articolo giornalistico comprenderne le ragioni. Rimane il fatto che quelle opportunità formative non ci sono più in Trentino e non si vedono neppure i segnali di un loro aggiornamento o di ipotesi di investimento nell’alta formazione. Proprio oggi che sarebbe decisamente ancor più necessaria.