UNA DONNA DAGLI OCCHI GENEROSI
Di Giorgia Depaoli ricorderemo l’intensità del suo sguardo: aveva occhi sempre sorridenti, carichi di gioia e di voglia di vivere, con quella luce che solo una fede autentica sa dare. Lei credeva nell’umanità e ha speso la sua esistenza, dannatamente troppo breve, per le persone più fragili, donne in particolare, negli angoli più problematici del pianeta. Da studentessa universitaria, Giorgia aveva iniziato a collaborare con il Corriere del Trentino e aveva subito dimostrato di avere i numeri per diventare una brava giornalista. L’attenzione scrupolosa alla realtà, la capacità di sondarne ogni dettaglio, la sensibilità innata e il rispetto della verità la rendevano una grande cronista. Soprattutto perché interpretava la professione come un servizio alla comunità, non come una via per mettersi in mostra ed affermarsi. Quando, dopo la laurea, mi comunicò che lasciava la famiglia del Corriere per fare uno stage all’Onu, ne fui relativamente dispiaciuto: perdevamo una grande risorsa, certo, ma capivo che quella era la sua strada, anzi, la sua vocazione. Non provai a farle cambiare idea, perché coglievo il vigore della sua motivazione, e le dissi solo che per lei la porta della redazione sarebbe sempre stata aperta. Ogni tanto ci vedevamo per caso in città e ogni incontro era pieno di affetto: impossibile non voler bene a questa ragazza così altruista. È stata una cooperante internazionale di eccezionale valore, dal Mozambico al Mali, dall’Iraq alla Siria, dalla Tunisia alla Somalia.
Lottava per affermare la parità di genere in Paesi dove la storia e le tradizioni relegano le donne in uno stato di assurda sottomissione. Giorgia continua a farlo anche adesso che una malattia l’ha strappata a noi: tra le sue ultime volontà, la richiesta di non avere fiori per l’ultimo viaggio, ma di effettuare donazioni a Emergency e all’Associazione «Beity Tunisie pour les Femmes Sans Domicilie» a supporto delle donne vittime di violenza a Tunisi. Avevo visto Giorgia di recente: la pandemia aveva reso difficili le missioni all’estero e allora si era dedicata ad aiutare a Trento chi era in difficoltà a causa del Covid. Un impegno, tra gli altri, che ha portato il presidente della Repubblica a conferirle in titolo di Cavaliere al Merito: era imbarazzata per tale riconoscimento e continuava a dire che in realtà si trattava di un premio alla piattaforma «Trento si aiuta» cui lei aveva dato solo un modesto contribuito. Umile e generosa, sempre. Non mi ha parlato dei problemi di salute, di cui ero all’oscuro, ma della volontà di riprendere presto la sua opera all’estero. Nel dolore che proviamo, ci conforta sapere che la voglia di vivere e di regalare la sua gioia l’ha accompagnata fino all’ultimo. Giorgia Depaoli è stata un’ambasciatrice del volto migliore del Trentino, quello autenticamente solidale: la sua testimonianza sarà sempre un faro acceso.
Enrico Franco