«Il cuore resta la didattica Primo step di valutazione, sarà una scelta collegiale»
Gli obiettivi La formazione continua sarà strutturata con un progetto di istituto. Vogliamo rendere la professione più interessante
«Questa riforma la stiamo facendo per il benessere degli insegnanti e anche degli studenti. Se i docenti sono accompagnati da un processo di crescita e formazione possono affrontare un lavoro complesso, come l’insegnamento, con maggiore tranquillità». La sovrintendente Viviana Sbardella cerca di fare chiarezza, risponde alle criticità e agli interrogativi sollevati da una parte del mondo scolastico dopo la presentazione del disegno di legge sulla riforma delle carriere dei docenti.
«Il cuore resta la scuola, la relazione educativa con gli studenti e la qualità dell’insegnamento, non chi collabora con il dirigente scolastico», spiega Sbardella, rispondendo a chi teme che venga meno il faro dell’insegnamento e della didattica. «Valorizzare quello che un insegnante fa in classe, mettendo a punto degli strumenti per valutare la qualità dell’insegnamento è il vero obiettivo. Vogliamo valorizzare — ribadisce — l’efficacia della didattica, il successo formativo e il benessere. Una volta che il docente viene riconosciuto come esperto è ovvio che avrà anche altri incarichi, di coordinamento dell’attività, ma questo è un paso successivo e gli incarichi verranno affidati sulla base delle disponibilità».
La sovrintendente indica i punti forti della riforma che si fonderà sulla formazione continua. «Attualmente — ragiona — ci sono solo dieci ore di formazione obbligatoria ed è facoltà dell’insegnante scegliere su cosa puntare, diverso è avviare una formazione strutturata con un progetto di istituto, deve esserci coerenza rispetto agli obiettivi sui quali si vuole puntare». L’idea è anche quella di rendere la professione più interessante attraverso un riconoscimento economico «ma anche della propria professionalità nella comunità scolastica».
«Oggi un giovane insegnante entra nel mondo della scuola a trent’anni e finisce a 65 anni come è entrato, non sono previsti riconoscimenti e neppure gratificazioni, ora invece avranno la possibilità di diventare docenti esperti, o ricercatori. Non ci sarà solo un riconoscimento di tipo economico — chiarisce ancora Sbardella — ma la comunità degli insegnanti riconoscerà questo ruolo e la competenza dei docenti esperti e dei ricercatori. È evidente che l’insegnante deve aver piacere di fare questo ulteriore passaggio».
Il tema dei criteri di valutazione resta uno dei punti maggiormente controversi e criticati della nuova riforma. Spaventa il primo step di valutazione, del cosiddetto portfolio di competenze, che rischia di restar solo nelle mani del dirigente scolastico. I sindacati temono una gestione verticistica della scuola. «Il regolamento dovrà essere perfezionato — assicura Sbardella — ci sarà una prima valutazione che avverrà all’interno dell’istituto scolastico ma non sarà il dirigente da solo a scegliere, ci sarà un gruppo di persone, una scelta così importante dovrà essere collegiale». Altro punto i precari: resteranno esclusi e sono moltissimi. «È evidente che se un docente non è assunto a tempo indeterminato resta escluso, è così in tutti i lavori».