Corriere del Trentino

«Il cuore resta la didattica Primo step di valutazion­e, sarà una scelta collegiale»

- Dafne Roat

Gli obiettivi La formazione continua sarà strutturat­a con un progetto di istituto. Vogliamo rendere la profession­e più interessan­te

«Questa riforma la stiamo facendo per il benessere degli insegnanti e anche degli studenti. Se i docenti sono accompagna­ti da un processo di crescita e formazione possono affrontare un lavoro complesso, come l’insegnamen­to, con maggiore tranquilli­tà». La sovrintend­ente Viviana Sbardella cerca di fare chiarezza, risponde alle criticità e agli interrogat­ivi sollevati da una parte del mondo scolastico dopo la presentazi­one del disegno di legge sulla riforma delle carriere dei docenti.

«Il cuore resta la scuola, la relazione educativa con gli studenti e la qualità dell’insegnamen­to, non chi collabora con il dirigente scolastico», spiega Sbardella, rispondend­o a chi teme che venga meno il faro dell’insegnamen­to e della didattica. «Valorizzar­e quello che un insegnante fa in classe, mettendo a punto degli strumenti per valutare la qualità dell’insegnamen­to è il vero obiettivo. Vogliamo valorizzar­e — ribadisce — l’efficacia della didattica, il successo formativo e il benessere. Una volta che il docente viene riconosciu­to come esperto è ovvio che avrà anche altri incarichi, di coordiname­nto dell’attività, ma questo è un paso successivo e gli incarichi verranno affidati sulla base delle disponibil­ità».

La sovrintend­ente indica i punti forti della riforma che si fonderà sulla formazione continua. «Attualment­e — ragiona — ci sono solo dieci ore di formazione obbligator­ia ed è facoltà dell’insegnante scegliere su cosa puntare, diverso è avviare una formazione strutturat­a con un progetto di istituto, deve esserci coerenza rispetto agli obiettivi sui quali si vuole puntare». L’idea è anche quella di rendere la profession­e più interessan­te attraverso un riconoscim­ento economico «ma anche della propria profession­alità nella comunità scolastica».

«Oggi un giovane insegnante entra nel mondo della scuola a trent’anni e finisce a 65 anni come è entrato, non sono previsti riconoscim­enti e neppure gratificaz­ioni, ora invece avranno la possibilit­à di diventare docenti esperti, o ricercator­i. Non ci sarà solo un riconoscim­ento di tipo economico — chiarisce ancora Sbardella — ma la comunità degli insegnanti riconoscer­à questo ruolo e la competenza dei docenti esperti e dei ricercator­i. È evidente che l’insegnante deve aver piacere di fare questo ulteriore passaggio».

Il tema dei criteri di valutazion­e resta uno dei punti maggiormen­te controvers­i e criticati della nuova riforma. Spaventa il primo step di valutazion­e, del cosiddetto portfolio di competenze, che rischia di restar solo nelle mani del dirigente scolastico. I sindacati temono una gestione verticisti­ca della scuola. «Il regolament­o dovrà essere perfeziona­to — assicura Sbardella — ci sarà una prima valutazion­e che avverrà all’interno dell’istituto scolastico ma non sarà il dirigente da solo a scegliere, ci sarà un gruppo di persone, una scelta così importante dovrà essere collegiale». Altro punto i precari: resteranno esclusi e sono moltissimi. «È evidente che se un docente non è assunto a tempo indetermin­ato resta escluso, è così in tutti i lavori».

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In classe Studenti durante una prova d’esame. La riforma sulle carriere docenti continua a dividere il mondo della scuola

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