«Questa proposta rischia di essere iniqua»
Personale perplesso: «Utilizziamo i soldi per le stabilizzazioni. La scuola è una palestra di democrazia»
«Divide et impera». C’è chi rievoca la storica locuzione latina per sintetizzare il proprio pensiero su una riforma che continua a non convincere e chi ricorda l’importanza della scuola come «palestra di democrazia. Non dobbiamo perderla».
Sono tanti i docenti che in queste ore si stanno interrogando sulla riforma delle carriere presentata dall’assessore Mirko Bisesti, una proposta che sta suscitando non poche perplessità. «Abbiamo tanti dubbi, in queste ore ne stiamo discutendo con i colleghi e ci sono molti aspetti che non ci convincono», spiega Francesco Prencipe, insegnante di filosofia al liceo Antonio Rosmini di Trento. «Ho l’impressione che in questa riforma la didat t i ca s i a a s s e nte e co s ì il lavoro che quotidianamente il docente fa con gli studenti. Ris p e t to a d a l t r i Pa e s i s i a mo molto indietro per quanto riguarda il riconoscimento econ o mi c o d e l l a p r ofe s s i o n e , prendiamo almeno 600 euro in meno, ma a noi è sempre stato a cuore lo studente, la formazione e l’educazione. La scuola è una palestra di democrazia, non dobbiamo dimenticarlo».
Il professor Prencipe definisce la «riforma bisestiana una lotta tra poveri. Inoltre non ci di cono qual i sono i c r i te r i , quale sarà la commissione. È una manovra politica. Perché dopo cinque anni proprio adesso si occupano di questa riforma?».
L ’ i n s e g n a n te d i f i l o s of i a punta alla concretezza e riflette sulle grandi emergenze del mondo scuola: «Io sono pragmatico, perché non utilizzano questi 10 milioni per stabilizzare i precari, garantendo così una continuità didattica, che è fondamentale per gli studenti. Perché non sono venuti a parlarci? Nella scuola ci sono tante complessità, anche sociali, noi con il dirigente scolastico cerchiamo di fare quadra per andare incontro ai ragazzi. Molti di noi lavorano anche nei giorni, agiscono nel silenzio e lo fanno gratuitamente. Forse sarebbe stato più onesto ascoltarsi e riconoscerci per il lavoro che facciamo ogni giorno».
Teme che sia una riforma iniqua, invece, il professor di tecnologia Leonardo De Caro, che insegna alla scuola secondaria di primo grado: «Se dobbiamo parlare dei salari degli insegnanti bisogna ammettere che, rispetto alle responsabilit à , a l l a pre pa r a z i o ne e a l l e competenze che devono avere, sono abbastanza risibili. Ma non vorrei che questa riforma in fondo, seguendo i classici meccanismi italiani, miri a creare ulteriori divisioni. Divide et impera. Questa proposta ri - schia di essere iniqua». In linea di principio per De Caro la valorizzazione del docente è necessaria e importante, ma non declinata in questo modo. «Non è facile individuare degli indicatori per chi dovrà valutare — spiega — . Al posto di pensare a una riforma delle carriere sarebbe meglio ripens are la professione di i nsegnante, il ruolo e la retribuzione. La nostra è soprattutto una funzione educativa, la scuola deve formare prima cittadini e poi lavoratori, ma devono essere lavoratori consapevoli. Questo è il cuore dell’insegnamento. In questo modo si rischia di creare ulteriori disparità».