Compiti a casa, la circolare divide: serve dialogo
Zini (Presidi): «Docenti autonomi, si apra una riflessione». Ceschi prudente
La vice presidente Francesca Gerosa non cambia idea e questa volta indica una via per le «vacanze brevi», come le definisce l’assessora, che sarà la stessa anche per le prossime festività. Non solo Carnevale dunque. Se qualcuno pensava a un’iniziativa isolata dovrà ricredersi perché Gerosa con la firma della nuova circolare inviata a dirigenti scolastici e docenti, circolata nelle scuole in queste ore, ha voluto «dare una linea», afferma. Niente compiti a casa neppure per le prossime festività quindi, eccetto durante le vacanze estive. «È diverso, sono molto più lunghe — chiarisce — ma siamo di fronte a un aumento del disagio e degli stati d’ansia nei ragazzi e credo sia importante il diritto alla disconnessione».
Ma il nuovo intervento dell’assessora divide il mondo della scuola e se tutti sembrano d’accordo sul fatto che è ormai necessario, e forse urgente, avviare una riflessione sui tempi della scuola, le modalità e i carichi di lavoro a casa, sono più critici sulla modalità scelta da Gerosa che viene vissuta un po’ come un’invasione di campo.
«I docenti sono autonomi», afferma Maura Zini, presidente dell’ Associazione nazionale presidi del Trentino. «Mi sembra che il tema sia più il diritto alla sconnessione dall’impegno scolastico che dal digitale — osserva — , bisogna stare un po’ attenti, va contestualizzato in una riflessione più ampia che riguarda il modo di fare scuola. Il compito a casa si pone all’interno del percorso formativo e serve anche a consolidare l’autonomia e la responsabilità dello studente e la sua capacità di svolgere un’attività individuale. Per il primo ciclo è importante che i bambini siano in grado di fare i compiti da soli. Il compito deve essere funzionale al processo apprendimento». Zini rivendica l’autonomia e la capacità di valutazione degli insegnanti: «Sono convinta dell’autonomia professionale dei docenti che sanno valutare quale compito assegnare». Poi aggiunge: «Se invece il tema è lavorare per motivare gli alunni accogliamo l’invito della presidente e apriamo una riflessione».
È cauto Giovanni Ceschi, presidente del Consiglio del sistema educativo: «Già in febbraio qualche perplessità l ’a ve vo espressa, l’assessora aveva poi spiegato, su mia sollecitazione, che si trattava di una raccomandazione e non c’era la volontà di sovrapporsi alla libertà dei docenti, ma il tema su quanti compi ti e con quale cadenza assegnarli è responsabilità dei docenti e riguarda il raggiungimen todi certi obiettivi. Il compito non ha fine punitivo». Per Ceschi serve «una riflessione più ampia sul mondo scuola e un dialogo con i docenti che vada al di là delle circolari. Si devono cercare altre strade coinvolgendo gli insegnanti».
Ribadisce l’utilità dei compiti a casa, «che hanno finalità di approfondimento e consolidamento di quanto affrontato in classe», anche Maurizio Freschi, presidente della Consulta dei genitori, ma sottolineala necessità di definire« un corretto equilibrio tra esigenze didattiche e familiari». I compiti in un’ottica di supporto al raggiungimento dell’obiettivo formativo per Freschi non dovrebbero essere obbligatori e «costituire elemento di valutazione, riconoscendo a ogni studente la libertà di trarne beneficio nei limiti delle esigenze familiari. Purtroppo spesso, per scarso coordinamento tra docenti, può capitare che si creino situazioni di sovraccarico di consegne».
Freschi Hanno una loro utilità, ma è necessario trovare un equilibrio Non dovrebbero essere obbligatori