L’affondo di Toffolon: «Il verde da solo non basta Servono più servizi e una nuova rete di strade»
Italia Nostra: «Ci troveremo nel paradosso che nella zona con più collegamenti pubblici non ci saranno attività. È un grave errore»
problema sarebbe alla base: «Serve tutta un’altra idea di città». Non quella, secondo Beppo Toffolon, che orienterà i progetti di SuperTrento. Il vicepresidente di Italia Nostra, e architetto noto per il suo impegno ambientalista, ha guardato di traverso la presentazione delle linee guida con cui il Comune ha ripensato la prospettiva di Joan Busquets. Una« reinterpretazione contemporanea », ha spiegato il sindaco, del disegno che all’inizio degli anni Duemila l’architetto catalano aveva pensato per la città. Insomma, niente più boulevard per il passaggio delle auto private: ora l’ amministrazione immagina un corridoio dedicato al trasporto pubblico, con la «sostenibilità ambientale» come parola d’ordine.
«Ma non pensiamo che il verde da solo possa fungere da spazio pubblico — incalza Toffolon — Quest’ultimo è rappresentato dalle piazze e dalle strade, e l’idea di superare il piano Busquets eliminando dalla parte centrale della città una rete di spazi pubblici di questo tipo ci sembra sconcertante». E rilancia: «Dopo un anno di riunioni ed elaborazioni di piani, questo progetto arriva esattamente al punto di partenza: al rendering dove era stato pennellato di verde tutto il sedime ferroviario». Il vicepresidente ripesca quindi uno dei primi incontri, quando era stato presentato a titolo di esempio il recupero dell’areale ferroviario di Zurigo: «Una zona a lato dei binari recuperata magistralmente ma indicata come quello che non andava fatto. L’idea è sempre stata quella di trattare i sedici ettari liberati dall’interramento dei binari come un grande spazio informe circondato lontanamente da qualche edificio, ma privo di quel carattere di attività, di interscambio e frequentazione». Che passerebbe, a detta di Toffolon, da una integrazione a tre fra offerta di servizi, trasporti pubblici e mobilità privata.
«È un grave errore rinunciare a utilizzare gli ettari per concentrare all’interno della città il maggior numero di servizi — prosegue — Soprattutto quelli di rango elevato, che richiamano anche quegli utenti da lontano che rappresentano i principali fruitori del trasporto pubblico». Il potenziamento del sistema pubblico dei trasporti, da questo punto di v i s t a , s a re bbe da pensare in stretta relazione all ’a mpliamento dei servizi: «Non possiamo avere li trasporto pubblico da una parte e i servizi dall’altra. Stando invece alle intenzioni del Comune, abbiamo il paradosso che nella zona più infrastrutturata dal punto di vista dei collegamenti pubblici non abbiamo né una struttura viaria di altro genere né servizi o attività».
Ma Toffolon aggiunge alle «occasioni perse» anche il recupero delle connessioni estovest che sono state tagliate dalla barriera ferroviaria. «L’idea di togliere la ferrovia senza neanche pensare di ricucire la rete viaria è assurda. Trento ha il problema non da poco della dispersione dei servizi, da cui derivano le difficoltà della mobilità. Si poteva rimediare agli errori insediativi della città cominciando a ricentralizzare i servizi che finora abbiamo disperso e allacciandoli non solo alla mobilità pubblica, che certo è fondamentale, ma anche alla rete viaria urbana». Fuori dai tecnicismi, in buona sostanza, per Italia Nostra occorre accompagnare lo sviluppo del rete pubblica con nuove strade per le auto: «Non possiamo pensare che la città funzioni senza le strade, e rinunciare alle strade solo perché ci circolano le macchine. Anche perché tra qualche anno saranno tutte elettriche».
Quello che manca sarebbe quindi «una riflessione sulla riorganizzazione complessiva della città», riassume Toffolon. Che rivendica anche la «serie corposa di documenti» che Italia Nostra avrebbe presentato in fase di discussione per far valere la propria idea alternativa di città: «Non pretendevamo che ci venisse data ragione ma, finché abbiamo partecipato a questo percorso, i nostri argomenti non sono stati neanche presi in considerazione».