SOSTENIBILITÀ, CAMBIARE SI PUÒ
Sono i mpe g n a t o d a o l t r e trent’anni nella sostenibilità a mbi e n t a l e e h o s e mpre guardato al Trentino Alto Adige come a una regione modello per l’Italia. Forse hanno un ruolo quelle radici vicine alla cultura di lingua tedesca, dove i temi ESG ricevono attenzioni cospicue da più tempo. I dati parlano chiaro.
Consultando NICO, database messo a punto da Italy for Climate e che rielabora informazioni di enti autorevoli, fra cui l’Ispra, si scoprono infatti diverse posizioni di rilievo per quanto riguarda la sostenibilità, soprattutto nei settori maggiormente responsabili delle emissioni climalteranti. Il Trentino Alto Adige è la seconda regione del Paese per quota di automobili elettriche sulle nuove immatricolazioni, nonché la terza per numero di persone che usano il trasporto pubblico. Sul fronte energetico è la seconda per le energie rinnovabili, con una quota, il 54%, che è tre volte quella della media italiana. E un’attenzione particolare negli anni è stata riservata anche al settore dell’edilizia: con il 26%, il Trentino Alto Adige è la prima regione del Paese per numero di edifici in classe A.
C’è però un settore in cui tradizionalmente il Trentino Alto Adige si distingue a livello nazionale quando si tratta di sostenibilità: il turismo. In «Studio Fieschi» è un tema su cui lavoriamo molto, anche per l’incarico ricevuto dalla Commissione Europea per lo sviluppo della Product Environmental Footprint (PEF) per gli hotel, uno strumento basato sull’analisi del ciclo di vita (LCA) che si candida a diventare punto di riferimento per la valutazione delle prestazioni ambientali delle strutture ricettive nei paesi dell’Unione Europea.
Non è un caso se già nel 2019 la Valsugana è stata la prima area italiana a conseguire la certificazione del Global Sustainable Tourism Council (GSTC), che ora si intende estendere alle zone di Trento, Rovereto e Alpe Cimbra, andando a formare così un intero distretto turistico sostenibile trentino. Aggiungiamoci che il Trentino Alto Adige ospita la concentrazione maggiore in Italia di realtà che attualmente vantano l’EcoLabel europeo per le strutture ricettive. Il primo rapporto annuale dell’Osservatorio per il turismo sostenibile in Alto Adige (STOST), che è parte della rete internazionale INSTO dell’Organizzazione Mondiale del T u r i s mo d e l l e N a z i o n i U n i t e (UNWTO), chiarisce una questione fondamentale quando si tratta di sostenibilità seria: la misurazione di impatti e performance con metodologie riconosciute a livello internazionale.
Dati e iniziative che si traducono in un modo di vivere che ha un potenziale enorme nell’ispirare i visitatori di questa regione. Sì, perché fra tutti gli ambiti economico-industriali, quello turistico ha proprio questa specificità: custodisce il potenziale di cambiare lo stile di vita delle persone.
Provo a spiegarmi, semplificando il più possibile. Quando visitiamo un luogo che non conosciamo, noi entriamo in contatto — se non ci rinchiudiamo in un resort o un villaggio — con il modo in cui vivono le persone di quel posto. Ed è inevitabile in queste circostanze confrontare la realtà da cui proveniamo con quella in cui ci troviamo: la presenza di rifiuti, la cura del verde, la puntualità dei mezzi pubblici e così via. Tutti elementi che in qualche modo la dicono lunga sul rispetto per la collettività, e quindi anche per il pianeta, che hanno gli abitanti e le istituzioni di quel territorio.
Ecco, su questi temi il Trentino Alto Adige stupisce positivamente quasi ogni viaggiatore italiano e ti rimanda a casa con un pensiero, con l’immagine di un futuro migliore anche per la zona in cui vivi. Un modo quieto, forse gli inglesi parlerebbero di nudging, di spingere gentilmente al cambiamento su temi su cui non possiamo più permetterci di arrivare in ritardo.