ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ, UN DESIDERIO CHE ACCOMUNA DONNE E UOMINI
La ricerca che ci contraddistingue, che risponde alle nostre curiosità, al senso del conoscere, è la ricerca dell’avventura. Avventure celesti e umane. Il vivere è un’avventura. In maniera variata tutti cercano sempre la stessa cosa, di cui solo il nome cambia: la felicità.
L’idea della felicità, proprio per la sua vaghezza e la sua aggressiva molteplicità, sembra la più consona ad esprimere la meta, raggiungibile o irraggiungibile, dell’avventura umana. Non i concetti, ma le idee muovono la vita degli uomini e le storie che vivono e di cui sono testimoni. Certo le ideologie possono essere salvifiche o rovinose. Qualsiasi rivoluzione, interiore, collettiva o cosmica, religiosa o politica, parte da idee che eventualmente tradirà o abbandonerà o finirà con l’innestare nell’apparentemente solido terreno del pas s a to. Fe l i ce - i nfe l i ce . Nel l ’ Encyclopédie di Diderot, si legge: «Può benissimo essere che Socrate sia stato il più felice dei greci, sebbene certi giudici superstiziosi e assurdi, o iniqui, o tutte queste cose assieme, l’abbiano legalmente avvelenato all’età di settant’anni, perché sospetto di credere in un solo Dio». La massima filosofica, nemo ante mortem felix est può anche significare che un uomo felice può morire di una morte infelice o che prima di morire nessuno può essere certo di avere vissuto una vita felice.
L’espressione popolare felice come un re è altrettanto approssimativa. Ci si domanda se ci sia una condizione più felice che un’altra, se il ricco e potente, se l’uomo in generale sia più felice della donna.
Bisognerebbe essere stati sia uomo che donna, come narra la mitologia greca su Tiresias, per dare una risposta a tale questione. E bisognerebbe ancora essere vissuti in tutte le condizioni, con l’animo più adatto a ciascuna, essere passati attraverso tutti gli stati possibili dell’uomo e della donna per giudicare. La felicità può essere anche piacere anticipato del soddisfacimento? Certo in un primo tempo il piacere è vago e vaghe sono le immagini dell’aspettativa. Poi le immagini si fanno più vive. Un piacere del corpo non si distingue dal ricordo d’aver sofferto per privazioni e dal timore di poter di nuovo soffrire in futuro. Felicità-infelicità, la relatività reciproca del dolore e della felicità è condizionata dalla memoria, che ora ricorda, ora dimentica, ora rimembra. La vita è movimento, felicità e infelicità si alternano tra anticipazione e memoria. Una duplice simmetria che mi ha sempre colpita con l’equilibrio dualistico del corpo umano. L’essere umano ha sentimenti doppi che ruotano attorno alla sfera della vita come la sfera terrestre ruota attorno al sole, offrendo prima una faccia e poi l’altra, in una vicenda, come le stagioni, sempre uguale e sempre rinnovata. Ma certo anche la simmetria può essere rel at i va, ognuno di noi ha una parte più sviluppata dell’altra e poi esistono le mezze stagioni e le mezze felicità: chi si accontenta gode.