Chico, sentenza confermata dal tribunale
I giudici di Trento recepiscono la decisione degli Usa. Il fascicolo torna Oltreoceano. Poi via al rientro
Secondo, importante, passo per il trasferimento di Chico Forti in Italia. La Corte di appello di Trento ha depositato la sentenza che recepis ce la s e nte nza a mericana emessa il 15 giugno 2000 che ha condannato all’ergastolo l’ex imprenditore trentino di 65 anni per l’omicidio avvenuto il 15 febbraio 1998 di Dale Pike, figlio di un imprenditore con il quale Chico era in trattativa per la compravendita di un albergo a Ibiza. Ma Enrico Forti detenuto numero 199115 del carcere di massima sicurezza di Florida City si è sempre professato innocente e vittima di un complotto. Anche se ha già scontato 24 anni.
«È stata confermata la condanna al’ergastolo, recependo la sentenza americana », spiegal’ avvocato Carlo Dalla Vedova che insieme a Luigi Ciancag lini del foro di Roma, gli stessi che seguirono Amanda Knox. Ora tutto deve tornare negli States. Il prossimo step prevede l’invio della sentenza del tribuna ledi Trento a Washington per procedere al trasferimento del detenuto, come previsto dalla Convenzione di Strasburgo.
Prima, però, il fascicolo passerà nelle mani del ministero della Giustizia italiano per la trascrizione, controllo e traduzione della sentenza, quindi si provvederà all’invio negli uffici giudiziari degli Stati Uniti. A quel punto, avverrà il cambio di carcere per Forti, da quello statale di Miami dove si trova attualmente a quello federale. Quindi, si darà il via al trasferimento vero e proprio. Con tempi ipotizzati in qualche settimana.
«La procedura sta andando avanti e questo è un dato molto positivo — sottolinea l’avvocato Dalla Vedova — sulla tempistica esatta è difficile esporsi, ci sono tanti uffici e ministeri coinvolti, ma già la sentenza della Corte di appello di Trento è stata veloce, siamo fiduciosi». E parlando di Chico: «È stato avvertito dai familiari, non gli ancora parlato ma so che è felice».
Dopo un quarto di secolo di battaglie e richieste di revisione del processo andate a vuoto, la richiesta di trasferimento in Italia per finire di scontare la pena in patria, come concesso dalla Convenzione di Strasburgo, sta procedendo dopo varie interruzioni per motivi burocratici. Fino al 2 marzo scorso, il giorno della svolta.
È la premier Giorgia Meloni ad annunciare entusiasta in diretta tv da Washington lo sblocco della situazione: la firma per l’autorizzazione al trasferimento. Dopo quattro anni dall’accoglimento con riserva da parte del governatore della Florida Ron DeSantis e annunciato dall’ex ministro degli esteri Luigi Di Maio nel dicembre 2020, che però non portò a nulla, questa volta la sigla c’è. Da marzo, la diplomazia dei due Stati e i due governi, italiano e americano, hanno lavorato alacremente per arrivare a un cambio di rotta e ad una soluzione veloce. Dopo l’annuncio di Meloni, il tribunale di Trento ha recepito il fascicolo di Forti e dopo l’udienza del 17 aprile per il riconoscimento della sentenza è arrivata la conferma dell’ergastolo. Ora si attendono notizie dagli Usa.