Punti nascita, Gerosa con Tonina «Giusto riaprire una riflessione»
FdI pronto a sedersi a un tavolo. Biada: «Necessario il presidio per il soccorso, per il resto si valuti» nd
I numeri sono impietosi, lo sa bene anche l’assessore alla Salute Mario Tonina che è pronto a sedersi nuovamente al tavolo per riaprire il dibattito sui punti nascita di Cles e Cavalese. Tema divisivo, oggetto di dibattito da più di dieci anni, è sempre stato uno dei capisaldi dell’agenda politica di Maurizio Fugatti che rimarca l a s cel t a f at t a. Ora, però, qualcosa sta cambiando e alla luce della relazione della Sezione di controllo della Corte dei Conti, che ha messo in luce le criticità e i numeri (partorire negli ospedali di valle costa quattro volte di più che a Trento e cinque volte di più rispetto a Rovereto), l’assessore ammette che «i dati quest’anno sono peggiori rispetto al report dei magistrati contabili e pertanto chiedo di fare un approfondimento».
Un ragionamento condiviso anche dalla vice presidente della Provincia Francesca Gerosa (FdI) che sostiene la linea di Tonina e del «buonsenso», dice. Nessuno strappo con la linea politica leghista, Fratelli d’Italia sceglie una via intermedia e rimarca la necessità di «approfondire — sottolinea il capogruppo del partito della premier Meloni, Daniele Biada — alla luce dei dati che necessitano di essere analizzati». Insomma Fratelli d’Italia sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda dell’assessore alla Salute. La vicepresidente e assessora all’istruzione, Francesca Gerosa, sceglie con cura le parole ben sapendo che il tema è «delicato e molto sentito dalla popolazione», ma nel contempo è convinta della necessità di effettuare nuovi approfondimenti e forse di voltare pagina rispetto al passato, considerato il fatto che i tempi sono cambiati e anche le necessità delle future mamme (il 50% delle residenti scegli di partorire a
Trento o Bolzano). «Per me la sicurezza delle mamme che devono partorire resta la priorità assoluta», premette. Poi spiega: «Fisserò un’incontro con l’assessore Tonina per capire la situazione reale, perché da un lato è importante essere vicini alle popolazioni che vivono nelle valli nel garantire loro i servizi — precisa — ma dall’altro dobbiamo essere certi che siano efficienti e percepiti dall’utenza come sicuri. Fa pensare infatti, se i dati che ho letto sui mezzi di stampa sono corretti e che dovrò verificare, il fatto che le mamme che vivono nelle zone peri fe r i c he scelgono di partorire a Trento e Rovereto. Su questo tema — aggiunge — ci dovremo confrontare al nostro interno, con il gruppo consiliare, oltre che in coordinamento».
Nella relazione sul bilancio 2022 dell’azienda sanitaria i magistrati contabili hanno posto l’accento anche sul problema del personale che è «sottoutilizzato» e che potrebbe essere «convertito a sostegno dei reparti con elevate scoperture». Ma il mondo sanitario, che da tempo s t i g mat i z z a l ’a p e r t u r a d e i punti nascita periferici con numeri così risicati, pensa a un utilizzo diverso delle risorse per creare reparti di eccellenza nelle valli. Un punto sul quale Gerosa si trova d’accordo: «Valorizzare le periferie creando dei centri di riferimento per singole patologie potrebbe essere un’i potesi che qualificherebbe la sanità trentina e permetterebbe di creare una chiara identità — precisa — dei vari centri. In questo modo sarebbero attrattivi sia per i professionisti della s a ni t à p u b b l i c a , che dobbiamo tenerci stretti perché sono una risorsa fondamentale nei nostri ospedali che per gli utenti».
L a v i ce p re s i d e n te h a le idee abbastanza chiare, ma è molto attenta a non urtare le sensibilità e precisa che «questa è una mia idea personale, che ho sempre portato avanti negli anni, ma la sanità non è tra le mie competenze e ci dovremo confrontare come partito al nostro interno». La via resta quella del dialogo, anche Biada sembra sulla stessa linea, ma va oltre: «Parlo a titolo personale e non a non a nome del gruppo consigliare — premette — ma ritengo che un presidio del territorio per quel che riguarda il primo soccorso sia necessario. In merito agli altri servizi è opportuno valutare la presenza o meno in tutti gli ospedali». Detto questo, in tema di sanità Biada ribadisce la necessità «di garantire sempre e comunque la qualità del servizio».
Dalle file dell’opposizione, invece, il consigliere Paolo Zanella (Pd) sollecita la giunta a fare delle scelte: «I dati confermano in modo sempre più drammatico l’insostenibilità dei punti nascita. Non solo dal punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista del servizio che si riesce
La vicepresidente Fa pensare il fatto che le mamme residenti nelle zone periferiche scelgano di partorire a Trento e Rovereto e non negli ospedali di Cles e Cavalese
Investimenti Valorizzare le realtà di periferia con punti di riferimento per singole patologie qualificherebbe la sanità dando un’identità alle valli
Zanella (Pd) «Ostinarsi a non guardare la realtà e a tenere aperti reparti che non lavorano per il 60% del tempo è insensato e inappropriato»
a garantire. I medici gettonisti (che sono ormai la maggior parte), senza continuità e inserimento nell’organizzazione quale qualità e sicurezza garantiscono? E lo stesso vale anche per il personale assunto che perde progressivamente expertise a forza di vedere poca casistica. Pure l’assessore — continua — pare averlo capito quando dice che sono gli stessi medici a consigliare di andare a partorire nei centri principali. Ostinarsi a non guardare l a re al t à e tenere aperti punti nascite che non lavorano per il 60% del tempo è insensato e inappropriato». E aggiunge: «Per le nostre valli serve investire, ma su servizi che garantiscano una migliore qualità di vita rispetto ai bisogni prioritari». Poi Zanella punzecchia Tonina sull’aumento della spesa per il privato: «Non si può sminuire come fa l’assessore dicendo che è la minima quota del bilancio destinato alla sanità e che non siamo la Lombardia. Se è vero che da noi il privato accreditato è di gran lunga inferiore a quello di altre Regioni, ci spieghi perché i dati Istat elaborati da Gimbe descrivono la nostra provincia come il territorio in cui le famiglie spendono di più in spesa sanitaria privata».
La Cgil Si usino le risorse per migliorare altri servizi sul territorio
La Uil Numeri irrisori come questi non garantiscono la sicurezza