Ztl, università e inclusione: «La Rovereto che vi lascio»
Dopo otto anni a Palazzo Pretorio Valduga parla della città e non solo «Ciclo dei rifiuti? Con Bolzano mai un dialogo fatto seriamente»
TRENTO «Sono consapevole di quello che si è cercato di fare e lo rivendico. Ma quando è finito il tuo tempo, deve iniziare un altro tempo», riflette Francesco Valduga e parlare di Rovereto gli fa brillare gli occhi. Dopo otto anni e mezzo da sindaco lascia un’eredità fatta «di tante opere, ma che rientrano in una visione: quella della rigenerazione. Degli spazi, ma anche delle funzioni, per agevolare le relazioni tra le persone. E non solo tra queste».
Non solo?
«Anche tra Comuni e con la Provincia. I cittadini cercano servizi con una tale rapidità e qualità che nessun Comune è può fare da solo. I rapporti con gli altri enti sono sostanza vera nell’amministrazione, ma non fanno clamore».
Parlando di Provincia,da sindaco ha chiuso al termova l o r i z z a t o r e a
Ro ve r e t o . M a in campagna elettorale ha te n u to aperta l’ipotesi a T r e n to . Un comportamento scorretto il suo?
«No, perché? Rovereto ha già dato con il depuratore, la we t ox i d a t i o n (poi saltata), la discarica per la Vallagarina e qualcuno vorrebbe mettere la Valdasitico. Il “bac k ya rd” è bel l o pi e no. Inoltre Trento è più baricentrica rispetto al territorio e il teleriscaldamento di Rovereto ha una rete piccola: si dovrebbe comunque costruire. Ma vorrei aggiungere altro».
Prego.
«Credo che un’interlocuzione seria con Bolzano non sia mai stata fatta. Abbiamo sempre assunto che avrebbero detto no ai nostri rifiuti, senza pensare alla loro reale convenienza. Se l’Europa li spinge a fare la differenziata, il loro impianto potrebbe avere bisogno di “materie prime”. Si potrebbe anche ipotizzare di sperimentare con il gassificatore se ci si appoggia al termovalorizzatore di Bolzano, che attutisce i rischi. E qui si rito r n a al t e ma d e l l ’a p e r t u r a nd all’esterno delle amministrazioni».
Si diceva della Valdastic o . Mau r i z i o Fugatti afferma che Rovereto sia l’unica alternativa percorribile per l’uscita.
«Così come è stata pensata è devastante per il paesaggio e per il modello turistico che abbiamo in mente: lento ed esperienziale. E per l’ambiente: la città non può vedersi privata della sorgente dello Spino. Fugatti immagina che le categorie economiche ne trarranno beneficio. Ma, c’è il rischio opposto: un roveretano potrebbe arrivare nei centri commerciali veneti in mezz’ora».
Veniamo, appunto, a mobilità e commercio. L’accusa è di avere danneggiato i negozianti con l’ampliamento della Ztl.
«Molto è stato fatto per l’attestamento, come il raddoppiamento del Follone e la creazione di nuove vie di penetrazione verso l’interno. Abbiamo creato altri parcheggi, al tribunale o in Santa Maria, e attuato una gestione della sosta differente. Queste cose servono a garantire proprio l’accessibilità verso il centro. Ciò significa parcheggiare lì vicino, ma anche che il centro sia libero per le relazioni tra le persone. Non per le macchine. Ho rispetto per chi ogni mattina affronta le difficoltà di far vivere una bottega. Ma a fronte di tanti illuminati che hanno preso una direzione, c’è chi continua con una visione antistorica, secondo cui servirebbe entrare in negozio con l’auto. Sono consapevole che il momento sia difficile, con l’e-commerce che passa sopra le nostre teste. Ma occorre cavalcare la tigre: si potrebbe usare la rete per farsi conoscere e dal vivo offrire quello che la rete non offre. Cioè qualità dei prodotti e, ancora una volta, relazioni».
Il nuovo centro culturale della comunità musulmana fa discutere. Il centrodestra è scettico, dal centrosinistra poche voci. C’è un problema di inclusione a Rovereto?
«Sono i soliti tote m d a campagna elettorale della destra: sperano di identificare nemici per ottenere consenso. Non è vero che a Rovereto c’è una comunità in assoluto non integrata. Certo, si può e deve fare meglio ma ci sono grandi possibilità di convergenza: con la scuola, con l’associazionismo, anche con la Chiesa. Il luogo di culto musulmano a Rovereto — città della pace — già c’è: alla cartiera. Con risorse proprie la comunità islamica dimostra di voler investire e compra una struttura per non rimanere in affitto. Lascia anche degli spazi che si possono riutilizzare. Cosa c’è di sbagliato? Infine, non è che il centrosinistra stia zitto, è che sa di cosa si sta parlando!».
Quale dovrebbe essere r a p p o r to t r a Ro ve r e t o l’università?
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«L’obiettivo di Rovereto è di diventare città universitaria, coltivando la relazione proficua con UniTrento. Il rapporto tra ricerca e impresa sarà sempre più importante in futuro. Sono aumentati gli stanziamenti da parte del Comune verso l’ateneo attraverso bandi e borse di studio. L’idea è che l’università possa fare crescere Rovereto e renderla attrattiva, con ricadute positive in termini di crescita culturale e di indotto economico. Non si abbia paura della vivacità che l’università comporta».
Si apre però il tema della residenzialità. Nelle ci t t à universitarie spesso si rischia la rincorsa agli affitti.
« Il turismo e gli affitti degli studenti tendono “a viziare” il mercato. Da un lato ci deve essere l’intervento del pubblico nell’edificazione di studentati, come a Borgo Sacco. Ma non sarà sufficiente e si dovranno pensare altri interventi. Poi c’è un altro tema: quello di un patrimonio di alloggi pubblici o parapubblici sfitti. Questi sono stati affidati a Itea ma non sono mai stati sistemati. Se i Comuni entrassero nella gestione di Itea, ci potrebbe essere la messa a disposizione degli alloggi pubblici agli studenti in questo percorso. Infine, il Comune può intervenire con incentivi e disincentivi fiscali per agevolare l’affitto agli studenti o fare da mediatore».
È ancora vivo il ricordo degli omicidi di Mara Fait e Iris Setti. Qual è la situazione in termini di sicurezza?
❞ Nella Città per la pace, il luogo di culto per l’Islam c’è già. La comunità musulmana ha deciso di acquistare una struttura per non stare in affitto. Cosa c’è di sbagliato in questo?
«(prende una pausa ndr.) Sono stati due eventi dolorosissimi per la comunità, che non voglio sminuire. Se stiamo a guardare i dati, la polizia ci dice che reati del genere sono in calo. Ma l’amplificazione di questi fatti può alterare la percezione della gente sul tema. Fermo restando che dove c’è un commissariato l’autorità in materia di sicurezza è la questura e non il sindaco, abbiamo ottenuto collaborazioni per agire sulla percezione dei cittadini. Abbiamo fatto progetti con la polizia locale, la control room, le telecame r e d i f f u s e e a g i to con sanzioni. Poi c ’è il versante dell’educazione: l ì s ì che è compito dell’amministrazione costruire progetti di integrazione e con le scuole»