Corriere del Trentino

«In “Conte Vistarino” porto l’esperienza fatta con Lunelli Qui voglio lasciare il segno»

Lino Scaravonat­i guida una delle cantine storiche dell’Oltrepò

- Di Francesca Negri

TRENTO C’è un trentino alla guida di una delle cantine storiche dell’Oltrepò pavese, nonché una delle tenute più grandi d’Italia. È Lino Scaravonat­i, da un mese nuovo direttore generale di Conte Vistarino, fondata nel 1674 — e prima produttric­e di Metodo Classico in Italia dal 1865 — dai Conti Giorgi di Vistarino a Villa Fornace, oggi conta su 826 ettari di proprietà, di cui 102 vitati, incastonat­i tra irti vigneti e boschi ricchi di biodiversi­tà, con tanto di cantina, azienda agriturist­ica e una riserva di caccia tra le più importanti del Paese. Classe 1971, Scaravonat­i fino a qualche settimana fa faceva parte del gruppo di lavoro della famiglia Lunelli: dopo la laurea i n Economia a z i e ndale a l l a Bocconi di Milano, infatti, è entrato subito in Ferrari Trento, dove si è occupato di controllo di gestione, investimen­ti, acquisizio­ni e contributi europei, per passare poi alla riorganizz­azione agricola per Tenute Lunelli e, infine, si è occupato della produzione vitivinico­la per Bisol1542. «Dopo 20 anni importanti ed entusiasma­nti all’interno nel gruppo Lunelli non ero ancora stanco di voler crescere profession­almente — spiega Scaravonat­i —. L’ultimo ruolo che ho ricoperto era quello di responsabi­le di produzione di Bisol e, non essendoci altri ruoli disponibil­i, ho deciso di cogliere un’opportunit­à che mi permettess­e di vedere il mondo del vino a 360 grandi. Avevo voglia di misurarmi in primis con me stesso, ma anche con il ruolo di direzione generale che mi ha offerto Ottavia Giorgi di Vistarino , oggi alla guida dell’azienda. Qui rimarrò anche molto concentrat­o s ul - l’aspetto vigneto e cantina, dove è nata la mia vera passione per il vino».

L’a r r i vo di Scaravonat­i in Conte Vistarino è un elemento chiave della rivoluzion­e che la cantina sta mettendo in atto: «Dopo la ricostruzi­one aziendale degli anni Duemila e il seguente consolidam­ento qualitativ­o, oggi siamo nella fase della crescita strutturat­a — afferma Ottavia Giorgi di Vistarino —. Dal 2009 abbiamo scelto le parcelle migliori del nostro Pinot Nero per creare i Cru Pernice, Bertone e Tavernetto e oggi la gamma è arricchita anc he da e t i c het te di Metodo Classico, espression­e di microterro­ir e attuale fulcro dell’attività enologica in fieri all’interno della nuova cantina, inaugurata nel 2018. Progetto, quello degli spumanti, che, dopo la creazione dei cru rossi sul modello della Borgogna, per noi e diventato prioritari­o. Vogliamo crescere soprattutt­o in eccellenza, oltre che in fatturato, nel

prossimo quinquenni­o, come la nuova nomina dimostra». Ed è qui che si inserisce Scaravonat­i, forte di tutta l’esperienza maturata con uno dei produttori più blasonati in Italia in termini di bollicine. «Conte Vistarino — afferma il nuovo dg — oggi produce 220mila bottiglie all’anno, 45mila di Metodo Classico e il resto vini fermi. Dobbiamo puntare t utto su bollicine e vini bianchi. È stato fatto un percorso incredibil­e sui cru di Pinot Nero in rosso anche grazie all’apporto del consulente della Borgogna Antony Colas. La vocazione del Pinot Nero e dei vigneti aziendali non si deve esaurire qui, dobbiamo creare un progetto forte sia sui bianchi, in particolar­e sul Riesling che in Oltrepò ha trovato la sua terra d’elezione, sia sul Metodo Classico». La vocazione di questo territorio per bollicine e Pinot Nero è risaputa da sempre, ma ancora non è riuscita a emergere né a essere riconosciu­ta dal mercato: «Trentodoc e Oltrepò pavese Docg hanno in comune la storicità nel produrre bollicine — afferma Scaravonat­i — e il fatto che entrambe le denominazi­oni valorizzin­o principalm­ente un vitigno Internazio­nale, che a Trento è lo Chardonnay, in Oltrepò il Pinot Nero. Tra le due aree vinicole c’è anche in comune la varietà dei vini realizzati: fermi bianchi, fermi rossi e sparkling. Spero che anche grazie al mio arrivo e ai nuovi investimen­ti qui in zona di colossi come Masi, Tommasi e Berlucchi si riesca a fare sistema per portare questo territorio al valore, anche economico, che si merita. Conte Vistarino non può che impegnarsi per continuare a essere l’azienda di riferiment­o dell’Oltrepò: c’è un valore storico e una grande volontà di Ottavia di andare in questa direzione». Il manager, che in azienda ha trovato un altro trentino, l’enologo Vittorio Merlo, in Conte Vistarino dal 2017, entro fine maggio elaborerà il suo piano strategico che definisce «delle 4 E»: «L’eccellenza, affinché la qualità dei vini di Conte Vistarino si affermi per il Metodo

Classico. Economicit­à, perché è essenziale raggiunger­e un corretto rapporto di quelli che sono i costi aziendali e il valore che si mette in bottiglia e che il mercato deve riconoscer­e. Efficacia, al fine di ottimizzar­e i tempi in vigneto, in cantina e nelle relazioni. Efficienza, intesa chiarament­e anche in termini di sostenibil­ità ambientale. Tutto questo è molto stimolante, c’è molto che mi riporta indietro al mio arrivo in Ferrari nel 2004, quando davvero ho avuto la percezione di essere davvero “uno del Ferrari”. Avevo bisogno di tornare a identifica­rmi in qualcosa con cui sento molta affinità. In Conte Vistarino ho trovato persone che vogliono provare a fare la differenza sul loro territorio, come me».

Il futuro Dopo 20 anni importanti ed entusiasma­nti a Trento, ho scelto di rimettermi in gioco

La rivoluzion­e Per Ottavia Giorgi di Vistarino l’obiettivo adesso è di una crescita strutturat­a

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 ?? ?? Oltrepò pavese La tenuta della cantina Conte Vistarino. Accanto, Lino Scaravonat­i con Ottavia Giorgi di Vistarino
Oltrepò pavese La tenuta della cantina Conte Vistarino. Accanto, Lino Scaravonat­i con Ottavia Giorgi di Vistarino

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