«La famiglia deve educare all’arte»
L’esempio di Alessandro, al museo con la figlia: «Compito non solo della scuola»
A sentire gli addetti al settore, quasi nella totalità dei casi i giovani frequentano i musei perché obbligati. In primis dalla scuola. Da questo punto di vista, per dirla con le parole che ieri ha usato l’archeologo Paolo Giulierini, innovare significa «cambiare rotta su alcune scelte museal i , i nte r c e t t a ndo le sensibilità dei giovani». «Ma anche la famiglia ha il suo ruolo», spiega Alessandro da dentro il serpentone di visitatori che aspettano di entrare nelle sale sotto la Torre Granda. Alessandro lavora in un’azienda trentina di servizi informatici e coglie l’occasione del centenario per «rivedere il Castello da adulto» e «trasmettere un po’ di passione per il bello» alla sua bambina. Che nel frattempo alleggerisce l’attesa con qualche corsa nel giardino di Castelvecchio.
Frequenta spesso seo del Castello?
il mu
«Ero venuto ai tempi delle scuole, avrò avuto dieci anni, ora ne ho quasi 42 e diciamo che un po’ di tempo è passato».
Considera comunque il Buonconsiglio un simbolo del Trentino?
«Sì, anche se capita di darlo per scontato, senza sapere cosa ha rappresentato e cosa continua a rappresentare. Deve essere un tramite per t r a ma n d a r e la s to r i a d e l Trentino e può essere una fonte di ispirazione per i giovani, per spingersi più consapevolmente verso il futuro».
I musei quindi hanno una funzione sociale?
«Devono ambire ad averla e i ni z i a t i ve di questo t i po contribuiscono. È questo lo spirito con cui sono qui».
Per lei questa è anche una gita in famiglia... Far conoscere i musei ai figli è una responsabilità dei genitori?
«Assolutamente sì. L’educazione all’arte e all’apprendere viene certo favorita dalla scuola, ma diventa più difficile far digerire certe questioni in un contesto scolastico, se gli stimoli non partono anche dalla famiglia».