Baldessari futurista
La mostrand al Museo Civico di Rovereto L’artista trentino e l’omaggio alla sua arte Dal cabaret alla velocità: i temi delle opere Le riflessioni su guerra e paesaggio
Èun’immersione nelle geometrie e nei colori del futurismo quella proposta dal Museo della Città di Rovereto, fino all’8 settembre, con la mostra Baldessari futurista. Dall’astrattismo al dinamismo. Le sale, suddivise per temi, ripropongono i cavalli di battaglia del futurismo, cabaret, macchine e velocità, ma anche riflessioni attualissime sulla guerra e sul paesaggio. «Di fatto – spiega il curatore Maurizio Scudiero – Baldessari torna dove sessant’anni fa esatti, nel 1964, si tenne la prima mostra su Baldessari futurista alla Pinacoteca civica». È proprio il Museo civico nella sede di via
Calcinari a ospitare il suo ritorno, in un’esposizione frutto della collaborazione con il Mart e collezionisti privati. Artista dotato di una tecnica strepitosa, sia per i dipinti a olio, sia nei pastelli che nelle tecniche miste, ma anche sol i d o d i s e g n a to r e , Rober to Marcello Baldessari «ha oggi la giusta collocazione tra i grandi del suo tempo». Nato a Innsbruck e cresciuto a Rovereto, dove venne indirizzato agli studi artistici da Luigi Comel della Scuola Reale Elisabettina, si formò all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Lì scoprì il Futurismo. La sua fu un’esistenza sempre in movimento. Visse a Firenze, Roma, dove morì nel 1965, ma anche a Berlino, in Francia e Spagna. A i nizio carriera, s i legò al mecenate s v i z zero Alfredo Hess, che gli garantiva uno stipendio, acquisendo in cambio le sue opere. Nel giro di un paio d’anni, però, il contratto venne interrotto perché la produzione era così proficua che il mecenate non aveva abbastanza spazio per conservare tutti i lavori. Una ricchezza e varietà artistica che si rif l e t te nel l e s e t t a nt a o pere esposte in mostra, di cui 55 dipinti, tre sculture, incisioni e pastelli. Il percorso proposto da Scudiero non è cronologico, ma «segue una divisione tematica secondo i soggetti che l’artista ha interpretato di più, sia per vocazione che perché più funzionali al Futurismo». Il periodo considerato va dai primi saggi di astrazione nel 1915, passando per gli esordi del Futurismo, con un ritorno al figurativo post-accademico dal 1924, sino all’ultimo periodo legato a l l ’a e r o p i t t u r a d a l 1934 al 1937. La prima sala dedicata a As t r a z i o ne e F u t u r i s mo si concentra sul periodo fiorentino, quando l’artista – insieme all’amico Fortunato Depero – si cimentava nell’astrattismo, cercando di trovare una cifra stilistica propria. La seconda sala approfondisce il tema del teatro, del bar e del cabaret. «Nelle osterie Baldessari trova l’idea della gente, del movimento, della vita» e le ripropone con diverse tecniche, tra cui il collage, come Ardengo Soffici. Chiara è anche l’influenza di Picasso e Hopper. A catturare l’attenzione sono poi i dipinti e le sculture su macchine, treni, tram e rotaie che interrompono la quiete della città storica. La terza sala si concentra sui r i t r a t t i , dove Bal dessar i fa propria l’idea di Boccioni dell’anti-grazioso inteso come bello. Largo poi ai paesaggi, urbani e rurali, dove le geometrie si ricompongono nella definizione di paesini immersi nel verde o nella quiete della prima alba. Chiude il percorso la sezione dedicata alla guerra, rispetto alla quale Baldessari è un futurista atipico. Visti i natali austriaci, infatti, non venne chiamato a combattere e ciò lo portò a guardare al conflitto concentrandosi, più che sull’afflato della battaglia, sulle retrovie. Su quei treni che partivano carichi di militari in viaggio verso il fronte e tornavano indietro pieni di soldati feriti, mutilati o morti. La mostra termina con Uno sguardo alle avanguardie e incisioni futuriste dal 1916 al 1919, che mostrano l’evoluzione del segno, dall’esile lavoro al bulino, fino alle complesse orditure delle acqueforti, nelle quali Baldessari è maestro.