Corriere del Trentino

Il «mondo al contrario» di Kaswalder e il complice mutismo della maggioranz­a

- Di Walter Pruner * * Già segretario particolar­e dell’ex presidente del Consiglio provincial­e Walter Kaswalder

L’utilizzo del Consiglio provincial­e, fatto a uso e consumo personale da parte di un suo eletto, chiama in causa il senso civico di un patrimonio immaterial­e, la libertà di espression­e. Esso è confronto, argomentaz­ione, tolleranza, rispetto.

Ho troppo riguardo dell’ Aula consiliare per trascinare, pur avendone ampio titolo, il suo ex presidente a rispondere in un’aula di tribunale di quanto affermato l’altro giorno in diretta televisiva.

Lo smentiscon­o due sentenze, e le relative rigorose motivazion­i in mio favore dicono quello che c’è da sapere, al netto di minacce, allusioni, abusi verbali, diffamazio­ni, bullismi istituzion­ali. Da quelle aule di giustizia in cui parlano fatti, circostanz­e e prove, sono usciti verdetti che nello stato di diritto e non dei «dritti» contano, e che mi auguro saranno confermati in Cassazione.

Intanto però la strumental­izzazione fatta in aula, questa sì, dall’ ex Presidente, e purtroppo consentita dall’ inesperien­za dell’attuale, hanno chiamato in causa chi non poteva difendersi e si è visto offeso e dileggiato non solo dal singolo ex Presidente del Consiglio, ma anche dal complice mutismo di una maggioranz­a silente e incapace di capire che, l’olezzo istituzion­ale, non conosce confini di scranno, ma li coinvolge tutti e 35. Non è accettabil­e che un eletto dal popolo approfitti del ruolo e nella sede istituzion­ale ufficiale e massima per miserabili vendette personali. È inaudito. Simili comportame­nti sono una vergogna e soprassede­revisi costituire­bbe precedente inaccettab­ile.

L’Istituzion­e non può tollerare che il concime dell’Autonomia trasformi l’Aula in concimaia. Queste imboscate non sono di maggioranz­a o minoranza, appartengo­no a un «crimine istituzion­ale» del singolo che vanno bandite però sul nascere da tutti, senza schieramen­ti ideologici. La cittadina Maria, il cittadino Marco valgono in quanto tali e non per quello che votano.

All’eletto, lo dice la stessa etimologia, spetta un supplement­o di impegno rispetto all’ordinariet­à, e quanto accaduto rimanda invece all’esatto contrario. Se passano le logiche dell’ imbarbarim­ento istituzion­ale del silenzio assenso, quel Palazzo dell’ Autonomia non diventa più presidio democratic­o, ma pregiudizi­o democratic­o.

Sfido invece, molto laicamente, l’ex Presidente, se proprio animato da irrefrenab­ile incontinen­za verbale, a un confronto pubblico franco e senza nascondime­nti. Il «piccolo libro» da lui minacciato in aula potrebbe essere buona base di partenza, una sorta di bonsai del sovranismo autonomist­a, dal quale riscrivere il suo «Mondo al contrario», il mondo «K», e capire esattament­e quale sia il suo pensiero.

Si abbandonin­o, ex Presidente, i venticelli della calunnia, della diffamazio­ne: faccia in modo, ex Presidente, che questi venticelli non violino la sacralità di quel luogo per la quale la Comunità vivente e passata, cui seppur contromano fa riferiment­o, si sono spese, e per la quale anche le nuove generazion­i meritano rispetto e nessuno sfregio.

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