Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I profughi fra caos e muri
Anche se, drammaticamente, diventa invece un «mare monstrum» fatto di violenze e di morti. Infine nessuno ci dice che il flusso dei profughi non è uno stillicidio che prima o poi finirà. Non basta dire che lo sfacelo della Siria o della Libia, una volta (chissà come … ) risolto chiuderà il rubinetto dei disperati del pianeta. L’ultimo rapporto dell’Onu parla di 60 milioni – pari ad una Italia intera – di profughi, di apolidi, di richiedenti asilo e di sfollati che solo in piccola parte raggiungono il mondo occidentale. Ma c’è anche una spinta gigantesca che parte da differenze demografiche e di benessere incredibili. Differenze che non si risolveranno né presto né facilmente. Insomma un vero e proprio esodo, come chiama i flussi migratori l’economista inglese Paul Collier utilizzando non a caso un termine biblico (il suo libro è pubblicato da Laterza). Che sostiene anche che le migrazioni possono destabilizzare non solo i paesi di provenienza, ma anche quelli di accoglienza. Ciò che già oggi succede nella disUnione europea e nelle nostre stesse realtà locali ne è una (prima) prova.Il rischio è che con una gestione emotiva e mal condotta dei profughi nelle acque blu del Mediterraneo non scompaiano solo dei disperati senza nome, ma affondino anche la pietà, la nostra coesione sociale, lo stesso ideale di Europa.
Dobbiamo insegnarle che non si può fare sempre quello che si vuole e che ci sono dei no da accettare. Ma il posto l’abbiamo tenuto, se vuole potrà tornare già da quest’anno