Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Una buonuscita milionaria a Sorato, ma Bpvi chiederà i danni
Si valuta l’azione di responsabilità. La buonuscita milionaria bloccata per metà da un esposto di Bpvi
Popolare di Vicenza valuta l’azione di responsabilità contro l’ex Ad Samuele Sorato (in foto). È quanto trapela intorno a Bpvi, dopo le ispezioni della Bce sugli aumenti di capitale finanziati per 975 milioni dalla banca, che avevano già condotto a maggio alle dimissioni del manager. E ora Bpvi starebbe valutando l’azione di responsabilità nei confronti del manager, a cui è stata attribuita la responsabilità.
Aumento di capitale, Banca popolare di Vicenza va verso l’azione di responsabilità contro l’ex Ad Samuele Sorato. La linea era stata anticipata dal presidente Gianni Zonin nella convention con i direttori di filale quindici giorni fa. Gli aumenti di capitale da 1,5 miliardi tra 2013 e 2014, finiti nel mirino dell’ispezione Bce perché finanziati per 974 milioni da prestiti della banca stessa, con conseguente caduta degli indici patrimoniali e la necessità di una nuova operazione fino a 1,5 miliardi con quotazione in Borsa, sono responsabilità di Sorato, aveva in sostanza detto il presidente. Il manager non ne aveva informato il consiglio, che avrebbe fermato tutto. Una tesi che era stata criticata allora dai sindacati («Inaccettabile la dichiarazione che la responsabilità sia tutta del precedente management»).
La linea della responsabilità di Sorato pare tuttavia far strada. A sostenerlo ieri l’agenzia Ansa, che cita «fonti finanziarie». E sostiene che la causa potrebbe estendersi anche ai vicedirettori che avevano lasciato la banca con Sorato. D’altra parte, dopo la linea espressa da Zonin davanti ad 800 dirigenti dell’istituto, e con un’assemblea dei soci a fine anno per la trasformazione in spa che si annuncia rovente, pare difficile che a questo punto, pena la loro smentita, alle parole non seguano i fatti.
E tuttavia altre interpretazioni suggeriscono maggior cautela. Fonti vicine al cda di Bpvi, citate sempre dall’Ansa, fanno sapere che «l’argomento non è ancora stato discusso in consiglio». Le verifiche interne che il cda ha affidato all’Ad Francesco Iorio non paiono d’altra parte ancora concluse e giunte a quantificare il danno. In più la relazione finale di Bce e Bankitalia sull’ispezione che ha fatto emergere l’aumento di capitale «taroccato» deve ancora arrivare. E avrà un peso rilevante sulla linea che sarà decisa in autonomia dalla banca.
In ballo c’è anche la buonuscita concordata tra Sorato e Popolare di Vicenza a maggio, nel momento del divorzio consensuale. Cinque milioni, secondo l’Ansa; inferiore, più vicina ai 3,5, sulla base di uno stipendio annuo che sempre l’Ansa fissa in 1,7 milioni, secondo altri. Pagata per metà, sempre secondo questa tesi, visto che la seconda tranche sarebbe stata bloccata da un esposto cautelativo presentato dalla banca, mano a mano che emergevano gli esiti degli approfondimenti sull’aumento di capitale. Buonuscita già nel mirino dei sindacati, di fronte a tagli di filiali ed esuberi che si prospettano. «Chiedono 30 milioni di risparmi sul personale e ne erogano 5 a una persona sola. Qualcosa non quadra», ha detto Giuliano Xausa della Fabi.
Ma la giornata per la Popolare di Vicenza è stata lunga anche su altri fronti. Ieri alla Camera il sottosegretario Pierpaolo Baretta, rispondendo all’interrogazione del parlamentare leghista Filippo Busin, ha ricostruito le ispezioni Bce legandole alle «anomalie riscontate nella compravendita di azioni proprie» durante le analisi 2014 in vista dei test Bce. Situazioni difficilmente riscontrabili, sostiene il ministero dell’economia, «per- ché difficilmente individuabili se non si ricorre a una verifica mirata in loco». In più sulla vendita dell’ex sede di Vicenza di Banca d’Italia a Bpvi, finita nel mirino delle critiche, Baretta per il ministero ha sostenuto che «è stata venduta con asta», ad un prezzo di 9,525 milioni, superiori ai 9,35 di base d’asta. E sul «presunto conflitto d’interesse» dell’ex dipendente di Banca d’Italia Giannandrea Falchi all’interno di Bpvi, la risposta ha sostenuto che «Falchi si era dimesso nel settembre 2013, periodo antecedente» all’avvio degli stress test Bce. E Bankitalia ricorda come la carriera di Falchi in via Nazionale «non ha comportato l’assunzione di responsabilità di vigilanza». Risposte che non convincono Busin: «Dal governo vergognosi silenzi sullo scandalo Bankitalia-Bpvi, con centinaia di risparmiatori sul lastrico nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto controllare».