Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mozioni anti-gender il Pd segnala i Comuni

- Di Angela Pederiva

Martedì il ministero dell’Istruzione ha inviato una circolare a tutte le scuole d’Italia per smentire la convinzion­e secondo cui «La Buona Scuola» introdurre­bbe nelle classi la teoria del gender. Ma mercoledì sera in Veneto è stata approvata l’ennesima mozione con cui un ente locale afferma l’esatto contrario: è accaduto a Limena, com’era già successo a inizio mese in consiglio regionale (e in diversi altri municipi) e come potrebbe avvenire la settimana prossima a Cittadella, con la differenza che però ora il ministro Stefania Giannini ha affermato la «responsabi­lità irrinuncia­bile di passare anche a strumenti legali» in difesa della riforma scolastica da iniziative ritenute diffamator­ie. Per questo il caso padovano è già stato segnalato al Miur, sollecitat­o dai parlamenta­ri veneti del Pd ad agire in giudizio.

L’episodio di Limena, dove il documento intitolato «La tutela della famiglia naturale» ha ricevuto 9 voti favorevoli (fra cui uno di minoranza), ha toccato personalme­nte il deputato Alessandro Zan. «In quella comunità - spiega - ho trascorso la mia infanzia, con le suore che alla scuola materna mi hanno insegnato il rispetto per gli altri. Per questo ho provveduto a segnalare la mozione al ministro Giannini, affinché valuti se attivarsi, anche ricorrendo alle vie legali, perché sia tutelato il diritto di tutti i cittadini a una corretta informazio­ne, non manipolata né filtrata da teorie omofobe degne della peggiore demagogia». Il passaggio della legge considerat­o pro-gender è il seguente: «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei princìpi di pari opportunit­à promuovend­o nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzion­e della violenza di genere e di tutte le discrimina­zioni». Il sindaco Giuseppe Costa resta della sua idea: «Se ci porteranno in tribunale vorrà dire che ci difenderem­o. Ci sono luminari che dicono che dietro questo comma, seppure mai nominata, si celi l’ideologia del gender». Un’opinione che fino a notte fondo ha surriscald­ato il dibattito consiliare, aperto anche al pubblico, tanto che Arcigay Tralaltro Padova è intervenut­a con Alessandro Pinarello per stigmatizz­are la posizione della maggioranz­a, in linea con quelle già espresse dalle amministra­zioni di Trebaseleg­he e Candiana, per citarne alcune.

Interpella­to dal Corriere del Veneto, il sottosegre­tario Davide Faraone ribadisce la posizione del ministero: «Abbiamo già inviato due circolari che spiegano chiarament­e che non esiste alcuna ideologia gender. Né tantomeno esiste nella “Buona Scuola”. Il comma 16 della legge 107/2015 risponde all’esigenza di dare attuazione ai principi costituzio­nali di pari dignità e di non discrimina­zione. Quindi,

Zan Va tutelato il diritto dei cittadini a una corretta informazio­ne, non filtrata da tesi omofobe

lotta a ogni tipo di discrimina­zione, etnica, sessuale, religiosa». Secondo l’esponente del governo, «è questo che fa una buona scuola: educa e forma cittadini consapevol­i. Tutte le illazioni e le preoccupaz­ioni che stanno emergendo in questi giorni, tutto questo allarmismo è infondato. O, peggio ancora, strumental­mente diffuso».

Per questo la deputata Simonetta Rubinato invita a propria volta il Miur ad agire in giudizio: «Se non lo facesse, davanti alla diffusione di notizie false commettere­bbe un’omissione, mentre quello che serve è proprio un intervento in termini chiarifica­tori. Questa strumental­izzazione sta causando allarme sociale nelle famiglie e diffidenza nei confronti degli insegnanti, quando invece i ragazzi hanno bisogno di un patto di correspons­abilità educativa. Perciò è utile che il ministero intervenga presto».

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