Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La telefonata: «Come sta la mamma?»

- Di Mauro Pigozzo Pigozzo

Bottiglie di rosso e campane a festa. Ieri, dop0 che si era sparsa la voce della liberazion­e di Danilo, a Peron, frazione di Sedico, si impazziva di gioia. La prima telefonata l’ha ricevuta la moglie Malika: «Mi ha detto che stava bene, che non vedeva l’ora di vederci. Ma ha chiesto soprattutt­o come stava la mamma».

La gioia ha l’eleganza di sei bottiglie di rosso. Cabernet Franc, ma qui lo chiamano «sangue di Gesù». Sono disposte ordinatame­nte sul tavolo, senza tappo, coperte da un tazzina di caffè per evitare che il vino entri troppo in contatto con l’aria. Walter, marito di Simona, una delle tre figlie di Danilo, ha le mani grandi e ruvide e versa un bicchiere sorridendo. A Danilo, ma non possiamo dire “cento di questi giorni” perché augurargli cento rapimenti non va bene. Cin cin».

Il campanile ha da poco rintoccato quattro volte, è il pomeriggio più bello che i «Ragazzi del Peron» potessero immaginare. All’alba, verso le sei e mezzo del mattino, avevano letto nel loro gruppo WhatsApp l’annuncio. «Danilo è libero». E da allora è stata solo felicità, o per dirla con le loro parole, «un gran festone». Siamo a Peron, frazione di Sedico, nel Bellunese: settecento anime accovaccia­te sotto ad un campanile tanto bello quanto discusso, perché da queste parti ancora non hanno digerito che «due parroci fa» si costruisse la nuova chiesa nell’era del Giubileo del 2000.

Qui la notizia è arrivata con una telefonata che è già scritta nei libri di storia locale. L’ha ricevuta Malika, la moglie di Danilo. «Mi ha detto che stava bene, che era libero, che non vedeva l’ora di vederci. Ma il suo pensiero più grande era per la madre, Gilda: ha chiesto come stava». Lei, la nonna del paese di 94 anni, ieri pomeriggio dormiva. Per 46 giorni di fila le hanno nascosto che il figlio era stato rapito. All’inizio, quando ci fu l’assalto della stampa, le chiusero i balconi della casa. Poi le dissero che la television­e non funzionava. Quindi, le spiegarono che Danilo scriveva solo «col computer». «Fino a ieri - racconta la figlia Simona - Le avevo mentito ancora, dicendole che Danilo aveva chiamato e che presto sarebbe tornato a casa». Bugie bianche, che nell’aria rarefatta dei monti hanno l’odore dell’onestà. «Ma oggi le ho detto che torna, ed è tutto vero», aggiunge Simona, quasi piangendo dalla gioia. Fuori, in giardino, nipoti, parenti e amici sono impegnati a infiocchet­tare automobili, finestre e reti di recinzione. Sono nastri verdi, bianchi e rossi. Bandiera italiana, come avessimo vinto i mondiali. Pamela, l’altra figlia, sorride. «Dalla Farnesina ci hanno detto poche cose. Di sicuro, per lui sarà duro tornare alla routine quotidiana, sarà uno choc. Ma lo attendiamo». Malika, originaria di Marrakech, intanto versa tè verde alzando in alto la teiera, rispettand­o il rituale marocchino. Sul tavolo, in salotto, sono disposti biscotti e frutta secca. Porta dentro anche qualche bibita gassata e del succo di frutta. «Ma la grappa, dov’è»?, ridono gli amici, che continuano a suonare al campanello.

Sono quelli che stanno organizzan­do la festa per il ritorno, sotto la supervisio­ne di Massimilia­no Keganit: sabato prossimo, tensostrut­tura nella zona degli impianti sportivi, menù a base di trippa e pastin. Questo il programma ancora ufficioso, elaborato in una riunione carbonara ritmata più dai brindisi che dalle questioni logistiche, utile a far passare le ore e far scendere la sera nella pioggia che lascia il posto alla notte umida della montagna. Tra tutti, il nipote Cristian, 14 anni, sbotta: «Ora prendo la Panda e guido fino a Venezia, vado a prenderlo io il nonno». Ci sono volute zie e amici a fermarlo, mentre al telefono chiama Wisal, la figlia ventenne di Danilo che studia a Milano. «Sto arrivando, a sera son con voi: non vedo l’ora di vedere papà», dice.Intanto, è l’ora dello spritz al bar Aurora, Mecca della briscola. «Ho ricevuto un messaggio stamattina dalla figlia di Danilo – dice la titolare – te lo leggo: “Papà è libero e io impazzisco”. Che bello». Attorno, è un tripudio di cicchetti con lo speck e di bianchi versati in bicchieri ruvidi, da osteria. A poca distanza c’è la parrocchia. Don Alberto Ganz la mattina ha suonato le campane a festa anche se Danilo non sembra un fedele assiduo. «Ne parlerò anche nell’omelia – confida - per la nostra comunità è un gran giorno». Poi saluta e scappa dai cresimandi, c’è la riunione. Il sindaco Stefano Deon si accoda ai festeggiam­enti. «Una giornata di grande gioia dopo la tensione e la paura, non vediamo l’ora di riabbracci­arlo». Ma ormai è notte e Sedico a poco a poco si addormenta. Oggi sarà un gran giorno, c’è un nuovo vip in paese. Sì, è vero: Danilo è tornato.

La moglie Malika Mi ha detto che era libero e che non vedeva l’ora di vederci La figlia Wisal Arrivo da Milano, sto impazzendo: non vedo l’ora di vedere papà

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(foto Zanfron) Il brindisi La famiglia di Calonego al completo ieri nella casa di Sedico

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