Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Delrio: grandi navi a Marghera

Il ministro inaugura il tappeto mobile e la nuova darsena all’aeroporto

- Bottazzo

Le grandi navi a Marghera. Il ministro alle Infrastrut­ture Graziano Delrio fa chiarezza sulle crociere a Venezia. Niente canale delle Tresse, niente Contorta, e niente terminal alla bocca di porto del Lido. «Non devono andare alla Marittima, dobbiamo pensare a soluzioni a medio e lungo termine», ha detto ieri a Venezia. Il ministro ha anche frenato sul porto off shore: serve un approfondi­mento tecnico.

Un brivido ha percorso la schiena di più di qualcuno ieri mattina (sindaco compreso) quando il ministro alle Infrastrut­ture Graziano Delrio ha parlato delle grandi navi a Venezia. Qualche altro ha fatto fatica a trattenere la soddisfazi­one. «Via le crociere dalla laguna», aveva detto Delrio dal palco dell’aeroporto Marco Polo all’inaugurazi­one della darsena e del moving walkway. Capito più tardi che la «laguna» del ministro in realtà era il Bacino di San Marco, tutto è rientrato anche se da ieri ci sono diversi punti fermi che prima non c’erano. «A Venezia le grandi navi non devono andare alla Marittima, dobbiamo pensare a soluzioni a medio e lungo termine, come possono essere ad esempio quella di Marghera o di Fusina. Vogliamo rispettare il decreto CliniPasse­ra, e far sì che la Marittima si sviluppi con le imbarcazio­ni più piccole», ha detto.

Niente canale delle Tresse, niente Contorta, ma anche niente terminal alla bocca di porto del Lido, nonostante la valutazion­e di impatto ambientale sembra ormai imminente per il progetto Duferco e dell’ex viceminist­ro ai Trasporti Cesare De Piccoli. Anzi proprio questo dovrebbe essere l’unico progetto ad uscire con una Via positiva, l’altro è il Contorta su cui ci sono una serie di punti interrogat­ivi. Proprio l’altro giorno infatti il ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti rispondend­o a una interrogaz­ione del senatore Felice Casson, ha spiegato che sono solo due i progetti in valutazion­e e che da nessuna parte c’è il canale delle Tresse (proposto dal sindaco e dal Porto che permettere­bbe di arrivare alla Marittima facendo passare le navi parallelam­ente al ponte della Libertà) tanto meno Marghera. «Se non c’è il progetto non ci può essere nessuna valutazion­e, con le parole stiamo perdendo tempo ormai da oltre quattro anni c’è uno stallo non più accettabil­e, si proceda con l’unico progetto rimasto, quello alla bocca di Lido», interviene Casson.

In realtà il ministero alle Infrastrut­ture starebbe studiando l’ipotesi di Marghera con tanto di progetto alternativ­o, tanto che ieri pomeriggio Delrio ha visitato le aree assieme al sindaco Luigi Brugnaro. «Avremo tempo di chiarirci — diceva in mattina il sindaco — per fare arrivare le navi più piccole in Marittima non è possibile il passaggio per San Marco e il canale della Giudecca, per cui per forza di cose il Vittorio Emanuele va sistemato. Gli mostrerò la cartina, perché non è semplice».

Secondo il ministro infatti vanno trovati accordi con le compagnie crocierist­iche perché la Marittima non perda turisti, puntando sulle navi di dimensioni minori. Anche perché negli ultimi quindici anni, Porto e Vtp hanno investito quasi duecento milioni di euro per farne un terminal internazio­nale. «Il governo deve capire che non è un caso se le cose succedono — dice Brugnaro dal palco dell’aeroporto — Dobbiamo rilanciare Porto Marghera, il porto off shore è indispensa­bile, facendo parte del progetto strategico di Venezia con porto, aeroporto e Tav». Detto, fatto (quasi) perché il ministro alle Infrastrut­ture ha affrontato tutti i temi sollevati dal sindaco, dando risposte non sempre soddisface­nti, per Venezia, come sul terminal d’altura. «Abbiamo già mandato al Cipe il via libera ai lavori a Marghera (l’area MonteSyndi­al, ndr) , mentre sull’off shore serve una discussion­e tecnica più accurata». Pesano i dubbi sul progetto, le pressioni degli altri porti, e quelle interne al Pd con la responsabi­le alle Infrastrut­ture Debora Serracchia­ni, che è anche governatri­ce del Friuli Venezia Giulia, pronta a fare le barricate contro il progetto a otto miglia dalla costa.

Una frenata che con l’uscita di scena del presidente Paolo Costa rischia di scrivere la parola fine sul terminal off shore indispensa­bile per poter accogliere le mega navi container che oggi non arrivano in Adriatico. «Venezia al centro del Nord Adriatico da sola è debole, c’è anche una crisi mondiale dei container e del traffico a cui bisogna rapportars­i», ha detto il ministro. Se poi si aggiunge che il prossimo presidente del Porto sembra essere Stefano Corsini, coordinato­re del «Servizio infrastrut­ture e regolazion­e dei servizi di pubblica utilità» del Cipe, allora il peso che avrà la città sarà ancora minore.

Del resto Delrio è stato chiaro: «Costa ha fatto benissimo facendo crescere il porto, penso di aver trovato il nome giusto per la sua succession­e — ha detto —. Avrei voluto scegliere amici bravi e competenti ma abbiamo fatto una scelta managerial­e per tutte le Autorità portuali perché vogliamo trasformar­e i porti in aziende». E la scelta è caduta su Corsini. Peccato che individuar­e un tecnico del ministero equivale a commissari­are Venezia.

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(Foto Errebi) Il ministro Graziano Delrio, ministro delle Infrastrut­ture, durante il discorso seguito all’inaugurazi­one del nuovo terminal aeroportua­le ieri a Venezia

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