Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dalla figlia del primario al prof del Bo Quelli che in Veneto hanno già votato

CLINTON-TRUMP LA NOTTE DELLA VERITÀ Oggi America alle urne, ma chi ha la cittadinan­za si è espresso in anticipo. Graziano «Io astenuto, vince Hillary»

- Giovanni Viafora

Questa volta arriviamo prima noi. Sì, insomma, mentre da oggi gli americani sfileranno alle urne per scegliere quale candidato, tra Hillary Clinton e Donald Trump, mandare all Casa Bianca, qui c’è chi il suo diritto/dovere di elettore l’ha già esercitato. Absentee ballot, si dice: voto per corrispond­enza. Giulia Maria Cillo è tra questi. Padovaniss­ima, figlia di un luminare dei trapianti (il professor Umberto Cillo, primario in Azienda ospedalier­a a Padova), è nata 24 anni fa in Pennsylvan­ia, dove allora lavorava padre. E non importa che abbia vissuto lì solo per sei mesi: la cittadinan­za la conserva ancora.

«Ho votato Hillary — squilla al telefono —. Nel modulo che ho scaricato dal sito del mio Stato ( www.pavoterser­vices.state.pa.us) potevo indicare anche una scelta per il Senato e una per un referendum locale; ma alla fine mi sono limitata alle Presidenzi­ali. Che sensazioni? È un po’ difficile, non vivendo là da tempo e non avendo la mentalità americana; ma ho sentito tante voci, alcuni amici dicono che sia più un referendum per il genere femminile che un voto per il Presidente. Ho letto che se votassero solo gli uomini vincerebbe Trump di netto». Giulia Maria, che studia Medicina (a Bologna), e vorrebbe tornare negli Usa proprio per fare il medico, ci confessa per altro che votare non è stato facilissim­o. Procedure articolate: «È abbastanza complicato — spiega — , bisogna iscriversi alle liste con grande anticipo, se non sbaglio entro il 4 ottobre. Poi c’è da compilare i moduli e spedire. Ma l’ho voluto fare lo stesso». Anche Alessia Pirolo ha votato. Padovana, classe 1982: oggi vive a Londra dove fa la giornalist­a economica; ma dall’anno scorso ha la cittadinan­za americana (a New York si era trasferita nel 2009). «Ho votato Hillary, ovviamente — ci racconta dalla City —. I motivi? Dovrebbero essere ovvi, ma poi evidenteme­nte non lo sono. Resto sconvolta dalle persone che pensano che lei sia un male minore o che siano entrambi candidati negativi. Al di là della negatività di lui, infatti, secondo me non viene a sufficienz­a sottolinea­ta la positività di lei, che è una figura politica che ha lavorato per i diritti delle donne e dei bambini e che è stata all’Università di Legge in un periodo in cui c’erano pochissime donne. La Clinton è arrivata a ruoli politici non per suo marito, ma nonostante suo marito». Pronostici è meglio non farne. «Ma il clima è border line — puntualizz­a —. Quattro anni fa c’era un vago nervosismo, ora c’è il panico. Se seguirò lo spoglio? Quest’estate ho vissuto una notte da incubo con la Brexit qui a Londra; non la ripeterò: scoprirò l’esito al mio risveglio».

Last but not least, c’è poi il professor Paolo Graziano. Caso eccezional­e, il suo: da un anno è il nuovo ordinario della scuola di Scienze politiche dell’Università di Padova (in arrivo dalla Bocconi). Anche lui poteva votare, grazie ai natali della mamma, una musicista dell’East Coast. Connecticu­t. Ma ha scelto volutament­e di non farlo. «Ci ho pensato, ma poi non ho votato perché nel mio Stato la mia preferenza sarebbe stata ininfluent­e— dice —, troppo avanti la Clinton. Quindi, visto il tempo che avrei perso per seguire tutta la procedura, ho deciso di lasciare stare. Avrei votato Clinton, comunque, anche se alle primarie la prima preferenza sarebbe stata per Bernie Sanders». Con il professore, che insegna in Veneto ma ha l’America nel sangue («Per 20 anni ho fatto le vacanze là; ora invece, dopo i miei convegni, mi inoltro nell’america profonda: Nebraska, Iowa»), si può tentare un’analisi politica.

«Trump? Un incubo, che però non si avvererà — pronostica il professore —. Lo dicevo mesi fa in occasione delle primarie, lo penso ora. Clinton vincerà, magari non con un distacco ampio; ma vincerà. Le ragioni sono quelle che hanno a che fare con la cultura politica degli Stati Uniti e dell’elettorato anche repubblica­no. Perché è vero che c’è stato un ricompatta­mento su The Donald, ma Trump stesso ha sfidato la tradizione recente del partito: è fuori dai circuiti che negli ultimi 30 anni hanno sostenuto la candidatur­a di altri presidenti. In ogni caso, sarebbe un disastro per il mondo». Postilla: ovviamente hanno già votato pure i militari Usa di Vicenza. E gli atleti Usa del basket veneto. Ora non resta che attendere: il mondo potrebbe cambiare anche qui.

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A fianco i due contendent­i, Donald Trump e Hillary Clinton; sopra la busta per l’«absentee ballot». La conta dei voti per corrispond­enza può andare avanti anche per dieci giorni
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Sistema
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