Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Giaretta e Armano bacchettano Zanonato «Flavio, non hai il diritto di uccidere il Pd»
Dopo la lista dei No dell’ex sindaco, arriva il Sì di Begin, Pillon e Ferragosti
A meno di quattro settimane dal referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo, il clima all’interno del Pd padovano si fa sempre più incandescente. A dar fuoco alle polveri, ci ha pensato l’ex sindaco e ministro (oggi europarlamentare) Flavio Zanonato che giovedì scorso, poche ore prima dell’affollatissimo comizio in Fiera del premier nonché segretario nazionale del partito Matteo Renzi, ha diffuso una lista di oltre cento persone che voteranno No alla riforma. Un elenco che annovera (tra i tanti) il consigliere regionale Piero Ruzzante, i docenti universitari Marco Almagisti, Giorgio Tinazzi e Giorgio Roverato, gli ex assessori Marco Carrai e Mauro Bortoli, la presidente provinciale dell’Anpi Floriana Rizzetto e l’organizzatrice della Fiera delle Parole Bruna Coscia.
La mossa di Zanonato (considerato pure l’attivismo dello stesso su Facebook) non è però piaciuta ai suoi amici e colleghi di partito Paolo Giaretta e Elio Armano, l’uno già sindaco, senatore e primo segretario veneto del Pd e l’altro anziano militante della sinistra sin dai tempi del Pci e da poco ex consigliere della Veneranda Arca del Santo. «Siamo tra i dirigenti che, sin dalla fine degli anni Ottanta, hanno lavorato per far sì che, nel mondo progressista, si realizzasse una prospettiva unitaria – ricordano Giaretta e Armano – E quel lavoro ha portato prima alla nascita dell’Ulivo e poi a quella del Pd, consentendo appunto ai progressisti di governare il Paese per due volte con Romano Prodi e Padova per un lungo periodo (proprio con Zanonato)». I due si dicono preoccupati per «il tono del dibattito interno al Pd» e richiamano militanti e iscritti «alle conseguenze che potrebbe avere l’uso di argomentazioni ultimative, eccessive e che tolgono rispetto alle diversità di giudizio». «Davanti alla crisi di maggioranza in atto a Palazzo Moroni – sottolineano l’ex democristiano e l’ex comunista – il Pd dovrebbe avere la responsabilità di manifestarsi come luogo di ampie aggregazioni e non di aspre divisioni interne». Infine, Giaretta e Armano ricordano che il Pd «è un valore da custodire e non da mettere in discussione». Insomma il partito «è un patrimonio di quelle tante persone che l’hanno fatto nascere, nessuno di noi ha titolo per farlo morire». Da registrare intanto che al vasto fronte del Sì (di cui fanno parte tutti i parlamentari padovani, l’intero gruppo consiliare a Palazzo Moroni e i segretari cittadino e provinciale Massimo Bettin e Antonio Bressa) si sono aggiunti anche tre figure molto legate allo stesso Zanonato come il noto profumiere Dino Beghin, l’ex amministratore delegato di AcegasAps Cesare Pillon e l’ex dirigente del Consorzio cooperative costruzioni di Bologna Enzo Ferragosti.