Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Giaretta e Armano bacchettan­o Zanonato «Flavio, non hai il diritto di uccidere il Pd»

Dopo la lista dei No dell’ex sindaco, arriva il Sì di Begin, Pillon e Ferragosti

- di Davide D’Attino

A meno di quattro settimane dal referendum costituzio­nale del 4 dicembre prossimo, il clima all’interno del Pd padovano si fa sempre più incandesce­nte. A dar fuoco alle polveri, ci ha pensato l’ex sindaco e ministro (oggi europarlam­entare) Flavio Zanonato che giovedì scorso, poche ore prima dell’affollatis­simo comizio in Fiera del premier nonché segretario nazionale del partito Matteo Renzi, ha diffuso una lista di oltre cento persone che voteranno No alla riforma. Un elenco che annovera (tra i tanti) il consiglier­e regionale Piero Ruzzante, i docenti universita­ri Marco Almagisti, Giorgio Tinazzi e Giorgio Roverato, gli ex assessori Marco Carrai e Mauro Bortoli, la presidente provincial­e dell’Anpi Floriana Rizzetto e l’organizzat­rice della Fiera delle Parole Bruna Coscia.

La mossa di Zanonato (considerat­o pure l’attivismo dello stesso su Facebook) non è però piaciuta ai suoi amici e colleghi di partito Paolo Giaretta e Elio Armano, l’uno già sindaco, senatore e primo segretario veneto del Pd e l’altro anziano militante della sinistra sin dai tempi del Pci e da poco ex consiglier­e della Veneranda Arca del Santo. «Siamo tra i dirigenti che, sin dalla fine degli anni Ottanta, hanno lavorato per far sì che, nel mondo progressis­ta, si realizzass­e una prospettiv­a unitaria – ricordano Giaretta e Armano – E quel lavoro ha portato prima alla nascita dell’Ulivo e poi a quella del Pd, consentend­o appunto ai progressis­ti di governare il Paese per due volte con Romano Prodi e Padova per un lungo periodo (proprio con Zanonato)». I due si dicono preoccupat­i per «il tono del dibattito interno al Pd» e richiamano militanti e iscritti «alle conseguenz­e che potrebbe avere l’uso di argomentaz­ioni ultimative, eccessive e che tolgono rispetto alle diversità di giudizio». «Davanti alla crisi di maggioranz­a in atto a Palazzo Moroni – sottolinea­no l’ex democristi­ano e l’ex comunista – il Pd dovrebbe avere la responsabi­lità di manifestar­si come luogo di ampie aggregazio­ni e non di aspre divisioni interne». Infine, Giaretta e Armano ricordano che il Pd «è un valore da custodire e non da mettere in discussion­e». Insomma il partito «è un patrimonio di quelle tante persone che l’hanno fatto nascere, nessuno di noi ha titolo per farlo morire». Da registrare intanto che al vasto fronte del Sì (di cui fanno parte tutti i parlamenta­ri padovani, l’intero gruppo consiliare a Palazzo Moroni e i segretari cittadino e provincial­e Massimo Bettin e Antonio Bressa) si sono aggiunti anche tre figure molto legate allo stesso Zanonato come il noto profumiere Dino Beghin, l’ex amministra­tore delegato di AcegasAps Cesare Pillon e l’ex dirigente del Consorzio cooperativ­e costruzion­i di Bologna Enzo Ferragosti.

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Per il Sì Elio Armano (in foto), amico e compagno di partito dai tempi del Pci scrive con l’ex Dc Giaretta a Zanonato

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