Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Procura sulle tracce del tesoro di Galan
Inchiesta sul riciclaggio di 1,8 milioni, resta indagato il commercialista Paolo Venuti
VENEZIA A tre anni dall’apertura dell fascicolo, la Procura di Venezia tiene ancora aperta l’inchiesta per riciclaggio nei confronti di Paolo Venuti, commercialista di Giancarlo Galan. L’indagato lo ha scoperto ieri in aula: il pm Stefano Ancilotto attende l’esito delle rogatorie internazionali nelle banche dove si cerca il tesoro da 1,8 miliardi dell’ex governatore. Intanto, la difesa di Lia Sartori ha depositato un video de Le Iene sulle condizioni di salute di Giovanni Mazzacurati.
VENEZIA È partita per incontrare il figlio maggiore, ieri Sandra Persegato non si è presentata (giustificata) all’udienza Mose. Lady Galan era la più attesa del gruppo di mogli, figlie, nuore e affini chiamate dagli avvocati difensori degli imputati. Se ne riparlerà il 27 aprile, quando si presenterà come testimone chiamata dall’avvocato Giovanni Chiello, legale dell’architetto Danilo Turato che ristrutturò villa Rodella. Sempre per alleggerire la posizione di Turato era stato chiamato Paolo Venuti, il commercialista di Galan. Ha già patteggiato per concorso in corruzione e ieri ha scoperto di non essere ancora uscito dall’inchiesta perché resta indagato per riciclaggio dei proventi delle mazzette ricevute dall’ex governatore. «Non lo sapevo, non ho ricevuto più nulla dopo la notifica di proroga delle indagini a dicembre 2014 - racconta a margine dell’udienza - Speravo fosse stata archiviata».
E invece l’indagine continua, come ha spiegato il pm Stefano Ancilotto al collegio del tribunale presieduto da Stefano Manduzio. Avviata su segnalazione del Gico della Guardia di Finanza a San Valentino di tre anni fa, attende l’esito di rogatorie internazionali in banche di diversi paesi europei dove sarebbe transitato il tesoro accumulato con le mazzette. Ancilotto non lo dice ma si riferisce al miliardo e 800 milioni di cui parlano Venuti e sua moglie Alessandra Farina in una intercettazione del giugno 2014. Venuti: «Quelli in Svizzera li tengo io, quelli in Croazia li tiene lui. Un milione e otto». Cioè Galan. La Farina: «Sono la prestanome, lui vuole che vadano alla figlia e alla figlia andranno». «Sappiamo dalle testimonianze che l’ex governatore occultava le somme grazie ad alcune persone: il riciclaggio è ancora in fase di accertamento - ha spiegato il Pm presentando al collegio giudicante la documentazione (depurata da numerosi omissis) - Ed è in corso la richiesta di rogatoria di una somma consistente oltre i nostri confini. Somme di cui Venuti parla, facendo capire che non sono sue. Somme date a fiduciarie, transitate su conti esteri e da lì su altri conti esteri. Una cosa complessa». La vicenda è entrata nell’udienza perché l’accusa ha puntato la strategia processuale sul fatto che gli indagati nei procedimenti connessi e i loro parenti e affini possono avvalersi della facoltà di non rispondere per evitare di aggravare la propria posizione o quella del congiunto: Persegato, Marina Zangirolami nuora di Mazzacurati e Venuti, chiamato da Chiello per ripetere la sconfessione della versione di Piergiorgio Baita (Mantovani aveva pagato i restauri, Tecnostudio di Turato sovrafatturava e la differenza era la tangente) già fatta al pm prima del patteggiamento. Per i giudici, Villa Rodella e riciclaggio delle tangenti Mose sono due faccende diverse e hanno ammesso la testimonianza. Il commercialista ha confermato («Ho visto solo fatture regolari per Villa Rodella, otto emesse nel 2006») e al controesame del pm è stato ad un passo dallo sconfinare nel procedimento connesso. «Lei sa se Galan ha a disposizione somme all’estero?». «No. Cioè, mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Mai saputo se Baita finanziava le campagne elettorali, né che Sacaim fece gratuitamente lavori alla villa. La salute dell’ex presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati tiene ancora banco. L’avvocato Alessandro Moscatelli, difensore di Amalia Sartori, aveva chiamato il geriatra Luigi Grezzana: nella sua perizie scrive che nel 2013 Mazzacurati presentava «sindrome demenziale, idrocefalo normoteso, depressione maggiore, perdita di autonomia». Il giudice Manduzio non ha accettato la relazione e neanche la testimonianza: argomento già trattato con il perito Carlo Schenardi. Il collegio si è riservato di acquisire un filmato de Le Iene del 2007 nel quale mostra qualche incertezza nell’eloquio. La tesi della difesa è che già dal 2005 avesse segni della malattia neurodegenerativa (il 14 dicembre un referto del neurologo Enrico Cagliari che lo aveva visitato a dicembre parla di ischemia e dilatazione del cervello). Altre cartelle cliniche risalgono al 2008. Ma Marina Zangirolami, nuora e vedova del figlio Carlo, non ha confermato: «Mio suocero fino a quando l’ho visto nel 2014 aveva uguale memoria, attenzione, dedizione». «Nessun decalage - fa eco Flavia Faccioli, all’epoca addetta alle relazioni esterne - Solo, a seguito della malattia e della morte del figlio Carlo e dell’arresto di Baita era meno disposto all’ascolto e più lento». Chi lo ha visto distratto è Antonio Padoan, ex direttore dell’Usl 12 e nel cda di Banca degli Occhi al tempo della presidenza Mazzacurati. «Sicuramente c’è stato un calo di attenzione - ha riferito - E sono rimasto colpito dal fatto che cadeva spesso. In Cda a volte vedevo uno sguardo sperduto verso il direttore». Intanto, ieri Ancilotto ha consegnato al tribunale 192 documenti dal fascicolo del Pm su attività integrative di indagine come sequestri e perquisizioni.
Le Iene La difesa di Lia Sartori ha chiesto di far vedere un video delle Iene del 2007 con Mazzacurati