«Si chiuda in casa» Poi esplode la porta e comincia l’assalto

Il racconto dei vicini: «Tutto è durato una manciata di secondi»

VENEZIA Il portone d’ingresso verde scuro si apre a fatica e dà su un corridoio che porta dritto a una piccola corte in cui ci sono alcune sedie arrugginite e uno stendibiancheria. A sinistra ci sono le cassette postali con pochi cognomi, tutti italiani, e un appartamento in cui vive una famiglia araba. Per entrare bisogna bussare, perché il campanello è rotto. «Non parlo italiano né inglese, solo arabo», dice la signora che ha aperto, prima di rientrare in fretta e furia. Alzando lo sguardo si nota un terrazzino con le finestre ancora spalancate e due paia di scarpe da ginnastica a prendere aria. È l’appartamento in cui vivevano Fisnik Bekaj e Dake Haziraj, al civico 3796 in sestiere San Marco, in Calle de la Mandola. Per raggiungerlo bisogna salire una rampa di scale, dove si notano schegge e grossi pezzi di legno a terra. Sono i residui della porta che è stata fatta esplodere dalle forze dell’ordine alcune ore prima, per fare irruzione. «Erano le 4, ho sentito un’esplosione e mi sono svegliata, ho pensato che fosse una bombola – racconta la vicina che abita al piano di sopra -. Ho visto la luce accesa sulle scale e sono andata sul pianerottolo. Mi sono trovata davanti un carabiniere che mi ha detto “Vada dentro, torni subito in casa”». Il blitz è durato pochi secondi. «Ho fatto in tempo a vedere del fumo, forse dovuto all’esplosione», continua la signora. Ieri mattina della porta non era rimasto quasi niente e l’ingresso era stato «sbarrato» con il nastro bianco e rosso che, comunque, non impediva di vedere l’interno. Gli spazi sono piccoli e si vedono ancora gli effetti del blitz. Tutto è in disordine, le borse della spesa sono buttate a terra, le sedie intorno a un piccolo tavolino verde da bar sono fuori posto e qualcuna è rotta. Il pavi-

Poche stanze L’interno dell’appartame nto è molto spoglio, giusto quel che serve per mangiare e dormire. In alto una foto dopo l’irruzione