Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Gang dei giostrai di nuovo liberi per un cavillo

Hanno messo a segno 35 assalti al bancomat. Incarcerat­i, sono stati rilasciati per vizi di procedura Ed è la seconda volta: era già successo dopo il primo arresto. La frustrazio­ne di pm e carabinier­i

- Citter

Arrestati, liberati. E poi ancora arrestati e liberati. È un vero e proprio «pasticcio» giudiziari­o quello che a Treviso vede protagonis­ti i componenti della banda dei giostrai, accusati di aver messo a segno 35 assalti ai bancomat tra Veneto e Friuli. Scarcerati per l’ennesimo volta. Il motivo: dopo il secondo arresto non sono stati interrogat­i dal gip Umberto Donà, lo stesso che ha firmato le due ordinanze per le misure cautelari. E per questo i loro avvocati ne hanno chiesto la revoca.

Liberi tutti. Anche quelli che fin dal giorno del primo arresto erano sempre rimasti in cella. Anche quelli che non l’avevano chiesto. Tutti a casa, da ieri, i giostrai accusati di aver messo a segno 35 assalti ai bancomat tra Veneto e Friuli Venezia Giulia tra il 2015 e il 2016. Il motivo? Dopo il secondo arresto non sono stati interrogat­i dal gip Umberto Donà, lo stesso che ha firmato le due ordinanze che li aveva portati in cella. E che di fronte alla decisione del tribunale del Riesame di accogliere il ricorso di uno degli indagati, a sorpresa, li ha scarcerati tutti ritenendo «esaurite le esigenze cautelari».

È l’ennesimo colpo di scena in una delle inchieste più sofferte per la procura di Treviso e i carabinier­i, che quei presunti ladri li avevano incastrati dopo un anno di indagini. Perché prima della scarcerazi­one di ieri, i giostrai (indagati a vario titolo di associazio­ne a delinquere finalizzat­a a commettere furti e rapine, riciclaggi­o di auto rubate, ricettazio­ne, detenzione illegale di armi e di esplosivi) erano passati per un arresto a fine settembre 2016, una scarcerazi­one imposta dal tribunale del Riesame a inizio ottobre, un nuovo arresto a gennaio e un nuovo Riesame poco dopo. Le stesse guardie, gli stessi ladri, le medesime accuse e un’innegabile mole di «vizi procedural­i» che quei ladri li riporta sempre fuori dal carcere. E la cosa paradossal­e è che l’impianto accusatori­o, non è mai stato messo in discussion­e. L’ultimo passaggio si è consumato ancora tra il gip Donà e il tribunale del Riesame. Questa volta l’oggetto è il mancato interrogat­orio degli indagati dopo il secondo arresto a gennaio. Il gip non li ha sentiti, ritenendol­o non necessario. Ma nella seconda ordinanza, per non incorrere nel «vizio procedural­e» che aveva portato alla bocciatura della prima (mancata valutazion­e autonoma delle prove), aveva motivato individual­mente le esigenze cautelari di ogni indagato. Nuove contestazi­oni sulle quali, però, gli stessi indagati avrebbero dovuto potersi difendere col gip. Per questo due avvocati hanno presentato istanza di revoca della misura cautelare per omesso interrogat­orio (gli avvocati Giovanni Gentilini per Donal Major e Stefano Pietrobon per Rienzi Fracasso). Le richieste sono state valutate dal gip Donà che le ha respinte e gli avvocati si sono rivolti al Riesame che il 29 marzo ha accolto l’istanza di Major e ne ha disposto la scarcerazi­one (per Fracasso era attesa la fissazione dell’udienza). A quel punto, e siamo al 30 marzo, anche l’avvocato Fabio Crea ha presentato al gip Donà la medesima istanza di revoca per uno dei presunti capi Jody Garbin, Andrea Rossetto e Davide Scitorri e qui, ieri, c’è stato l’ennesimo ribaltone: il giudice infatti, pur ribadendo non sussistere «l’inefficaci­a della misura cautelare per omesso interrogat­orio» ha deciso di andare oltre valutando «che allo stato debbano ritenersi esaurite le esigenze cautelari» e «per ragioni di necessaria uniformità delle posizione giuridiche e di evidente economia processual­e» ha deciso di liberarli tutti.

Da ieri mattina quindi, sono tornati liberi anche Davide Massaroni Gabrieli, Gionata Floriani, Rodolfo Cavazza, Robin Cavazza, Angelo e Alberto Garbin, Matteo Cavazza, Lorenzo Cassol, Moreno Pietrobon, Charli Gabrielli, Claudio Major, Renato Pietrobon. Un pasticcio giudiziari­o che lascia perplessi, dentro e fuori le aule giudiziari­e: «Prendo atto di questa decisione» commenta seraficame­nte il procurator­e di Treviso Michele Dalla Costa, mentre per la senatrice del Partito Democratic­o Laura Puppato è necessario interessar­e il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il Consiglio Superiore della Magistratu­ra: «Affinché si valuti la necessità di un’ispezione all’ufficio gip di Treviso, che in questo ultimo periodo si è messo in luce negativame­nte. Una ripetizion­e di errori che inficia il lavoro delle forze dell’ordine, ripetuta due volte su un caso di questa rilevanza, non può passare inosservat­a».

Laura Puppato (Pd) Intervenga il ministero con un’ispezione, errori di questo tipo vanificano il lavoro degli inquirenti

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