Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

MA ZAIA CHE C’ENTRA CON TRUMP?

- Di Paolo Costa

C’è un filo che collega la guerra doganale scatenata da Donald Trump, l’uscita dall’Unione Europea avviata da Teresa May e l’autonomia del Veneto cercata dal governator­e del Veneto uca Zaia.

Il filo è quello del sovranismo. Del nazionalis­mo di ritorno. Del rinchiuder­si entro le mura dei singoli paesi, delle nazioni, come risposta emotiva ai danni economici, sociali e politici provocati dalla grande recessione.

Non, in questo caso, un sovranismo ideologico, quello che nasce, o porta, alle aberrazion­i degli scontri etnici, razziali o religiosi, ma quello illusoriam­ente pragmatico, che contesta l’Unione europea, verso l’alto, e, nel nostro paese, le regioni verso il basso.

Il sovranismo che il presiedent­e degli Stati Uniti pratica credendo di poterlo fare impunement­e; che Teresa May esercita fingendo di poter forzare a suo favore i risultati della Brexit; e che Zaia contesta si potrebbe dire a sua insaputa - rivendican­do spazi di competenza e potere regionale. Tre vicende da seguire con attenzione per renderci conto di dove ci stanno portando, o potrebbero portarci, le pulsioni sovraniste; purtroppo diffuse più di quanto non appaia.

La decisione di Trump è, al di là del merito -- la storia ci insegna che le guerre doganali alla lunga danneggian­o tutti i contendent­i--, quella di chi, novello marchese del Grillo, il sovranismo se lo può permettere.

Dovrà, e lo vedremo a giorni dopo l’incontro Trump Xi Jinping in Florida del prossimo 7 aprile, fare i conti con la Cina; ma può benissimo non preoccupar­si dell’Europa, se questa, per la gioia dei sovranisti, andrà alla guerra doganale in ordine sparso, senza poter far valere il peso della dimensione globale del suo mercato: auguri per la Vespa e la san Pellegrino! L’avvio dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sta mettendo in evidenza, con gli oltre 300 temi oggetto della trattativa, l’incredibil­e intreccio di servizi e vantaggi, poco noti perché colpevolme­nte sotto rappresent­ati, che ogni Stato membro deriva dall’appartenen­za all’Unione europea.

E se, come sottolinea il Financial Times, alla fine la Brexit desse alla Gran Bretagna la stessa «libertà di un cane attaccato a un carretto e libero solo di corrergli dietro»?

Ma l’irrazional­ità di una risposta sovranista ai problemi della società contempora­nea non vale solo verso l’alto, verso l’evidente opportunit­à/necessità di mettere in comune una parte di sovranità per sopravvive­re da europei nel contesto globale, vale anche verso il basso.

Verso l’indubbia opportunit­à che, ove possibile, il potere si avvicini ai cittadini.

Anche qui, al di là del merito, al di là del giudizio severo che va dato all’esperienza storica delle Regioni in Italia e alla necessità di una sua radicale riforma, il messaggio - eterogenes­i dei fini - tutt’altro che implicito nell’iniziativa di Zaia è che il sovranismo va combattuto anche sul fronte degli inutili eccessi di centralism­o.

Europa, Italia, Regioni è una partita tutta da (ri)giocare. È da sperare che i giocatori siano all’altezza della posta in palio.

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