Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
MA ZAIA CHE C’ENTRA CON TRUMP?
C’è un filo che collega la guerra doganale scatenata da Donald Trump, l’uscita dall’Unione Europea avviata da Teresa May e l’autonomia del Veneto cercata dal governatore del Veneto uca Zaia.
Il filo è quello del sovranismo. Del nazionalismo di ritorno. Del rinchiudersi entro le mura dei singoli paesi, delle nazioni, come risposta emotiva ai danni economici, sociali e politici provocati dalla grande recessione.
Non, in questo caso, un sovranismo ideologico, quello che nasce, o porta, alle aberrazioni degli scontri etnici, razziali o religiosi, ma quello illusoriamente pragmatico, che contesta l’Unione europea, verso l’alto, e, nel nostro paese, le regioni verso il basso.
Il sovranismo che il presiedente degli Stati Uniti pratica credendo di poterlo fare impunemente; che Teresa May esercita fingendo di poter forzare a suo favore i risultati della Brexit; e che Zaia contesta si potrebbe dire a sua insaputa - rivendicando spazi di competenza e potere regionale. Tre vicende da seguire con attenzione per renderci conto di dove ci stanno portando, o potrebbero portarci, le pulsioni sovraniste; purtroppo diffuse più di quanto non appaia.
La decisione di Trump è, al di là del merito -- la storia ci insegna che le guerre doganali alla lunga danneggiano tutti i contendenti--, quella di chi, novello marchese del Grillo, il sovranismo se lo può permettere.
Dovrà, e lo vedremo a giorni dopo l’incontro Trump Xi Jinping in Florida del prossimo 7 aprile, fare i conti con la Cina; ma può benissimo non preoccuparsi dell’Europa, se questa, per la gioia dei sovranisti, andrà alla guerra doganale in ordine sparso, senza poter far valere il peso della dimensione globale del suo mercato: auguri per la Vespa e la san Pellegrino! L’avvio dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sta mettendo in evidenza, con gli oltre 300 temi oggetto della trattativa, l’incredibile intreccio di servizi e vantaggi, poco noti perché colpevolmente sotto rappresentati, che ogni Stato membro deriva dall’appartenenza all’Unione europea.
E se, come sottolinea il Financial Times, alla fine la Brexit desse alla Gran Bretagna la stessa «libertà di un cane attaccato a un carretto e libero solo di corrergli dietro»?
Ma l’irrazionalità di una risposta sovranista ai problemi della società contemporanea non vale solo verso l’alto, verso l’evidente opportunità/necessità di mettere in comune una parte di sovranità per sopravvivere da europei nel contesto globale, vale anche verso il basso.
Verso l’indubbia opportunità che, ove possibile, il potere si avvicini ai cittadini.
Anche qui, al di là del merito, al di là del giudizio severo che va dato all’esperienza storica delle Regioni in Italia e alla necessità di una sua radicale riforma, il messaggio - eterogenesi dei fini - tutt’altro che implicito nell’iniziativa di Zaia è che il sovranismo va combattuto anche sul fronte degli inutili eccessi di centralismo.
Europa, Italia, Regioni è una partita tutta da (ri)giocare. È da sperare che i giocatori siano all’altezza della posta in palio.