Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bullismo-scout: gli fanno la pipì addosso
Vittima un 14enne, partita la segnalazione. «Fenomeno in aumento, sportelli nelle scuole»
Lo hanno legato con dei cordini, lo hanno picchiato e hanno concluso l’opera facendogli la pipì addosso. Lui non si è ribellato. Luca, 14 anni, ha accettato le angherie pur di essere incluso in quel gruppo scout dal quale non si sentiva accettato. Una storia cruda, violenta. Di bullismo che dilaga, che oltrepassa il confine scolastico e arriva anche nei gruppi parrocchiali.
Dietro alla storia c’è una professionista. Una psicologa contattata dalla famiglia non appena gli episodi sono venuti alla luce. Luca (il nome è di fantasia) di fronte alle botte, alle braccia legate non batteva ciglio. Subiva, perché per lui quello era l’unico modo di farsi accettare nel gruppo: diventare un capro espiatorio. «Il ragazzo non voleva nemmeno parlarne troppo — spiega Paola Scalari, la psicologa che ha seguito la sua famiglia — toglierlo dal gruppo scout sarebbe stata per lui la conferma di un fallimento. In questo caso ho chiesto al padre che insegnasse al figlio a difendersi, a ribellarsi». Non c’è però solo Luca. C’è anche Elena, di 15 anni presa di mira nella sua scuola professionale dalle compagne. «Sei brutta e i ragazzi di fronte a te scappano, con te non usciamo le dicono». Enrico di 16 anni invece fa il rappresentante di classe. I suoi compagni bulletti lo minacciano. Se non li coprirà nelle ore in cui usciranno da scuola di nascosto «gliela faranno pagare». Storie sempre meno occasionali. Tutte coperte da privacy e tutte accadute in Veneto. Dove nei primi mesi di quest’anno ci sono state decine di segnalazioni. L’allarme arriva infatti anche dai servizi sociali del Comune di Venezia tant’è che il tavolo tra Comune e forze dell’ordine dedicato ai giovani e attivato da tempo dalla Prefettura si occuperà d’ora in poi quasi esclusivamente di bullismo. «Il tavolo progetta interventi nel campo della prevenzione del comportamento a rischio – spiega Rosanna Rosada che con Paola Sartori si occupa di questo fenomeno per la direzione politiche sociali del Comune di Venezia. - le attività sono sempre più numerose perché il fenomeno sta aumentando». Le segnalazioni poi, dopo la richiesta di aiuto per l’aspetto psicologico allo sportello del Comune passano sempre per la polizia postale. «Solo loro sono in grado – dice Rosada – di dare gli strumenti tecnici con i quali fermare la diffusione di alcuni video». Molto più tentennante, invece sembra l’azione delle scuole. «Non abbiamo una mappatura precisa del fenomeno – spiegava qualche settimana fa Daniela Beltrame, direttore dell’ufficio scolastico del Veneto – i presidi quando hanno casi di questo tipo a volte non li segnalano per non mettere alla berlina il buon nome della scuola». Un’assurdità, considerata la necessità di arginare il fenomeno. Tant’è che proprio in questo senso si è mosso lo scorso febbraio anche il Miur. Le nuove linee guida per la prevenzione del bullismo prevedono l’attivazione per ogni provincia di uno sportello di ascolto e due docenti referenti per ogni istituto. Le scuole del Veneto, dice la nota di Beltrame, avevano tempo entro il 31 marzo.