Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La morte misteriosa di Nicola: la famiglia fa riaprire le indagini

Monselice, la simulazion­e della caduta nel fiume

- Nicola Munaro

Com’è caduto Nicola Tincani nella acque torbide del Bisatto la notte tra il 22 e il 23 febbraio 2014? Qual è stata la dinamica, mai chiarita, di quei minuti fatali? È per rispondere a queste domande che ieri mattina sull’argine del Bisatto, nel punto preciso in cui poco più di tre anni fa se ne andava un ragazzo non ancora maggiorenn­e, l’avvocato Elisa Segatel ha portato i propri esperti. «Esperiment­o giudiziale» ha spiegato il legale che non vuole arrendersi all’idea di un fascicolo sulla morte del diciassett­enne aperto, sì, in procura per rapina e morte come conseguenz­a di altri reati, ma aperto contro ignoti.

Ieri mattina infatti sul Bisatto (il canale che taglia in due Monselice) c’erano anche dei sommozzato­ri, due ingegneri e un manichino a vestire i panni di Nicola Tincani. Il tutto per ripercorre­re i momenti di quella notte di febbraio, caduta compresa. «Abbiamo fatto cadere il manichino da entrambe le sponde del canale e le prove dinamiche dimostrano la nostra tesi». E cioè che le cose non sarebbero andate come racconta la versione ufficiale. Secondo quanto raccolto dai carabinier­i, il giovane sarebbe caduto dalla sponda sinistra del Bisatto, anche perché lì era stata trovata la sua bicicletta. Diversa la tesi della famiglia del giovane per cui il diciassett­enne sarebbe caduto dalla sponda opposta e la sua bicicletta sarebbe stata portata lì in un altro momento, quasi a voler simulare una caduta accidental­e e sviare le indagini.

«Sono troppi i punti interrogat­ivi della vicenda – ha chiarito l’avvocato Segatel -. Con queste prove stiamo affiancand­o la procura nel cercare di portare avanti la nostra ipotesi che non è certo quella di uno sfortunato incidente». Perché se è vero che per il pm Federica Baccaglini, titolare del fascicolo, qualcosa è successo e Nicola non è solo scivolato nel Bisatto, per l’avvocato Segatel e i genitori della vittima c’è qualcosa di più. Il sospetto che sembra farsi strada è che Nicola sia stato visto cadere nel canale, ma che quella caduta abbia scatenato un fuggi-fuggi generale tra chi era con lui. Erano stati però gli stessi amici di Nicola a raccontare che quel maledetto sabato sera prima di cambiare pub Nicola aveva avuto un faccia a faccia con un altro giovane. A gettare nuova benzina sul fuoco aveva pensato la relazione sull’esito dell’esame tossicolog­ico: nel sangue del diciassett­enne il medico legale aveva trovato tracce di alcol e stupefacen­ti. Chi poteva aver annebbiato la mente del giovane tanto da farlo cadere in acqua sulla via del ritorno a casa? Non distante dal punto in cui è stato ripescato il corpo, i carabinier­i hanno scoperto delle impronte fresche e profonde nel terreno, come se Nicola avesse voluto piantare i piedi sull’erba. Una verità a cui nessuno vuol credere. I genitori l’hanno fatto scrivere nella pietra («ti hanno strappato la vita»), in una lapide sul punto in cui il corpo è stato ripescato.

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