Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il pm: «Eleonora rifiutò la chemio, i genitori vanno processati»
Padova, chiesto il rinvio a giudizio dei coniugi Bottaro. «La convinsero a curarsi con le teorie di Hamer»
Le hanno mentito. O, per dirla con le parole del pm Valeria Donatella Sanzari, le hanno fornito «una falsa rappresentazione della realtà sia con riferimento alla gravità e mortalità della patologia da cui era affetta, sia alla idoneità e adeguatezza dei rimedi da loro proposti, riconducibili alla Nuova medicina germanica di Hamer e assolutamente privi di qualsivoglia validità scientifica e idoneità terapeutica».
Dopo le accuse, il processo. La procura di Padova ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo dei genitori di Eleonora Bottaro, la ragazza morta a 18 anni, stroncata dalla leucemia il 29 agosto del 2016 dopo aver rifiutato di sottoporti alla chemioterapia. La richiesta è stata inoltrata al gip Mariella Fino, che ha fissato l’udienza il 10 ottobre. Lì, il giudice deciderà le sorti di un processo senza precedenti per le implicazioni giuridiche e morali che comporta.
Sotto accusa, infatti, non ci sono soltanto le modalità che portarono alla morte della studentessa di Bagnoli di Sopra, ma il modello educativo rappresentato dai genitori. Lino Bottaro, fotografo di 65 anni, e sua moglie Rita Benini, 53, sono infatti dei convinti seguaci delle filosofie del dottor (in realtà radiato) Ryke Geerd Hamer, secondo il quale le malattie non sono altro che il manifestarsi di un forte stress psicologico: curare l’origine del disagio, comporta la guarigione dell’individuo. Fu solo per questo, secondo la procura di Padova, che Eleonora Bottaro rifiutò la chemioterapia. E, anche se il padre l’ha sempre negato, per l’accusa furono mamma e papà a spingere la figlia - quand’era ancora minorenne - a curare il tumore con la medicina alternativa, invece che con la chemio che, secondo i medici, l’avrebbe quasi certamente salvata.
Nella richiesta di rinvio a giudizio, la procura spiega come i genitori di Eleonora, attraverso quella «falsa rappresentazione della realtà», avrebbero ingenerato «immotivatamente in Eleonora il falso convincimento che la terapia chemioterapica fosse non solo non necessaria, ma addirittura dannosa e che - al contrario l’osservanza delle regole da loro indicate avrebbe sicuramente condotto alla piena guarigione».
La ragazza manifestò i primi sintomi della malattia già nel dicembre 2015 ma rinviò ogni visita medica fino al febbraio 2016. «In tale periodo - sottolinea il pm riferendosi ai genitori- le somministravano cortisone e la sottoponevano ad agopuntura». La denuncia dei medici del reparto di Pediatria di Padova, aveva poi spinto il tribunale per i minori a togliere la patria potestà a Lino Bottaro e alla moglie. Nel frattempo, però i genitori avevano già organizzato il trasferimento in una clinica svizzera e, una volta dimessa, il suo ritorno a casa «dove, rifiutato ogni supporto, le somministravano soltanto alte dosi di vitamina C».
Omicidio colposo, quindi. Con l’aggravante «della previsione dell’evento», visto che Lino e Rita Bottaro erano stati «avvertiti da tutti i medici da loro interpellati, dell’inevitabilità della morte di Eleonora in mancanza della terapia chemioterapica».
Per provare la responsabilità dei genitori, la procura di Padova ha raccolto cartelle cliniche, tabulati telefonici e perfino conversazioni Whatsapp, oltre alla testimonianza di amici e compagni scout della studentessa.
«Eleonora - tuona l’avvocato della famiglia Bottaro, Roberto Mastalia - scelse autonomamente di rifiutare la chemio. La procura vuole un processo politico, che metta sotto accusa la libertà di ciascuno di potersi curare come meglio ritiene».