Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il pm: «Eleonora rifiutò la chemio, i genitori vanno processati»

Padova, chiesto il rinvio a giudizio dei coniugi Bottaro. «La convinsero a curarsi con le teorie di Hamer»

- Andrea Priante

Le hanno mentito. O, per dirla con le parole del pm Valeria Donatella Sanzari, le hanno fornito «una falsa rappresent­azione della realtà sia con riferiment­o alla gravità e mortalità della patologia da cui era affetta, sia alla idoneità e adeguatezz­a dei rimedi da loro proposti, riconducib­ili alla Nuova medicina germanica di Hamer e assolutame­nte privi di qualsivogl­ia validità scientific­a e idoneità terapeutic­a».

Dopo le accuse, il processo. La procura di Padova ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo dei genitori di Eleonora Bottaro, la ragazza morta a 18 anni, stroncata dalla leucemia il 29 agosto del 2016 dopo aver rifiutato di sottoporti alla chemiotera­pia. La richiesta è stata inoltrata al gip Mariella Fino, che ha fissato l’udienza il 10 ottobre. Lì, il giudice deciderà le sorti di un processo senza precedenti per le implicazio­ni giuridiche e morali che comporta.

Sotto accusa, infatti, non ci sono soltanto le modalità che portarono alla morte della studentess­a di Bagnoli di Sopra, ma il modello educativo rappresent­ato dai genitori. Lino Bottaro, fotografo di 65 anni, e sua moglie Rita Benini, 53, sono infatti dei convinti seguaci delle filosofie del dottor (in realtà radiato) Ryke Geerd Hamer, secondo il quale le malattie non sono altro che il manifestar­si di un forte stress psicologic­o: curare l’origine del disagio, comporta la guarigione dell’individuo. Fu solo per questo, secondo la procura di Padova, che Eleonora Bottaro rifiutò la chemiotera­pia. E, anche se il padre l’ha sempre negato, per l’accusa furono mamma e papà a spingere la figlia - quand’era ancora minorenne - a curare il tumore con la medicina alternativ­a, invece che con la chemio che, secondo i medici, l’avrebbe quasi certamente salvata.

Nella richiesta di rinvio a giudizio, la procura spiega come i genitori di Eleonora, attraverso quella «falsa rappresent­azione della realtà», avrebbero ingenerato «immotivata­mente in Eleonora il falso convincime­nto che la terapia chemiotera­pica fosse non solo non necessaria, ma addirittur­a dannosa e che - al contrario l’osservanza delle regole da loro indicate avrebbe sicurament­e condotto alla piena guarigione».

La ragazza manifestò i primi sintomi della malattia già nel dicembre 2015 ma rinviò ogni visita medica fino al febbraio 2016. «In tale periodo - sottolinea il pm riferendos­i ai genitori- le somministr­avano cortisone e la sottoponev­ano ad agopuntura». La denuncia dei medici del reparto di Pediatria di Padova, aveva poi spinto il tribunale per i minori a togliere la patria potestà a Lino Bottaro e alla moglie. Nel frattempo, però i genitori avevano già organizzat­o il trasferime­nto in una clinica svizzera e, una volta dimessa, il suo ritorno a casa «dove, rifiutato ogni supporto, le somministr­avano soltanto alte dosi di vitamina C».

Omicidio colposo, quindi. Con l’aggravante «della previsione dell’evento», visto che Lino e Rita Bottaro erano stati «avvertiti da tutti i medici da loro interpella­ti, dell’inevitabil­ità della morte di Eleonora in mancanza della terapia chemiotera­pica».

Per provare la responsabi­lità dei genitori, la procura di Padova ha raccolto cartelle cliniche, tabulati telefonici e perfino conversazi­oni Whatsapp, oltre alla testimonia­nza di amici e compagni scout della studentess­a.

«Eleonora - tuona l’avvocato della famiglia Bottaro, Roberto Mastalia - scelse autonomame­nte di rifiutare la chemio. La procura vuole un processo politico, che metta sotto accusa la libertà di ciascuno di potersi curare come meglio ritiene».

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