Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Campiello, premio per la carriera a Rosetta Loy
Alla scrittrice il riconoscimento alla carriera. Sarà consegnato il 9 settembre
Uno stile rapido, garbato, autentico e schietto per rievocare momenti belli e brutti della propria vita, gioie e dolori, sottolineando l’importanza dei ricordi personali e familiari, riflesso ed eco di quelli di un passato collettivo. Tra nostalgia, ironia e autocritica. Alla scrittrice della «memoria» Rosetta Loy è stato attribuito il «Premio Fondazione Il Campiello». Il riconoscimento alla carriera - ricevuto in passato da Ferdinando Camon (2016), Sebastiano Vassalli (2015), Claudio Magris (2014), Alberto Arbasino (2013), Dacia Maraini (2012), Andrea Camilleri (2011) e Carlo Fruttero (2010) - sarà ritirato dall’autrice romana il 9 settembre al Gran Teatro La Fenice di Venezia, in occasione della cerimonia di premiazione del vincitore della 55ª edizione del «Premio Campiello».
«Una scrittrice raffinata - ha dichiarato Matteo Zoppas, presidente della Fondazione Il Campiello e di Confindustria Veneto - , mai prona alle suggestioni delle mode passeggere ma sincera e intensa. Rosetta Loy ha sempre affrontato con signorile disincanto le memorie dell’adolescenza, gli inganni del tempo e le offese della storia, filtrandole attraverso le testimonianze di chi rivendica, pur nel dolore, una dignità morale mai scalfita».
Rosetta Loy, classe 1931, fa parte della «Generazione degli anni Trenta», insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana, da Umberto Eco a Dacia Maraini, da Giuseppe Pontiggia a Emilio Tadini. Dopo il suo esordio con La bicicletta del 1974, vincitore del «Premio Viareggio Opera Prima», ha scritto numerosi romanzi, dei quali il più importante è Le strade di polvere, pubblicato per la prima volta nel 1987 e ripubblicato nel 2007. Per questa epopea ottocentesca di una famiglia contadina del Monferrato l’autrice ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui pure il «Premio Campiello» nell’anno della prima pubblicazione.
Notevole l’impegno della Loy nel tenere acceso il ricordo dell’Olocausto, al centro dapprima de La parola ebreo, incentrato sul tema delle leggi razziali in Italia, quindi ne La cioccolata da Hanselmann e in Ahi, Paloma. Tradotti in tutto il mondo, i libri di Rosetta Loy narrano sempre vicende storiche e commoventi, intersecando pubblico e privato, da La porta dell’acqua, passando per La prima mano e Nero è l’albero dei ricordi, azzurra l’aria. Con L’estate di Letuche riflette sui movimenti sessantottini; Sogni d’inverno è focalizzato su un rapporto madre-figlia e sulla costellazione di uomini che orbita intorno a loro; mentre la sua ultima fatica è l’autobiografia Forse (2016). Nel 2015 ha esordito come autrice per ragazzi con tre volumi sull’arte dedicati a Van Gogh, Warhol e Magritte.