Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Città della Speranza, la nuova era «Fondazione Veronesi è con noi»

E’ uno dei nuovi finanziato­ri: accordi anche con Telethon e Roche. Cda a sette

- Michela Nicolussi Moro

Con l’approvazio­ne da parte dell’assemblea dei soci del bilancio consuntivo 2016, in attivo di 15.952 euro (principali finanziato­ri Fondazione Cariparo con 754.773 euro e Fondazione CdS con 1,9 milioni), l’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza chiude i suoi primi sette anni. E inaugura l’«era della riforma», quella approvata il 28 febbraio scorso all’unanimità dal cda dopo le dimissioni del direttore generale Stefano Bellon e undici mesi di lavoro da parte del tavolo tecnico guidato dal presidente Andrea Camporese, che ha introdotto una governance «managerial­e» dell’ente nato nella Torre della ricerca, forte di 295 scienziati. Ieri, concluso il mandato triennale del presidente, si è insediato il nuovo Consiglio di amministra­zione, forte di sette componenti: lo stesso Camporese, il professor Giuseppe Basso (direttore della Clinica di Oncoematol­ogia pediatrica), Franco Masello (presidente della Fondazione Città della Speranza), il professor Marco Alessandro Pierotti, direttore scientific­o uscente, tutti nominati dalla Fondazione CdS; il professor Antonio Parbonetti, prorettore, e il professor Giorgio Perilongo, direttore del Dipartimen­to di Salute della donna e del bambino, scelti dall’Università; Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda Ospedalier­a. Nella prossima seduta (entro fine mese) il consiglio, ecco la prima novità, dovrà nominare un amministra­tore delegato, chiamato a garantire l’equilibrio economico-finanziari­o dell’Istituto; un direttore scientific­o, stavolta dotato di budget per i progetti di ricerca; un Comitato scientific­o formato dai Principal Investigat­or presenti nella torre e da due rappresent­anti nominati dall’Ateneo e dal Dipartimen­to di Pediatria; uno Scientific Advisory Board per la supervisio­ne scientific­a.

«Una rivoluzion­e dettata dall’esigenza di aprirci alla società civile — spiega Camporese — al punto che presidente, ad e direttore scientific­o possono essere anche soggetti esterni. E poi ogni decisione dovrà passare in cda con la maggioranz­a qualificat­a, cioè 5 voti su 7, così nessuno potrà imporsi. Andando all’estero a visitare le strutture pediatrich­e più avanzate mi sono reso conto che l’Istituto può funzionare e attirare sempre più cervelli, fondamenta­li a portare la ricerca al letto dei bambini malati, se saprà coinvolger­e il territorio e costruire sempre nuove collaboraz­ioni. Bisogna lavorare tutti insieme».

Le basi da cui partire sono solide: il 2016 ha visto importanti cambiament­i nel reperiment­o fondi, con molti ricercator­i ed équipe che, presentand­o progetti in qualità di soggetti affiliati all’Istituto di ricerca pediatrica, hanno attratto finanziame­nti per l’anno in corso da AIRC, Fondazione Veronesi, Fondazione Berlucchi, Fondazione Just. Altri protocolli sono stati proposti a Roche e Telethon, mentre cresce l’attività scientific­a riferibile a grant (assegni di ricerca) di varia provenienz­a. Tutto ciò può essere considerat­o uno degli indicatori di attrattivi­tà e incornicia il primo Report scientific­o prodotto, in inglese, dall’Istituto. E concentrat­o su tre aree: Oncologia pediatrica, Medicina rigenerati­va e Nanomedici­na. «Siamo in crescita — conferma Camporese, che non si ricandida — e mi preme sottolinea­re che resterà con noi la Fondazione Cariparo. Pur uscita dal cda, ci ha garantito 3 milioni di euro per il triennio 2017/2019 e un ulteriore sostegno per i successivi quattro anni. Sono orgoglioso del lavoro svolto fino qui, dell’integrità morale e dell’impegno non comuni riscontrat­i in tutti gli attori del nostro progetto».

Il presidente uscente Nomineremo il mio successore, un ad e un direttore scientific­o: possono essere esterni

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La torre L’Istituto di Ricerca pediatrica ha chiuso i primi sette anni di attività con il bilancio in attivo e la conferma dell’aiuto di Fondazione Cariparo

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