Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Aumenterò il personale e potenzierò il sociale»
C’è un problema con il personale del Comune: in alcuni settori non basta. E diversi dipendenti si avvicinano alla pensione: si tratta di trovare dei sostituti. Lo afferma Francesca Benciolini, assessore alle risorse umane, al decentramento e alla sussidiarietà, alla cooperazione internazionale e alla pace, ai servizi demografici e cimiteriali e alla salute, prevenzione e sicurezza. Un bel po’ di deleghe acquisite da qualche giorno, a seguito della vittoria di Sergio Giordani nelle ultime amministrative. E soprattutto incarichi complicati, tecnici, che comprendono più ambiti. Ma chi è la Benciolini? Cinquantunenne, sposata, tre figli, è laureata in lingue al Bo. Dopo aver passato alcuni periodi in Germania e negli Usa, ha lavorato in una azienda privata curando il commercio estero; poi nelle cooperative sociali, nei campi dell’accompagnamento delle persone svantaggiate e del commercio equo e solidale. Successivamente, ha lavorato nella Fondazione Fontana Onlus che per statuto svolge attività di istruzione, formazione, aiuto sociale e umanitario nell’interesse delle popolazioni del Sud del mondo. E la politica? «Ci sono entrata con convinzione: mi piaceva il gruppo (Coalizione Civica), il personaggio (Arturo Lorenzoni) e il percorso democratico seguito. Per il resto, non ho mai avuto tessere di partito». Lei ha la delega alla prevenzione e alla sicurezza. Di che si tratta? «Niente a che vedere con l’attività della municipale. Riguarda la sicurezza sul lavoro, le concessioni ambulatoriali e quelle degli spazi per gli spettacoli nonché la verifica delle strutture socio-sanitarie. Ma anche l’idoneità all’abitabilità. Il lavoro del Comune consiste nel controllare se le norme sono rispettate. A quanto ho inteso, la macchina comunale funziona bene». Risorse umane. Come siamo messi? «Non bene. Diverse le situazioni di sofferenza. L’età media è alta, perché non era possibile assumere, e ora diversi dirigenti andranno in pensione. Si tratta di sostituire parecchie figure, anche di rilievo. D’altra parte, nel 2013 il Comune aveva più di 1.850 dipendenti; ora sono 1.720. Ciò ha messo in difficoltà diversi comparti. A soffrire di più, secondo me, i servizi sociali. A mio avviso, bisogna anche creare dei gruppi di lavoro trasversali, intersettoriali, in modo che chi lavora in Comune non si senta isolato». Fino a poco tempo fa, i servizi legati all’anagrafe erano diffusi nei quartieri. Non andava meglio così? «C’è un problema di sostenibilità. Ora stiamo studiando la situazione. Una ipotesi è quella di utilizzare le sale dei quartieri per aiutare gli anziani nell’inoltro telematico dei documenti. Ci sarà da lavorarci sopra. Peraltro, le strutture decentrate potrebbero essere utilizzate sia come sale a disposizione delle associazioni che come case di quartiere, e quindi anche a disposizione dei privati, dei cittadini. Si tratta di mettere in rete i beni comuni». E la pace? «Quella va costruita».