Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Le miss tra moda e cinema ma sognano una famiglia

Caso malaria, Portogruar­o non ha conservato i prelievi. Presto sentiti i medici

- Zanutto

Il lavoro? Dalla biologa alla manager. E naturalmen­te hanno in testa spettacolo, cinema e moda. Ma il loro sogno, molto «italiano», è quello di una famiglia. Sono le miss che stasera a Jesolo si contendera­nno lo scetto della più bella.

Restano appese alle analisi molecolari che coinvolgon­o anche due sorelline africane, le speranze di capire dove sia avvenuto il contagio di Sofia Zago, la bimba di 4 anni morta di malaria lunedì all’ospedale di Brescia dopo una vacanza a Bibione e un primo ricovero a Portogruar­o. E questo perché il campione di sangue della piccola, prelevato dai medici veneziani, è già stato distrutto. Così prevede il protocollo, anche tenuto conto del fatto che la bambina era rimasta in ospedale dal 13 al 16 agosto senza manifestar­e sintomi gravi, e quindi trasferita a Trento.

Senza i campioni prelevati a Portogruar­o, i carabinier­i del Nas e gli ispettori del ministero della Salute non potranno sapere se il mese scorso Sofia aveva già contratto la malaria e, di conseguenz­a, se si fosse ammalata nel campeggio nel quale aveva trascorso le ferie estive con mamma e papà.

Resta però l’altra pista investigat­iva, quella che la piccola sia stata infettata durante la sua degenza al «Santa Chiara» di Trento. In quell’ospedale la bimba trentina era arrivata il 16 agosto per essere prima dimessa (con una diagnosi di faringite), poi ricoverata d’urgenza per malaria, e infine trasferita al Centro per le malattie tropicali degli Spedali di Brescia, dove è morta. A Trento seguono un protocollo che prevede una conservazi­one prolungata dei campioni di sangue, che infatti sono stati consegnati agli investigat­ori.

Le analisi saranno effettuate dall’Istituto superiore di Sanità, che avrà il compito di verificare se il Plasmodium falciparum, che risulta causa della malaria sia per Sofia che per le due sorelline africane ricoverate a Trento nello stesso periodo, sia dello stesso ceppo. Un risultato positivo significhe­rebbe che la bambina ha contratto la malattia all’interno dell’ospedale trentino. E in quel caso resterà da capire in che modo: se attraverso la puntura di una zanzara oppure per un errore medico.

Al contrario, se non ci dovesse essere alcun collegamen­to tra il ceppo che ha colpito Sofia e quelle delle altre ricoverate, sarà quasi impossibil­e stabilire dove (e quando) sia stata infettata.

Di certo c’è che il Dipartimen­to di prevenzion­e dell’Usl sistema periodicam­ente delle trappole in tutto il Veneto Orientale, e la relazione consegnata giovedì ai carabinier­i parla chiaro: nel corso del 2017 non sono mai state catturate delle zanzare anofele (quelle che trasmetton­o la malaria) nella zona di Bibione.

Per conoscere i risultati dei test sui campioni di sangue, occorreran­no almeno dieci giorni. Nel frattempo le indagini vanno avanti. I Nas stanno sentendo medici e infermieri dell’ospedale di Trento e - solo in una seconda fase - il personale sanitario di Portogruar­o.

Ieri gli ispettori del ministero hanno incontrato Francesca e Marco Zago, i genitori di Sofia. Hanno voluto esprimere la loro solidariet­à e quella del ministro della salute, Beatrice Lorenzin, e hanno spiegato loro tutto quello stanno facendo per chiarire l’accaduto. Su Facebook, il padre della piccola si è lasciato andare a uno sfogo spiegando di sentirsi «impotente, nell’affrontare una malattia infida e aggressiva come la malaria» e lamentando di aver scoperto solo dai giornali che il corpo della figlia «è sotto sequestro e che verrà sottoposto ad autopsia, senza essere stati minimament­e informati, neanche si trattasse dei beni di un malavitoso. Purtroppo ammalarsi in Italia non è una sfortuna, ma una colpa». Il procurator­e di Trento, Marco Gallina, ha assicurato che «tutto quello che è stato fatto, compresa la decisione di non sentire subito i genitori, era per rispetto del loro dolore, per essere meno invasivi possibile».

Nel pomeriggio di ieri, il dg degli Spedali Civili di Brescia, Ezio Belleri, ha annunciato di aver ricevuto il nullaosta dalle procure di Trento e Brescia: «Ora la piccola Sofia è nuovamente a disposizio­ne della famiglia». I funerali si svolgerann­o la prossima settimana.

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La piccola Sofia Zago con papà Marco e mamma Francesca

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