Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Gruppo Ferroli, nessun accordo per Verona
Sul futuro dei lavoratori del Gruppo Ferroli, l’incontro al Ministero tra azienda e sindacati ha segnato passi in avanti solo per lo stabilimento di Alano di Piave. Per gli operai di San Bonifacio e Ferrara l’accordo appare lontanissimo.
Per lo stabilimento di Alano di Piave, l’accordo c’è, pur se conferma la chiusura. Per quello della storica sede di San Bonifacio (Verona) e di Ferrara, invece, appare lontanissimo. E i lavoratori del gruppo Ferroli si preparano a nuovi scioperi e proteste. L’incontro al ministero del Lavoro, tra i vertici dell’azienda termomeccanica e i sindacati ha segnato passi in avanti solo per Belluno. Ma tutto resta aperto per il resto su un piano di esuberi complessivo per 486 lavoratori su 970 occupati totali, di cui 370 a San Bonifacio. «Siamo in alto mare – conferma Luca Mori, segretario Fim Cisl Verona – ben lontani da un’intesa». Con Massimiliano Nobis, segretario regionale di categoria, che precisa: «L’azienda non ha ancora sciolto la riserva sui numeri di alcuni reparti e le risorse per le uscite volontarie». Nonostante le aperture di agosto e gli incontri, l’incontro dell’altro ieri al ministero ha fatto di nuovo segnare ampie distanze tra le parti. «Di fatto – analizza Giovanni Acco di Fiom Cgil Verona – ci hanno riproposto lo stesso numero di esuberi, senza passi significativi in avanti dell’azienda, mentre noi riteniamo che debba fare la propria parte, almeno sulla modifica dei volumi di produzione. Evidente che i presupposti per un accordo non ci sono». Azienda e sindacati sono stati convocati di nuovo al ministero del Lavoro il 19 settembre. Intanto lunedì i sindacati hanno convocato le assemblee dei lavoratori per illustrare la situazione, l’andamento degli incontri e decidere come proseguire la vertenza. E dopo lo sciopero continuo dall’8 luglio al 3 agosto, non è scongiurato che a San Bonifacio tornino presidio e picchetti.
Diverso il quadro per Alano di Piave, nel Bellunese, sito inattivo da un anno e mezzo. In vista della fine degli ammortizzatori (il 23 settembre) ora è stato ratificato l’accordo siglato l’11 agosto. La convenzione è stata confermata da Fim nazionale e locale e da Fiom locale. La Fiom nazionale ha detto no. Ma il patto vale lo stesso e prevede un contributo di 100 euro al mese per chi si avvicina alla pensione tramite la Naspi e uno scivolo di 9.600 euro per tutti gli altri lavoratori in mobilità. L’azienda finanzierà sei mesi di formazione per la ricollocazione dei 110 lavoratori; i corsi, che hanno già coinvolto 75 di loro, sono tenuti da una società del gruppo Umana. Chi vorrà formarsi altrove, avrà a disposizione 3mila euro. Della stessa somma disporrà chi deciderà di darsi all’auto-imprenditorialità, aprendo partita Iva. Somma che raddoppierà nel caso in cui chi avrà aperto partita Iva fornirà dall’esterno attività di servizio prima realizzate da dipendenti. «Lunedì saranno definiti gli accordi individuali – ha spiegato Paolo Agnolazza di Fim Cisl –mentre le assemblee dei lavoratori saranno il 21 settembre. Lo stesso giorno, la società presenterà il piano di formazione; il 25, invece, i lavoratori non faranno più parte dell’azienda. Quello che si è riusciti ad ottenere, considerata la grave situazione di partenza, è il miglior accordo possibile».
Le macchine si riaccendono. E le operaie tornano a lavorare, nella fabbrica della moda il cui destino sembrava segnato. Alla ex Zanella di Caldogno, nel Vicentino, da lunedì i macchinari da sartoria hanno ripreso a funzionare, seguiti con attenzione da 31 lavoratrici: sfornano i pantaloni di alta gamma per cui lo stabilimento era apprezzato e noto. L’azienda è ripartita, anche se solo con parte dell’organico, grazie a una joint-venture fra il fondo americano Tengram, proprietario, e la holding Bulls&Lions srl della famiglia vicentina Chemello. «Circa un terzo del personale sta lavorando e questa per noi è una notizia molto positiva – conferma Sergio Merendino della Filctem Cgil – ora speriamo che l’attività aumenti e vengano riassunti anche altri ex dipendenti».
La riapertura arriva in parallelo alla notizia, che giugne da Treviso sempre sul fronte dell’abbigliamento, della firma dell’accordo per la Elleti di Vedelago, dove si è raggiunta l’intesa per pagare le spese di trasporto per quelli fra i 45 dipendenti che accetteranno di continuare a lavorare a San Bonifacio (Verona) e un incentivo di 3mila euro per chi non sarà disponibile a continuare. «L’intesa va nella direzione giusta» osserva Gianni Boato, della Femca Cisl di Treviso.
Intano, nel Vicentino si parla di una piccola rinascita. Nata nel 1964, la Zanella Confezioni nei decenni si è fatta un nome