Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Confartigianato ci sta: «Pronti ad entrare in Fondazione Nordest»
LA PARTITA SUL CENTRO DI RICERCA Confartigianato chiama categorie e Intesa. Rota: «Zoppas sblocchi Arsenale 2022»
sto è accaduto è stato marginale. Nella maggioranza dei casi le prestazioni pagate con i buoni lavoro ad oggi non possono essere coperte con altrettanta efficacia da altri strumenti. Per fortuna quest’anno per il turismo la stagione è andata molto bene e c’è chi ha preferito proporre ai collaboratori contratti a termine di uno o due mesi anche se non serviva un lavoro continuativo tutti i giorni».
E poi resta la questione giovani. Per Raffaella Caprioglio, presidente dell’agenzia Umana e delegata alle relazioni industriali di Confindustria Veneto, è «significativa la crescita dei contratti di apprendistato, che consente ai giovani un ingresso privilegiato, garantendo loro un percorso di crescita qualificata. Ma in Veneto – prosegue c’è uno squilibrio domanda-offerta. Fondamentali gli incentivi allo studio del governo per i giovani; ma è altrettanto indispensabile agire a livello scolastico con iniziative di orientamento». Allineato il pensiero di Massimo Carboniero, presidente nazionale dei produttori di macchine utensili, che guarda alla ripresa del comparto meccanico: «Necessaria una formazione mirata per i giovani ed è buona l’idea di decontribuzione per la loro assunzione. Tema fondamentale per ‘Industria 4.0’ dove le imprese stanno iniziando ad investire molto ed è alto il fabbisogno di figure professionali tecnico-ingegneristiche elettroniche».
«Siamo disponibili a discutere di un ingresso. Lo eravamo in tempi non sospetti, lo siamo tanto più ora». Va dritto al sodo, intorno alla discussione sul futuro della Fondazione Nordest, il leader regionale di Confartigianato, Agostino Bonomo. E intorno alla questione di come rilanciare il centro di ricerca degli Industriali, azzoppato dal taglio dei contributi di banche e Camere di commercio, e priva da sei mesi di un direttore e di una direzione di marcia per il futuro, in attesa del progetto di rilancio che sta attrezzando il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, Bonomo interviene su uno dei temi. Ovvero se la soluzione dei fondi stabili sempre più ridotti (passati da oltre 400 mila euro l’anno a 170 mila) si possa affrontare anche provando ad allargare il ventaglio dei soci al fianco di Confindustria.
«Non conosco il dettaglio della questione costi. Ma credo che sulla base del buon lavoro fatto ci sia la possibilità di trovare altri soci - sostiene Bonomo -. Credo che proprio rispetto alla situazione attuale del Veneto sia ancor più necessaria una struttura che interpreti e incroci i dati e sappia indicare modelli di sviluppo; ma anche cosa abbia o no funzionato». Bonomo rivela come avesse indicato all’allora direttore scientifico della Fondazione Nordest, Stefano Micelli, subito dopo la presentazione del Rapporto nordest 2017 a febbraio, la disponibilità di Confartigianato di valutare un ingresso tra i soci. «Noi siamo disponibili ancora a parlarne aggiunge ora Bonomo -. Capisco l’atteggiamento di Confindustria, la difficoltà di immaginarsi come l’unico soggetto che si fa carico della Fondazione. È lo stesso motivo per cui dico che non può essere Confartigianato l’unico socio al fianco di Confindustria. E però credo che si possa coinvolgere anche altre categorie e, perché no, anche Intesa Sanpaolo, intorno ad un tavolo. E sulla base della disponibilità economica che emergere discutere anche la formula organizzativa migliore. Noi siamo disposti a parlarne».
L’apertura di Bonomo rimanda subito tra l’altro anche ad un altro fronte. Quello di Arsenale 2022, il laboratorio creato nel 2015 che tiene insieme le 10 associazioni di industria, artigianato, commercio, cooperative, agricoltura e professioni, insieme alla Cisl, di cui Bonomo è esponente di rilievo, e che parrebbe a prima vista attagliarsi perfettamente ad un possibile allargamento della base dei soci della Fondazione. Onofrio Rota, segretario regionale della Cisl, non la vede così. Ma rilegge la vicenda di Arsenale 2022 anche in chiave di Fondazione Nordest. «Un progetto che per la prima volta ha messo insieme dieci soggetti producendo elaborazioni e proposte di rilievo sul sistema formativo e scolastico, sull’autonomia, sul sistema dei contratti, sulle infrastrutture. E producendo anche un’azione di lobby di rilievo: siamo stati i primi a muoverci ad esempio per sbloccare il competence center a Nordest». Nella lettura di Rota, se non è possibile pensare ad un ingresso della Cisl in Fondazione Nordest, è ben vero invece che il lavoro di Arsenale 2022 può incrociare Fondazione Nordest. Anche in chiave di sostegno economico indiretto, com’è stato intorno agli 80 mila mobilitati dall’iniziativa: «Arsenale è un progetto che può sostenere la Fondazione, che di Arsenale era capofila e che era parte del lavoro di ricerca prodotto - sostiene Rota -. Per questo guardo a questo dibattito da fuori un po’ stupito. Si era detto ad esempio che Arsenale 2022 avrebbe dovuto trovare una formula organizzativa nell’associazione temporanea d’impresa. Siamo in attesa, dopo il cambio di presidenza in Confindustria, di un segnale su come rilanciamo il progetto».
Una verifica che Rota punta a mettere sul tavolo nell’incontro programmato la prossima settimana con Zoppas, insieme agli altri temi del welfare aziendale, della contrattazione decentrata e su come spingere il rilancio e gli investimenti territoriali del fondo complementare Solidarietà veneto. «Eravamo in attesa ad esempio di poter stabilire una posizione unitaria a proposito del referendum sull’autonomia del 22 ottobre - chiude Rota -. Noi siamo pronti. Non vorremmo stare con le quattro frecce accese ancora a lungo».